Accattonaggio, Polizia Urbana e Stato di Diritto a Firenze

Riceviamo e pubblichiamo con piacere questo breve contributo scritto che riprende alcuni dei tanti temi trattati nel corso del seminario pubblico dal titolo “Accattonaggio e Stato di Diritto” svoltosi al Dipartimento di Scienze Giuridiche di Firenze lo scorso 16 aprile. Inoltre, la nostra presenza alla suddetta iniziativa ci ha permesso di avviare una discussione interna al collettivo che si sostanzierà nell’uscita di un articolo sulla questione nei prossimi giorni. 

Le amministrazioni cittadine si confrontano ciclicamente con l’allarme sociale generato dalla pratica di varie forme di mendicità e dalla loro rappresentazione mediatica. Firenze, culla della cultura rinascimentale, non sembra purtroppo riuscire a prendere le distanze da una visione, ormai profondamente radicata in Italia, della mendicità come puro problema di ordre dans la rue. Quando la visibilità pubblica dei mendicanti aumenta nel centro cittadino, ogni considerazione di carattere sociale o umanitario tende a svanire in favore di una pressione di polizia funzionale al loro allontanamento. Sempre più spesso, il discorso politico si appiattisce nella pubblicizzazione di piani meramente repressivi in competizione con altre amministrazioni locali, al fine di guadagnarsi il titolo di campioni di “legalità”. Nel dare concretezza a tali piani l’amministrazione utilizza strumenti di varia natura, la cui sostenibilità dal punto di vista dello Stato di diritto non appare oggetto della stessa attenzione riservata ai casi di applicazione di norme nei confronti di soggetti non socialmente marginali. Ciò con buona pace per la tanto agognata “legalità” che, nel suo significato proprio e costituzionalmente più rilevante, è principio riferito prima all’attività dell’amministrazione che al rispetto delle norme da parte del cittadino. Come tutti ricordano, questo modello fu seguito già nel 2007 dall’amministrazione Domenici nella nota vicenda dei “lavavetri”. Al fine di allontanare dalle strade queste persone, lo strumento scelto fu quello delle ordinanze urgenti, più volte riformulate proprio a causa della loro evidente insostenibilità giuridica. Significativamente, il sindaco stesso affermò che l’amministrazione non era realmente intenzionata ad applicare le sanzioni (tecnicamente inapplicabili) evocate nelle ordinanze, ma semplicemente a raggiungere l’effetto “sperato e voluto” di allontanare dalle strade i “lavavetri”. E’ legittimo chiedersi se le caratteristiche dell’attuale azione amministrativa nei confronti della mendicità esprimano un migliore equilibrio tra i valori e gli interessi da tutelare. Un servizio pubblicato sull’edizione fiorentina de “La Repubblica” (19 marzo u.s, p. IV), basato su interviste al vicesindaco e alla comandante della Polizia Municipale, non ha forse ottenuto l’attenzione che meritava. Nell’articolo, l’amministrazione fiorentina evoca la possibile introduzione di “fogli di via” e fornisce dati circa l’emissione sistematica di verbali di contravvenzione nei confronti dei mendicanti, nonché circa un’attività repressiva descritta dal giornalista come un “quotidiano corpo a corpo nelle strade”. Si riferisce, poi, l’esistenza di un “database dei vigili” relativo ai mendicanti con “foto, numero di verbali fatti […], dove dormono, quanti sono, se hanno disabilità, quanto guadagnano e perché lo fanno”. Le implicazioni di queste dichiarazioni alla stampa presentano più di un piano di potenziale illegittimità. L’attuale Regolamento di Polizia Urbana, con una formulazione testuale ambigua, tecnicamente fallace e comunque non in linea con gli standard che si dovrebbero esigere in una città come Firenze, non proibisce di per sé la mendicità degli adulti. Questa, ricordiamo, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 519 del 1995, non è più penalmente sanzionata, anche se di ciò non appare esservi consapevolezza neanche nelle dichiarazioni del vicesindaco, come paradossalmente notato dallo stesso giornalista autore del servizio. Il Regolamento punisce, invece, la mendicità c.d. “fastidiosa”, termine certo vago, che può essere interpretato e applicato con ampi margini di arbitrarietà. Poiché qualsiasi politica nazionale o locale non può basarsi sui disequilibri di potere esistenti e sulla debolezza sociale ed economica dei soggetti coinvolti che non permette loro di utilizzare i possibili strumenti di tutela, è un obbligo civile chiedersi se i numerosi verbali evocati dall’amministrazione facciano riferimento a casi in cui la mendicità aveva particolari caratteristiche che la rendevano illecita su altre basi, o se ci si trovi invece di fronte a un altro esempio di utilizzazione impropria di norme per raggiungere l’effetto “sperato e voluto” dell’allontanamento di particolari categorie di persone. Ed è egualmente un obbligo civile interrogarsi sulla legittimità dell’esistenza di una “banca dati” come quella descritta nell’articolo, riferita a persone che non commettono reati e contenente dati dichiaratamente sensibili; una modalità di “schedatura” che susciterebbe ben altre reazioni se applicata a soggetti non altrettanto deboli.

