11 agosto 1944: 70 anni fa moriva a Mauthausen Carlo Castellani, calciatore del Livorno e dell’Empoli

castellaniL’11 agosto ricorrono settanta anni dalla morte di Carlo Castellani, avvenuta nel campo di concentramento di Mauthausen all’età di 35 anni.

Carlo Castellani era nato nel 1909 a Fibbiana, una frazione del comune di Montelupo Fiorentino, a due passi da Empoli. Già all’età di 17 anni aveva vestito la casacca del Football Club Empoli, squadra fondata appena sei anni prima, nel 1920, dalla fusione dell’omonima società con l’Unione Sportiva Empolese.

L’inizio della sua carriera coincise con le prime affermazioni sportive della squadra e Castellani rappresentò la sua punta di diamante. Nella prima stagione, 1926-27, il F.C. Empoli vinse il girone A della sua divisione regionale, fu ammesso alle finali interregionali e, grazie al quarto posto conquistato nel girone G, venne promosso nel girone Nord della II° divisione, allora terza serie. In quell’anno, Castellani segnò 16 gol su 18 partite.

Due stagioni dopo, nell’anno calcistico 1928-29, con la squadra che militava ancora in II° divisione, contribuì alla promozione, segnando 22 gol su 22 partite. Nella partita Empoli-S. Giorgio Pistoia, finita 8-5, realizzò ben 5 reti. Nelle quattro stagioni in cui indossò la casacca del Football Club Empoli, concluse con un bottino di 49 gol su 77 partite.

Notato per le sue ottime prestazioni in azzurro, nell’annata calcistica 1930-31 Carlo Castellani arrivò a vestire la maglia del Livorno in serie A. Primo giocatore dell’Empoli ad essere arrivato nella massima serie. La parentesi amaranto non fu certo felice. Nel suo primo anno nella compagine labronica, la squadra retrocesse in serie B. Carlo Castellani giocò 25 partite, segnando 3 gol. Nella seconda stagione non segnò addirittura nessuna rete, totalizzando 26 presenze nel campionato cadetto. L’anno successivo, stagione calcistica 1932-33, il Livorno riconquistò la serie A, ma Carlo Castellani giocò una sola partita.

Lasciata la città labronica, approdò per un anno al Viareggio, ancora in serie B (13 presenze, 1 rete), dopodiché ritornò ad Empoli in I° Divisione, conquistando la promozione nel nuovo campionato di serie C. Nella squadra azzurra, ribattezzata nel 1931 Associazione Sportiva Fascista Empoli, militò per quattro stagioni e visse nell’anno calcistico 1935/36 l’esclusione dal campionato e la radiazione dai ruoli federali della squadra a causa del suo ritiro alla nona giornata.

Riconosciuti i motivi di causa di forza maggiore, alla squadra fu assegnato l’ultimo posto e la retrocessione in I° divisione. Nel settembre del 1936, il club calcistico di Empoli assunse così la denominazione Dopolavoro Empolese e Castellani ed i suoi compagni riconquistarono la promozione in C.

La nuova parentesi in azzurro, che si concluse con la fine della sua attività calcistica, non risultò però prolifica come la prima. Su un totale di 68 partite, segnò solo 13 gol. Nonostante questo, rimarrà fino ai giorni recenti il più prolifico goleador della storia del calcio empolese con 61 marcature su 145 presenze. Fino a quell’Empoli-Ascoli del 3 dicembre 2011, partita finita 3-2, durante la quale Francesco Tavano, segnando un gol, riuscì a scavalcarlo come miglior realizzatore azzurro di tutti i tempi.

Il nome di Carlo Castellani sarà comunque sempre legato alla storia dell’Empoli Calcio, il cui stadio comunale dove gioca è a lui intitolato. Non solo per meritivi sportivi, ma anche per la sua fine tragica nel campo di concentramento di Mauthausen. La sua vicenda è legata a quella di tanti altri personaggi che troppo spesso vengono dimenticati nel “giorno della memoria”. La sua famiglia, come molte altre nella zona empolese, era di sentimenti antifascisti e Castellani fu deportato in Germania a seguito della repressione nazifascista per gli scioperi di marzo 1944.

Come è noto, il 3 marzo 1944 fu indetto uno sciopero generale dal Cln che rappresentò una ripresa del protagonismo popolare ed una saldatura tra la classe operaia ed il movimento resistenziale, dando slancio e legittimazione alle bande partigiane. Partendo da rivendicazione economiche, quali un miglioramento delle condizioni salariali e di vita, il blocco della produzione delle fabbriche, sottoposte alla legge militare, fu uno smacco per l’ordine e gli apparati repressivi nazifascisti. La rivendicazione collettiva di un miglioramento delle condizioni materiali sfidava l’ordine imposto militarmente nelle fabbriche. Scioperare significava carcere, deportazione, essere passati per le armi.

Lo sciopero del 3 marzo fu rinviato di un giorno nell’Empolese-valdelsa. Nella notte tra il 7 e l’8 marzo, repubblichini, carabinieri e polizia attuarono una vasta operazione di rastrellamento. Riuniti nelle caserme, fascisti e militari si mossero per prelevare, dalle loro abitazioni, gli antifascisti. Facendo talvolta un buco nell’acqua, la repressione fascista si indirizzò sulle fabbriche. Come successe alla vetreria Taddei di Empoli, fascisti e tedeschi circondavano le fabbriche e prelevavano gli operai segnalati come scioperanti. Secondo lo storico Libertario Guerrini, nell’empolese ben 92 persone furono deportate in Germania tra il 7 e l’8 marzo (1).

lapide mauthausen castellaniCarlo Castellani era uno delle 22 persone prelevate nel comune di Montelupo Fiorentino. Stando al racconto orale del figlio di Carlo Castellani -Franco Castellani- i fascisti erano giunti a casa loro per prelevare suo nonno David, di provata fede socialista. Essendo indisposto il nonno, fu suo padre Carlo a sostituirlo ingenuamente per dare “delucidazioni” in caserma. La camionetta sulla quale salì aveva però come destinazione Firenze, punto di raccolta prima di essere deportato in Germania. Prima vide l’edificio delle Scuole Leopoldine per la schedatura da parte delle SS e poi la stazione di Santa Maria Novella, destinazione Mauthausen. A seguito delle dure condizioni di vita e di lavoro del lager, Carlo Castellani cadde vittima della dissenteria che lo portò alla morte l’11 agosto 1944, precisamente cinque mesi dopo esservi giunto. A ricordare la sua tragedia, nel dopoguerra, oltre a quella posta all’ingresso degli spogliatoi, l’Empoli Football Club depositò un targa commemorativa anche nel lager di Mauthausen in ricordo del suo miglior giocatore.

Inviato a Senzasoste da Lorenzo Leoni

NOTA:

1) L. Guerrini, Il movimento operaio nell’Empolese (1861-1946), Editori Riuniti, 1970, Roma, p. 472

da senzasoste,it

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