La ministra Giannini ed i risparmi dell’Università

Probabilmente non sarà passata inosservata a molti una notizia pubblicata dai principali quotidiani alla fine di aprile e che coinvolge il futuro dell’Università italiana: la Ministra Giannini ha annunciato l’ennesimo “risparmio”, questa volta di 15 milioni di euro.
Le virgolette sono d’obbligo, poiché per prima cosa “risparmio” è proprio la parola utilizzata dalla Ministra, e poi anche per l’ovvia ragione che è un segreto di Pulcinella il fatto che quel “risparmio” sia semplicemente un taglio, né più né meno, operato ancora una volta al F.F.O (Fondo di Finanziammento Ordinario, la principale risorsa a cui attinge l’Università italiana).

Il Corriere della Sera riporta anche una di quelle tipiche frasi di circostanza alle quali siamo abituati da tempo: “anche noi abbiamo dovuto dare il nostro contributo”, seguita immediatamente da un’altrettanto rituale e ridicolo scatto d’orgoglio “non è una vittoria, ma una battaglia non persa”.
Da sola, quest’ultima dichiarazione meriterebbe un premio: ricorda da vicino le dichiarazioni di Bersani dopo le elezioni del febbraio 2013 (“Non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi”) o le tante parole vuote e casuali dei predecessori della Ministra Giannini, parole seguite spesso da tagli.

Interessante anche il fatto che la Ministra si dica non disposta ad accettare un commissariamento da parte del Mef (Ministero dell’ Economia e delle Finanze) occupato dal suo collega Padoan e che addirittura voglia tentare di riabilitare il Mof (il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa)
La Ministra su questo si può tranquillizzare, il commissariamento è già in atto: il suo ministero è alle dipendenze obbligate da parte di quello di Padoan, mentre tutta Italia è legata da patti di dipendenza ad autorità che a parole nessuno vuole ma che nei fatti tutti (o quasi) hanno appoggiato anni addietro.

Del resto non può certamente sfuggire alla Ministra che il suo dicastero sia stato utilizzato per anni (decenni sarebbe forse più adeguato ormai) come una sorta di bancomat da vari Ministri dell’Economia, e che vari ministri, dalla Gelmini alla Moratti, e ad altri ancora, non solo non ci abbiano potuto o saputo fare niente ma spesso siano stati gravemente corresponsabili nell’attuare i tagli tanto rifiutati a parole.
Tutti insieme nella stessa direzione, distruttori dell’Università italiana e finti dissenzienti, senza vergogna e senza pensare al futuro dei laureati.

Tutto questo ricorda da vicino una vecchia frase di Ciriaco de Mita, secondo il quale l’Italia non riusciva ad esprimere compiutamente una classe dirigente, figurarsi due, una di governo ed una di opposizione che si diano il cambio. De Mita è stato a lungo la personificazione vivente della più raffinata ipocrisia e del gesuitismo più bieco: ma la sua formazione era la DC, roba vecchia, qui invece parliamo di una Ministra che ha fatto carriera in Scelta Civica, il partito di Mario Monti: come dire il sol dell’avvenire.

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