Gli attivisti operai della Cina, vanno oltre la linea

lotte operaie in cina

Di Tom Mitchell e Demetri Sevastopulo

Cresce in Cina il numero delle proteste operaie, anche in settori dove in precedenza non c’erano mai state, perché, a causa di tendenze demografiche che stanno creando carenze di mano d’opera, soprattutto qualificata, e tecniche (internet, smartphone … tramite i social media i lavoratori sono in grado di confrontare più facilmente le condizioni contrattuali e di mobilitare altri lavoratori a sostegno degli scioperi), l’equilibrio di forze si sposta lentamente a favore dei lavoratori. Le lotte, divenute più violente e determinate, sono spesso causate da ristrutturazioni, fusioni o acquisizioni.

Si registrano episodi di sequestri di padroni da parte dei dipendenti.

Proteste di fabbrica per regione, in %

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Fonte: China Labour Bulletin, indagine su 470 scioperi di fabbrica tra il giugno 2011 e il dicembre 2013

 

Il governo cinese cerca ora di mediare per far ottenere salari e condizioni richieste dai lavoratori per non far inasprire le proteste, con il conseguente ritiro degli investimenti che si riflettono sugli introiti fiscali locali. Tradizionalmente le lotte vengono spesso represse con la minaccia del carcere fino a 5 anni, sotto imputazione di aver “turbato l’ordine sociale”.

Un lavoratore appartenente ad una Ong che aveva assistito i dipendenti di Yue Yuen nel loro sciopero, è stato il primo attivista cinese accusato di aver usato internet per turbare l’ordine sociale, in base ad una legge di recente aggiornata all’uopo. Durante lo sciopero i lavoratori hanno creato diversi gruppi di messaggi istantanei QQ per condividere le informazioni e coordinare la lotta.

Le multinazionali, accolte con deferenza che al loro arrivo in Cina, ora devono fare i conti con la determinazione dei lavoratori che non più disposti a piegarsi facilmente.

 

Richieste degli scioperanti, in %
( da leggere in senso anti-orario) condizioni di lavoro; pratiche dei dirigenti; straordinari; previdenza sociale; aumenti salariali; arretrati; risarcimenti

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7 marzo 2014: oltre 1000 lavoratori di uno stabilimento IBM a Shenzen, Sud Cina, sono scesi in sciopero chiedendo un risarcimento prima che la fabbrica fosse trasferita al produttore cinese di PC Lenovo, a cui IBM ha venduto per $2,3 MD le attività di server di fascia bassa. Lenovo ha promesso di mantenerli alle stesse condizioni.

I lavoratori, come nella maggior parte degli scioperi in Cina, non hanno abbandonato la fabbrica per non rischiare di essere arrestati per turbativa di ordine pubblico; hanno agito in modo indipendente dal C.d.F. ACFTU, ed hanno eletto 20 loro rappresentanti, poi licenziati da IBM.

Sempre a marzo, provincia dello Yunan, è stato chiuso un supermercato Walmart: dei 135 dipendenti la metà ha accettato le condizioni, mentre 70 lavoratori sono scesi in sciopero per strappare migliori condizioni di fine rapporto; la polizia ha incarcerato per una settimana senza alcuna imputazione alcuni scioperanti. La direzione ha rifiutato la richiesta di negoziati collettivi e vuole trattare solo individualmente.
I 70 licenziati continuano a riunirsi quotidianamente cercando di controllarne la chiusura, in attesa di un’udienza arbitrale entro il mese. Walmart usava le 30 uscite di sicurezza per entrare e uscire dal magazzino.
La protesta presso Walmart fa emergere il cambiamento che sta avvenendo nel mercato del lavoro cinese, cambiamento che ha importanti riflessi per le multinazionali che producono o fanno produrre in Cina.

Le proteste operaie vengono spesso soffocate anche dall’unico sindacato giallo riconosciuto ufficialmente, All China Federation of Trade Unions (ACFTU).
Ci sarebbero però segnali di dissenso all’interno di ACFTU. La lotta di Walmart ad es. è diretta da un salariato capo del C.d.F. ACFTU, Huang Xingguo, fatto che rappresenta una pietra miliare nella storia del movimento operaio in Cina e che ha preoccupato le autorità locali. Huang, 42 anni, è un leader carismatico. Se Walmart cede, il caso farà scuola e saranno costretti a riconoscere maggiori indennizzi per le future chiusure di magazzini.

Huang e i suoi compagni non sono però riusciti ad avere l’appoggio del ACFTU municipale, e neppure della federazione a livello provinciale o nazionale. E non possono collegarsi con altri sindacati di Walmart, che ha almeno 400 grandi magazzini in Cina, tutti con sindacati, ma ogni sindacato dipende dal governo locale. Le amministrazioni locali, soprattutto nei centri di esportazione della provincia meridionale del Guandong, temono che gli aumenti a due cifre annuali dei salari spingano i produttori a spostarsi in altre regioni o paesi; vogliono trovare il modo per rispondere meglio alle rivendicazioni e gli scioperi.

ACFTU è strutturata verticalmente (come il PCC a cui è sottomessa) e non incoraggia collegamenti orizzontali tra organizzazioni di base;
anzi i tentativi di collegamento rischiano di scatenare una dura reazione del governo. Una dichiarazione di appoggio pervenuta da un sindacato americano ha allarmato i funzionari locali che hanno avvertito i lavoratori di non politicizzare la questione.
ACFTU mantiene una stretta divisione tra gli attivisti di base e i burocrati. Ad es. Huang, eletto democraticamente dai compagni non ha nessuna speranza di salire i ranghi di ACFTU.
Leggi nazionali stabiliscono i livelli pensionistici e di
altre prestazioni, linee guida dei governi locali consento ai gruppi di operare in una zona grigia.
Ad aprile hanno scioperato per il pagamento dei contributi previdenziali circa 40 000 salariati del gruppo calzaturiero di Taiwan, Yu Yuen, che produce per le grandi firme internazionali (Adidas, Nike, Asics, etc.); lo sciopero sarebbe costato almeno $58mn.

Quando la situazione si è fatta calda il governo e i funzionari ACFTU hanno dichiarato che la società non aveva pagato quanto doveva e hanno consentito ai lavoratori di eleggere rappresentanti per negoziare, ma hanno anche costretto i lavoratori ad accettare un compromesso avversato da molti e usato la polizia per rispedirli alle catene di montaggio.

Conflitti tra polizia e lavoratori
Numero di casi per mese, genn-2012-dic. 2013;

In arancio: interventi della polizia; in rosso incidenti con arresti

cinaarresti

L’anno scorso i lavoratori della provincia dello Shandong prendendo il controllo della fabbrica hanno bloccato quella che sarebbe stata la maggior acquisizione ($2,5 MD) di un gruppo indiano del gruppo americano Cooper Tire, che produce penumatici e gomma. Lo sciopero è costato almeno $70mn.

Dal 2011, anno con il maggior numero di popolazione attiva, questa è calata di 5,9 mn.; Le fabbriche faticano a trovare lavoratori qualificati, e a controllarli.

- Benché il salario minimo stia aumentando con tassi a due cifre, non tiene il passo con l’aumento del costo della vita.

Tradotto da http://sicobas.org/, articolo apparso sul Financial Times

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