Come ricercatori da molti anni impegnati nello studio della condizione sociale e giuridica delle persone che vivono in condizione di marginalità, abbiamo cercato di indagare più a fondo cosa sta accadendo a Firenze, discutendo questi temi in un seminario pubblico dal titolo “Accattonaggio e Stato di diritto”, tenuto al Dipartimento di Scienze Giuridiche il 16 aprile u.s. Parallelamente, abbiamo avviato una ricognizione su un campione di verbali elevati nei confronti di mendicanti, presentando osservazioni all’amministrazione, e abbiamo richiesto chiarimenti, nelle forme previste dalla legge, circa l’esistenza di dati sensibili presso la polizia municipale e le modalità della loro acquisizione. Per quanto riguarda la possibile raccolta illecita di dati, l’amministrazione non ha ritenuto di rispondere nei tempi prescritti, obbligandoci così ad attivare le procedure previste dalla legge sulla privacy. La nostra prospettiva di ricerca-azione è volta innanzitutto a comprendere se e come il diritto locale si trasforma quando applicato nei confronti di soggetti deboli. Nel rispetto delle differenti visioni politiche, crediamo esistano inderogabili valori di eguaglianza sostanziale e accessibilità della tutela; valori nei confronti dei quali gli attori istituzionali, o coloro che ambiscono a divenire tali, devono assumere posizioni chiare. A tal fine, ci permettiamo di rivolgere alcuni quesiti a chi si candida a guidare l’amministrazione fiorentina, come spunto per una campagna elettorale che sembra finora trascurare il problema degli strumenti utilizzati nel governo della marginalità urbana:

–‐ Quale dovrebbe essere, a vostro parere, la qualificazione giuridica della mendicità degli adulti nell’ordinamento locale di Firenze ? Avete intenzione di avviare un lavoro di revisione del Regolamento di Polizia Urbana che ne riduca i rischi di applicazione arbitraria o selettiva ?

–‐ Nel caso non intendiate mutare le norme oggi in vigore, prevedete o escludete la formulazione di direttive agli agenti di polizia municipale concernenti il loro operato nei confronti dei mendicanti ? In caso affermativo, quale sarebbe l’orientamento di queste direttive ?

–‐ Quale posizione assumete rispetto all’asserita esistenza di un “database” dei mendicanti, e come qualificate l’apparente passività dell’amministrazione nel fornire informazioni al riguardo nelle forme e nei tempi previsti dalla legge ?

Eleonora Innocenti Avvocato del foro di Firenze Dottore di ricerca in diritto comparato eleonora.innocenti@unifi.it

Francesca Mariani Dottore di ricerca in diritto comparato CREDOF (Centre de recherches et d’études sur les droits fondamentaux) Université Paris X, Nanterre francesca.mariani@unifi.it

Giacomo Pailli Avvocato del foro di Firenze e del foro di New York Dottore di ricerca in diritto comparato giacomo.pailli@unifi.it

Alessandro Simoni Avvocato del foro di Firenze Professore di sistemi giuridici comparati Università di Firenze alessandro.simoni@unifi.it

Sabrina Tosi Cambini Dottore di ricerca in metodologie etnoantropologiche Fondazione Michelucci – Università di Verona sabrina.tosicambini@gmail.com

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