Livorno. Record di tumori

registro tumoriIn termini di tassi grezzi di mortalità per tumori, la provincia di Livorno straccia quella di Taranto. Basta un’età media più alta per spiegare una differenza così evidente? O ci sono altri motivi? Ma per quanto possa sembrare incredibile, istituzioni locali e autorità sanitarie non ritengono necessario approfondire gli studi.

Nel giugno 2012 l’articolo di apertura del nostro giornale, intitolato “Tropico del cancro”, fu dedicato ai risultati dello studio “Sentieri”. Sentieri è una sigla che significa “Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio di inquinamento”. Il progetto, finanziato dal Ministero della Salute, consiste in un’analisi della mortalità nelle popolazioni residenti in 44 dei 57 cosiddetti Sin (siti di interesse nazionale per la bonifica) cioè i luoghi del nostro paese dove sono o erano dislocate le attività produttive più pericolose o nocive. Tra questi, l’area Livorno-Collesalvetti e quella di Piombino.

Che fine ha fatto lo studio “Sentieri”

Visto che qualcuno continua a fare orecchi da mercante, ripetiamo ancora una volta che le conclusioni degli autori dello studio a proposito dell’area Livorno-Collesalvetti non sono per niente tranquillizzanti: “La mortalità per tutte le cause e per tutti i tumori – si legge – è risultata in eccesso in entrambi i generi” (cioè sia tra gli uomini che tra le donne). Tra le malattie di sicura origine ambientale, lo studio evidenziava eccessi di mortalità per i tumori al polmone, alla pleura e all’ovaio, ricordando che “oltre il 15% di tutto l’amianto importato in Italia fu scaricato nel porto di Livorno”. Gli autori citavano poi studi precedenti, come quello di Uccelli ed altri, del 1997, da dove pure emergevano “eccessi di mortalità per tutte le cause e per la totalità dei tumori”, e confermavano questi risultati definendo “plausibile” il ruolo delle esposizioni occupazionali. Il rapporto si concludeva invitando a successivi approfondimenti anche rispetto al ruolo del traffico urbano sulle malattie circolatorie, visto che un altro studio, quello del prof. Biggeri, aveva rilevato eccessi di mortalità anche per questo tipo di patologie (oltre che per i tumori) nella zona centrale di Livorno. Veniva raccomandato infine uno studio sui dipendenti della raffineria e i lavoratori dell’area portuale. Lo studio Sentieri è uscito più di due anni fa, ma naturalmente di questi approfondimenti non si è vista neanche l’ombra.

L’omertà delle istituzioni e le ricerche “auto-organizzate”

Non solo a Livorno, ma anche altrove, di fronte a questi allarmi le istituzioni fanno il gioco delle tre scimmiette. E quindi, ai cittadini e ai comitati ambientalisti che vogliono fare un po’ di controinformazione e tenere alta l’attenzione, non resta che continuare a cercare le poche informazioni utili laddove sono disponibili. A Taranto, Peacelink ha raccolto i dati sulle esenzioni da ticket codice 048, cioè quello che viene assegnato ai pazienti oncologici. Le esenzioni di Taranto risultavano 8.916, e disaggregandole per i vari quartieri di residenza emergeva che “1 abitante su 18 nei quartieri vicino all’area industriale ha una diagnosi di tumore. Nei quartieri più lontani il dato scende a 1 su 26”. Peacelink concludeva chiedendosi: “Il sindaco di Taranto – che è un medico – avrebbe potuto compiere questa ricerca. Perché non lo ha fatto?”. Questo metodo di ricerca è stato duramente contestato da vari esperti (e non) tra i quali il direttore di Arpa Puglia, Giorgio Assennato (chissà per quale motivo queste agenzie, come la nostrana Arpat, si svegliano dal letargo solo per ripetere il mantra che tutto va bene). Assennato scriveva che “il 25 per cento della popolazione mondiale muore per tumore e che l’inquinamento è solo una delle cause che lo determina”. Al che si potrebbe replicare che lo stipendio glielo darebbero proprio per studiare quali sono queste cause… Assennato ed altri hanno sottolineato che le esenzioni sono un dato amministrativo e non sanitario, che vi sono inseriti anche pazienti la cui diagnosi poi si rileva errata e quelli che sono guariti. Paradossalmente, inoltre, più la sopravvivenza cresce – grazie ai progressi della medicina – e più sale il numero dei viventi con una diagnosi di tumore. Tutto giusto, ma il numero delle esenzioni può dare comunque un’idea della prevalenza (cioè del numero dei casi presenti in un dato momento in un determinato territorio). Poi sono le istituzioni competenti che dovrebbero realizzare ricerche epidemiologiche vere e proprie, in modo che escano finalmente dati incontrovertibili.

Altri studi sui tumori

Con questo spirito, dopo alcuni giorni effettuavano un conteggio simile anche l’Isde (associazione dei medici per l’ambiente) a La Spezia e il Comitato “Brindisi bene comune” nella sua città. In provincia di La Spezia nel 2011 risultavano “12.288 esenzioni per neoplasie (una ogni 17,8 abitanti) e nell’area del Golfo (comune capoluogo, Lerici e Portovenere) tale rapporto raggiunge il ben più grave record rispetto ai quartieri peggiori di Taranto di 1 caso ogni 16,2 abitanti. Nel terzo distretto, Riviera-Val di Vara, il rapporto è 1 ogni 19,1 abitanti; nel secondo, Sarzana e limitrofi, 1 ogni 18,9”. A Brindisi emergeva che “i malati sono passati dai 4.601 del 1998 ai 4.994 del 1999 ai 5.347 del 2000 ai 9.167 del 2006 per arrivare ai 10.025 del 2008 ultimo aggiornamento disponibile”. In dieci anni, quindi, a Brindisi il numero delle persone viventi con diagnosi di tumore è più che raddoppiato!

