Aborto, l’obiezione di coscienza in Italia tra le più alte al mondo

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Impossibile applicare la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, in diverse aree del nostro Paese, dove l’obiezione di coscienza dei medici raggiunge punte del 100%. La cronaca riporta il caso dell’ospedale di Jesi, in provincia di Ancona: 10 ginecologi, 10 obiettori.

Ma non mancano situazioni simili in altre Regioni, persino in Lombardia dove 11 presidi ospedalieri su 63 – tra quelli con un reparto di ginecologia e ostetricia – contano la totalità dei ginecologi contrari all’Igv, secondo la denuncia della vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia Sara Valmaggi (Pd). Situazioni estreme che si inseriscono, però, in un quadro già complesso, come testimonia la ‘bacchettata’ arrivata al nostro Paese nei giorni scorsi dall’Europa.

Secondo il Comitato europeo per i diritti sociali, infatti, l’obiezione di coscienza, che in Italia raggiunge il 70% di media con punte del 90% nei singoli ospedali, mette a repentaglio la vita della donna. E soprattutto viola il diritto alla salute e all’accesso a cure terapeutiche previsto e garantito dalla Costituzione italiana.

I dati del ministero della Salute, nell’ultima relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 194, indicano un progressivo aumento dei medici obiettori, con la crescita del 17,3% in 30 anni, a fronte di un dimezzamento degli aborti nello stesso periodo. Sempre secondo le cifre ufficiali a livello nazionale, si è passati dal 58,7% di ginecologi obiettori del 2005 al 69,3% nel 2010 e nel 2011. Tra gli anestesisti la situazione è più stabile, con una variazione dal 45,7% nel 2005 al 50,8% nel 2010 e al 47,5% nel 2011. In aumento gli obiettori anche tra il personale non medico, dal 38,6% nel 2005 al 43,1% nel 2011.

Un quadro, quello descritto dai dati ufficiali, non del tutto preciso, secondo diverse associazioni. Gli obiettori, infatti sarebbero molti di più. “Se le cifre ufficiali parlano di una media del 70%, quelli che abbiamo raccolto noi, struttura per struttura, sono invece del 91,3%”, ha recentemente dichiarato Anna Pompili, della Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della legge 194 (Laiga). Con il rischio che continuino ad accadere episodi drammatici come quello di Valentina, la donna che nel 2010 è stata costretta ad abortire da sola nel bagno dell’ospedale romano Sandro Pertini.

D’altronde l’obiezione di coscienza sembra essere diffusa ai livelli dell’Italia in poche altre parti del mondo. Anche se gli studi rigorosi sono pochi, le stime vanno dal 10% di ginecologi-ostetriche che rifiutano di effettuare l’aborto nel Regno Unito, a più del 70% registrato nel nostro Paese (con il 50% di anestesisti obiettori) e all’80% del Portogallo. E’ quanto evidenzia il ‘Libro bianco sull’obiezione di coscienza e il rifiuto a fornire assistenza riproduttiva’ pubblicato dal network internazionale di medici ‘Global Doctors for Choice’. Il report attinge ai dati relativi a vari Paesi pubblicati fra il 1998 e il 2013.

Il rapporto contiene dati da tutto il mondo: si va dal 14% dei medici di varie specialità a Hong Kong che risulta essere obiettore, al 17% dei farmacisti nello Stato americano del Nevada che si è rifiutato di vendere la pillola abortiva. E ancora, in Austria risultano diverse regioni prive di assistenza in questo senso. Un sondaggio fra medici, infermieri e studenti in medicina statunitensi ha indicato che oltre due terzi è a favore dell’aborto, ma che solo un terzo lo effettuerebbe.

da http://www.huffingtonpost.it/

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