Assemblea pubblica: fermiamo l’accordo sulla rappresentanza. Venerdì a Campi

http://i.huffpost.com/gen/1330791/thumbs/r-SINDACATI-large570.jpg?7Contro l’accordo sulla rappresentanza, per un nuovo protagonismo dei lavoratori

Assemblea pubblica: fermiamo l’accordo sulla rappresentanza

Venerdì 28 marzo, h 21, Villa Montalvo, via di Limite, Campi Bisenzio (Fi)

Organizza: Coordinamento 20 Maggio.

Partecipano lavoratori Gkn, Cso, Menarini, Cooperativa Di Vittorio, Facem-Owi, Ferragamo, Cup Metropolitano, Coop.

Dal 2007 ad oggi il salario di un lavoratore ha perso in media 2400 euro di potere d’acquisto e si sono avuti 5100 disoccupati in più alla settimana. 

Come nel caso dell’Electrolux, le aziende usano la pressione della disoccupazione dilagante per imporre ritmi di lavoro sempre più alti e stipendi sempre più leggeri. La loro arroganza non sembra avere limiti: i casi di disdetta unilaterale dei contratti interni si moltiplicano. Il contratto a tempo indeterminato, con un articolo 18 sempre più traballante, diventa un miraggio: oltre al precariato, sempre più lavoratori sono sottoposti al sistema degli appalti, con i loro rinnovi al continuo ribasso. In settori come il commercio, la liberalizzazione degli orari e del lavoro nei giorni festivi priva il lavoratore del diritto al riposo.

Gli 85 euro di sgravio fiscale di Renzi sono fumo negli occhi di milioni di lavoratori per distrarre dalle misure reali che il Governo prenderà. 

Il primo provvedimento del Job Act è infatti l’ulteriore liberalizzazione del precariato: le aziende potranno utilizzare precari senza più scrivere la causale nel contratto a termine e assumere apprendisti praticamente senza obbligo di fare formazione. E’ uno schiaffo in faccia a milioni di lavoratori che sanno bene come il precariato sia usato per alimentare un turn-over continuo della mano d’opera, avvalendosi di lavoratori privi di diritti e ricattabili.

La calma apparente nei luoghi di lavoro non deve ingannare. Sotto la superficie cova e si accumula un’enorme rabbia e risentimento. Lotte determinate e radicali come quelle degli autoferrotranvieri a Genova, di dicembre all’Ataf, dei facchini nella logistica, alla Granarolo o recentemente a Mondo Convenzienza, sono l’anticipazione di quello che ci aspetta.

Lo sanno bene Confindustria e i vertici di Cgil, Cisl e Uil che il 10 gennaio scorso hanno firmato il “testo unico sulla rappresentanza”, per provare a blindare ogni forma dissenso nei luoghi di lavoro e distruggere elementi di unificazione delle singole lotte. In perfetta continuità con gli accordi precedenti, quelli del 28 giugno 2011 e del 31 maggio 2013, sono sotto attacco tre pilastri: il contratto nazionale, il diritto allo sciopero e ad una rappresentanza sindacale democratica.E’ l’estensione a tutte le aziende del famoso metodo Marchionne: 1. i contratti nazionali sono derogabili nelle singole aziende in materia condizioni di lavoro. 2. possono partecipare alle elezioni delle Rsu solo le organizzazioni sindacali che si riconoscono nel testo unico. 3. se accetti le regole del testo unico, come membro di una Rsu o una Rsa devi sottostare ad eventuali accordi firmati dalla maggioranza delle rappresentanze sindacali, anche senza il consenso dei lavoratori. Se organizzi scioperi o altre forme di protesta contro tali accordi sei sanzionabile. 4. un arbitrato interconfederale composto in maggioranza da rappresentanti delle aziende e sindacati compiacenti vigila che categorie come la Fiom rispettino i vincoli imposti.

Respingere l’accordo sulla rappresentanza, stimolare progatonismo e consapevolezza tra i lavoratori, unificare le lotte che sono in campo, avanzare un programma sindacale alternativo: questo è il punto da cui ripartire. Oggi più che mai.

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