Quel gas russo che spacca la Germania

gasdotto s e n streamLa complicata crisi russo-ucraina tocca sicuramente il nodo delle forniture di gas all’Europa. Certo, spesso non si capisce se si tratta di una crisi russo-ucraina o russo-europea o, seguendo un altro scenario, russo-americana. I piani di conflitto, che hanno come scenario l’Ucraina, sono molti. Basta dire che l’interpretazione della strategia americana nell’area oscilla tra quella dell’appoggio alla Germania e quella della creazione di una paralisi permanente del rapporto tra Ue e Russia. Ma la stessa Europa è spaccata. Recentemente Le Monde riportava come l’unione europea, quando si tratta di decidere la linea sulla Russia, al momento si spacca regolarmente tra paesi antirussi (quelli del nord esclusa la Germania), paesi più prudenti verso la Russia (Germania e Italia, ad esempio) e paesi nettamente indecisi (come la Francia). E’ chiaro che in uno scenario del genere le variabili in gioco sono molte, compresi ruolo ed identità degli attori sulla scena. Anche perché tra una guerra fredda, una guerra civile a bassa intensità, uno scontro sul campo, una guerra finanziaria (tra le ipotesi che circolano) attori e ruoli possono davvero cambiare senso e funzione.

Uno degli elementi riconosciuto come ineludibile della questione russo-ucraina è sicuramente la questione del gas. Ovvero delle forniture di gas che, attraverso l’Ucraina, arrivano in Europa risultando strategiche per l’economia continentale. Ci sono articoli, come quello tradotto da Senza Soste online di Naomi Klein, che sostengono che la crisi ucraina sia l’occasione per imporre l’esportazione gas americano estratto secondo tecniche di fracking (fratturazione artificiale di strati rocciosi per ottenere gas). E’ un’ipotesi, che abbiamo riportato, alla quale va aggiunta un’altra: se si segue la linea del gas per capire il conflitto russo-ucraino si comprende come proprio la Germania si trovi all’epicentro di questo conflitto. La stessa Germania che, tramite l’ex cancelliere Schroeder, esprime la presidenza dell’importante gasdotto North Stream AG di proprietà russa Gazprom e con importante partecipazione tedesca (Ruhrgas, Wintershall) e che serve per “scavalcare” l’Ucraina così come South Stream che passa dall’Italia e di cui Eni è investitore con Gazprom. Visto che la Spd, partito di cui Schroeder è stato segretario e per il quale sé stato pure cancelliere, è al governo con la Merkel va tutto bene? Sembrerebbe proprio di no. Sia perché la cancelliera pubblicamente ha spinto molto sia per l’adesione dell’Ucraina all’Ue sia, successivamente, per un distacco netto tra quel paese e la Russia. Mettendo in difficoltà chi, in Germania, ha affari diretti con la Russia. E sia perché, in un discorso importante, dagli Usa, il ministro delle finanze tedesco Schäuble ha detto chiaramente che gli interessi geopolitici (leggi gas) sono secondari rispetto agli interessi globali. Si capisce quindi che l’intreccio finanziario tedesco-americano, rivelato dalla crisi del debito europeo dopo il crack Lehmann, è ritenuto, dall’attuale ministro delle finanze come più importante del legame che lega la Germania e la Russia tramite il gas. Si capisce quindi che, in Germania, l’alleanza con la Russia sul gas è meno indiscutibile di quanto si pensi.

Eppure la situazione è molto complicata: Die Welt, quotidiano vicino alla cancelliera, ha pubblicato due analisi di differente segno. Analisi che fanno capire tutta la difficoltà tedesca nello scenario del gas. Il primo scenario ricorda, chiaramente, che il desiderio americano di vendere il gas, ottenuto tramite il fracking, invece di quello russo è attualmente impraticabile. Altro che americani: il gas russo, nonostante possibili fornitore finlandesi e persino dall’Iran, resta ancora quello più a buon mercato. Allo stesso tempo, in un altro studio di Die Welt, si dimostra come aree strategiche dell’economia tedesca siano in mano alla Russia grazie alle forniture di gas. Ecco quindi che la Germania si trova al centro di forze contrastanti: la necessità di sganciarsi dal rapporto geopolitico con la Russia ma anche l’impossibilità, entro un periodo ragionevole, di poterlo fare. Con un’economia in mano, di fatto, ad un paese estero con il quale ci sono evidenti frizioni.

In definitiva la crisi ucraina, vista dal lato del gas, tocca direttamente la Germania su diversi assetti, politici ed economici, e tutti strategici, del capitalismo dell’inizio del XXI secolo.

Tratto da Senza Soste n.93 (maggio-giugno 2014)

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