Il Comune di Firenze continua la sua crociata contro i salari dei lavoratori

Riceviamo dai Cobas del Comune di Firenze e pubblichiamo:

22-08-2014: è stata scritta una delle pagine più nere della storia politico- sindacale del Comune di Firenze.

L’incontro con la delegazione trattante è stato preceduto dalla riunione di coordinamento della RSU che, su base unitaria, decideva di porre una pregiudiziale: prima di riaprire qualsiasi confronto sul CCDI l’Amministrazione deve fare l’atto di revoca delle lettere di messa in mora.

Nessun confronto sindacale è infatti possibile con la spada di Damocle del prelievo coatto dalla busta paga di 3.500 dipendenti, ex dipendenti e ex precari del Comune di Firenze. Questo è possibile in virtù delle novità introdotte dal cosiddetto “Decreto salva Roma” che solleva le amministrazioni dall’obbligo del recupero individuale delle somme contestate dalle Corte dei Conti. È bene ricordare che senza quest’atto dal primo gennaio 2015 partiranno i prelievi dalla busta paga.

A fronte di una posizione oltremodo ambigua dell’Amministrazione e al sostanziale rifiuto di redigere l’atto di revoca, per i soliti noti (CGIL-CISL-UIL) la pregiudiziale si è tramutata in una blanda richiesta, presto dimenticata.
Ma questo è stato solo l’assaggio: l’AC si è infatti presentata con il testo di un accordo già scritto riguardante i progetti speciali del 2014.

Già l’anno scorso con i mondiali di ciclismo abbiamo avuto la riprova di quanto sia perverso e sperequativo l’istituto dei progetti speciali, di come il risultato economico di pochi, pagato con il salario accessorio di tutti, si traduca in pugno di mosche per quei lavoratori che, non certo per propria volontà, nei progetti non sono coinvolti.

I progetti del 2014 coinvolgono solo la metà dei lavoratori per una somma pari a circa 2.400.000 euro che rappresentano più o meno la metà delle risorse variabili messe a disposizione per il 2014. Con la restante metà andrebbero pagate alcune indennità a partire dalle “particolari responsabilità” oltre al premio di risultato delle PO che, al di là degli annunci in stile renziano dell’attuale sindaco, sono sempre oltre 200.

Gli spiccioli che rimangono sarebbero da destinare alla produttività generale. E diciamo sarebbero perché l’ultima parola spetta ai Revisori dei Conti che potrebbero non sbloccare l’erogazione dell’istituto come già avvenuto nel 2013.
Le sigle che hanno sottoscritto l’accordo hanno tempestivamente diramato un comunicato che, è bene precisare, non è della RSU ma di queste sigle e descrive questa partita come l’ennesimo successo sindacale da loro “responsabilmente conseguito”.

Pur in un quadro di generale compressione delle risorse, dovranno spiegare in particolare a chi li vota e a chi gli paga pure la tessera, come mai c’è chi partecipa a uno, a due, in alcuni casi a tre o quattro progetti conseguendo un discreto risultato economico che può superare anche i duemila euro e chi, centinaia e centinaia di lavoratori di serie B, oltre all’esclusione dai progetti si vede tagliati quei quattro euro d’indennità (disagio, turno, rischio, particolari responsabilità ecc.) che per stipendi di poco più di mille euro hanno un grande significato.

Ma ciò che più preoccupa è che la firma di questo accordo costituisce l’avvallo sindacale a un modello distributivo falsamente meritocratico, che scava un solco salariale, incentiva divisioni tra lavoratori e soprattutto non migliora né il benessere lavorativo, né la produttività e tanto meno la qualità dei servizi.

Dalla disamina dei progetti emerge che, ancora una volta si penalizzano le categorie più basse: sono solo circa 200 i lavoratori inquadrati nelle categorie A e B.

C’è da aggiungere che, attraverso un sistema tanto perverso quanto farraginoso di attribuzione dei “cosiddetti paramenti di apporto individuale” a totale discrezione del direttore proponente, anche tra coloro che partecipano ai progetti si determinano differenze intollerabili tra chi beneficerà di poche centinaia di euro e chi di qualche migliaio.

Un’altra pregiudiziale era stata condivisa nel coordinamento RSU: prima di proseguire la discussione sul nuovo CCDI andava chiusa la partita sulle risorse residue e non distribuite del 2013.
Si tratta di circa 2.000.000 di euro composti soprattutto da produttività generale non pagata al netto dei progetti, somme non spese nei progetti speciali 2013 e risparmio sugli straordinari. Alla luce degli effetti perversi prodotti dal modello “progetti speciali” sembrava unanime la volontà sindacale di introdurre un divieto di cumulo tra progetti e produttività, nell’ottica di ripristinare un minimo di equilibrio retributivo tra chi nel 2013 aveva percepito zero e i circa 1.500 colleghi che hanno partecipato ai progetti speciali.

Arrivati al dunque, nonostante l’AC lasciasse libertà di scelta sulla questione, CGIL, CISL e UIL hanno virato di 360 gradi sottoscrivendo un accordo che invece prevede espressamente il cumulo per il 2013 tra gli incentivi dei progetti e produttività generale.
Anche questo dovranno spiegare a migliaia di lavoratori, in particolare quelli inquadrati nelle categorie più basse. Tale sistema allarga ulteriormente la forbice distributiva delle risorse variabili. Un altro accordo infame, presentato anche questo come un successo sindacale il cui effetto perverso sarà di passare dalla vecchia ripartizione delle risorse calcolata sulla base di un parametro che andava da 100 per la cat.A a 195 per la cat.D, alle nuove e più pesanti sperequazioni.

Tradotto in soldoni: mentre con la vecchia produttività un lavoratore di cat.D prendeva meno del doppio di un lavoratore di cat.A ora lo stesso lavoratore può tranquillamente superare i 2000 euro mentre un lavoratore inquadrato nelle categorie A, B, o C che non partecipa ai progetti otterrà tra i trecento e cinquecento euro lordi, alla faccia del riequilibrio e all’attenzione verso chi porta a casa 1000 euro al mese.

Ma c’è di più, è stato firmato un accordo che potrebbe essere carta straccia qualora i revisori dei conti ritengano, così come l’anno scorso, illegittima la distribuzione della produttività generale.

Naturalmente i Cobas non hanno firmato nessuno dei due accordi ribadendo che, a monte, esiste un problema politico che passa innanzitutto per la revoca delle lettere di messa in mora e subito dopo per una critica a tutto tondo verso la progressiva compressione delle risorse da destinare alle forme di incentivazione di salari sempre più magri, di forme distributive incerte, sperequative, che favoriscono più le clientele che il tanto decantato merito e senza nessun miglioramento della macchina organizzativa. Senza dimenticare che l’Amministrazione ha tagliato le voci più o meno stabili del salario come le indennità riducendo di fatto le nostre retribuzioni, azione che si somma al preannunciato blocco del rinnovo del CCNL per un altro biennio.

Noi non ci stiamo e ci auguriamo che non ci stiano neanche i lavoratori di questo ente.
Come sempre abbiamo un unico strumento a disposizione, ovvero mettere in campo la forza dei lavoratori organizzati, il solo modo per contrastare l’aggressione ai diritti e al salario di datori di lavoro, Governo e sindacati collaborazionisti.

Cobas Comune di Firenze V. dei Pepi 47/r tel 055245145 fax 0552268120

E. mail cobas.comunefi@libero.it

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