I piagnistei di ATAF e il coraggio dei lavoratori

La paura di Ataf e amministrazione comunale è ormai palpabile dall’isterismo col quale hanno reagito allo sciopero odierno.

Non una farsa concertata tra sindacati “collaborazionisti” e controparte padronale ed istituzionale, ma uno sciopero “vero”, un atto di coraggio per il quale non si può che portare rispetto e solidarietà.

La debolezza della cerchia di Renzi rispetto a questa inattesa sollevazione si evince dal maldestro tentativo di mettere la cittadinanza contro gli autisti.

Chiunque abbia fatto almeno una volta il biglietto dell’autobus via sms ha ricevuto stamani questo messaggio sul cellulare:“Blocco non programmato del servizio bus ATAF per sciopero illegittimo”. Inoltre leggiamo su Repubblica.it le dichiarazioni di Filippo Bonaccorsi, ex presidente dell’ATAF e oggi assessore ai trasporti, che afferma: “Voglio vedere come guarderanno negli occhi chi ha atteso l’autobus per ore, lavoratori come loro, ma con meno diritti dei loro”.

L’atteggiamento è quello dei bambini un po’ bulli, abituati a truccare il gioco per vincere sempre, che, alla reazione di chi è sempre stato vessato dalle loro prepotenze, inizia a strillare piagnucolando “uffa così non vale!”. Cercare di mettere la città di Firenze contro i lavoratori in sciopero è un lampante segno di debolezza da parte di azienda e istituzioni, denota la loro incapacità di affrontare la situazione.

Le dichiarazioni di Bonaccorsi poi sono il classico escamotage delle classi dominanti quando si rendono conto che la situazione gli sta sfuggendo di mano: fomentare la guerra tra poveri. Sperano così che il disoccupato o il precario reagiscano pensando “ma questi cosa hanno da lamentarsi? Ce l’avessi io un lavoro come quello!”.

Per evitare che Renzi e la sua corte disinneschino il grande potenziale di questa lotta con questi “mezzucci” è necessario stringersi intorno ai lavoratori. Andando di persona alle loro iniziative e facendo girare in rete attestati di solidarietà.

Perché la lotta dei lavoratori ATAF non è rivolta contro di noi, al contrario è una lotta anche nostra.

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