Livorno peggio di Taranto?

A noi è venuta la curiosità di fare una comparazione (molto grossolana, si intende) tra la situazione sanitaria della provincia di Livorno e quella di Taranto. Come si ricorderà, nella famosa classifica di Peacelink pubblicata tempo fa, Taranto risultava la provincia più inquinata d’Italia, mentre Livorno si piazzava al secondo posto. Di Taranto si è parlato molto ultimamente per la drammatica vicenda dell’Ilva, ma di Livorno non parla mai nessuno. La percezione però è che la nostra situazione non sia più rosea di quella delle altre città che abbiamo citato. Per saperne di più abbiamo richiesto all’Asl di Livorno il numero dei codici 048 relativi alla zona di Livorno-Collesalvetti. Il dato che ci è stato comunicato tuttavia è talmente basso (di poco superiore a 2mila) da essere poco credibile. Stiamo cercando di capire perché. Abbiamo anche pensato di confrontare i tassi di mortalità per tumore della provincia di Livorno e di quella di Taranto, dati reperibili sul sito dell’Istat. La provincia di Taranto è molto più popolosa di quella di Livorno, avendo 582mila abitanti a fronte dei nostri 335mila, e anche il capoluogo è un po’ più grande (quasi 200mila abitanti contro 157mila). Ma quelli che riporteremo sono tassi calcolati su 10mila abitanti e non dati assoluti.

I dati

Nel 2011 il tasso di mortalità per tutti i tumori è risultato di 33,74 a Livorno e di 27,11 a Taranto. La media nazionale è di 25,76. Tranne poche eccezioni, il tasso di mortalità a Livorno è sempre più alto, in alcuni casi in modo molto evidente. Ad esempio nelle leucemie (1,22 contro 0,96), nei linfomi (1,19 contro 0,81) nei tumori del colon-retto e ano (3,55 contro 2,92), in quelli della trachea, bronchi e polmoni (7,01 contro 5,1) e dello stomaco (2,09 contro 1,16), nei melanomi (0,56 contro 0,25) e così via. Anche per altre malattie non oncologiche il confronto è assolutamente sfavorevole: ad esempio per il morbo di Alzheimer, dove abbiamo un tasso di mortalità quasi doppio: 3,16 contro 1,66. Nell’infarto acuto del miocardio la differenza è addirittura clamorosa (6,47 contro 2,82). La situazione complessiva della nostra provincia sembrerebbe quindi nettamente peggiore. Quali possono essere le cause? I dati non sono standardizzati, quindi non tengono conto della diversa stratificazione della popolazione per età. E l’età media delle due zone è molto diversa: nel nostro caso è di 46,1 anni, mentre a Taranto è di 41,9 (media nazionale 43,3). Se si considera che a livello nazionale nella fascia tra i 45 e i 49 anni la mortalità per tumore è più che doppia rispetto a quella tra i 40 e i 44, può darsi che la spiegazione sia più semplice – e più tranquillizzante – di quanto si possa pensare. Non spetta certamente a noi trovare dati scientifici, ma alle istituzioni competenti, e vogliamo che siano realizzate ricerche epidemiologiche serie. In una città normale sarebbero bastati i risultati dello studio Sentieri a far dichiarare una specie di stato di emergenza cittadino e far diventare la lotta contro i tumori una priorità assoluta. E invece niente. Eppure anche a Livorno il Sindaco, cioè la prima autorità sanitaria locale, è un medico, e lo era anche il precedente.

Perché Livorno non è inserita nei Registri Tumori?

L’Airtum, cioè l’Associazione Italiana dei Registri Tumori, ci ha detto che nonostante una disposizione ministeriale del dicembre 2012 sono pochissime le Asl che hanno firmato la convenzione con loro e che inviano regolarmente i dati sull’incidenza e la prevalenza dei tumori. Questo impedisce una mappatura seria di un fenomeno di importanza fondamentale per la salute pubblica e ostacola il diritto dei cittadini a conoscere in tempo reale la situazione aggiornata: alla faccia della trasparenza! E di questo ovviamente sono primi responsabili i presidenti delle regioni, che pur esercitando un potere assoluto sulle aziende sanitarie e sui direttori generali (da loro nominati) evidentemente non hanno dato disposizioni perché questo adempimento venga assolto con puntualità. Come diceva qualcuno, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina: questa omertà non sarà per caso dovuta al fatto che le attività produttive più pericolose e nocive sono gestite da imprese “amiche” dei vari amministratori? Come nel caso dei legami ormai abbondantemente dimostrati tra il Pd e molte imprese che si occupano di inceneritori e discariche. Noi comunque non ci arrendiamo, continueremo a raccogliere dati e a pretendere che a Livorno i risultati dello studio Sentieri vengano approfonditi con ulteriori ricerche epidemiologiche. L’omertà delle istituzioni va denunciata senza esitazioni: ne va della salute di tutti!

Vertenza Livorno – Gruppo di lavoro sulla salute

tratto da Senza Soste n.90 (febbraio-marzo 2014) www.senzasoste.it

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