Chi vuole abolire l’ergastolo?

Il 24 ottobre scorso Papa Francesco davanti all’Associazione Internazionale di Diritto Penale ha parlato: «l’ergastolo è una pena di morte nascosta», «l‘ergastolo deve essere abolito, - ha detto - le carceri devono garantire il rispetto della dignità dell’uomo, il regime carcerario del 41-bis deve essere radicalmente riformato, la custodia cautelare deve essere l’extrema ratio e non l’anticipazione della pena», ha poi continuato affermando che «una forma di tortura è a volte quella che si applica mediante la reclusione in carceri di massima sicurezza» ha anche criticato duramente la deriva di quasi tutti i leader politici verso il «populismo penale» per raccattare qualche voto.

ergastolo… e si è aperto il vaso di pandora scatenando tutti gli spiriti maligni di questo triste paese.

Prima di dare uno sguardo alle prese di posizione, due considerazioni.

La prima= nel secolo scorso, il XX, fino agli anni 70, tutta la sinistra, sia quella riformista, sia quella antagonista e rivoluzionaria, pur con toni e accenti diversi, affrontavano quotidianamente i temi della critica al carcere e, in particolare, alle condanne lunghe e ovviamente alla pena di morte e all’ergastolo. Poi, in quegli anni tumultuosi, i Settanta, la sinistra istituzionale e riformista ha abbandonato, rapidamente, questi temi e, secondo la meccanica della torsione del bastone, si è attestata con velocità su un crinale forcaiolo. È rimasta soltanto la sinistra rivoluzionaria e antagonista a criticare il carcere, le condanne lunghe, i regimi carcerari punitivi (carceri speciali, art.90, 41 bis, ecc), proclamando e diffondendo la tesi che il carcere equivale a tortura, che devasta e annienta la persona reclusa, che la rieducazione è un falso e un imbroglio.

Poi è successo recentemente, che alcuni settori di movimento, credendo o forse sperando che ci fosse la possibilità che alcuni potenti cadessero sotto la scure della giustizia (santa ingenuità!, per non dire di peggio) si sono messi anche loro a fare i forcaioli, i giustizialisti. Siamo rimasti in poche e pochi a gridare «aboliamo le galere» e a solidarizzare e stare dalla parte delle persone carcerate, tutte! Senza curiosità per i lugubri fogli delle sentenze emesse, evitando di ergersi, a nostra volta, al ruolo di giudici (sport assai diffuso in questo tristissimo paese, che rispecchia la totale impotenza culturale, politica e personale) aderendo consapevolmente al detto carcerario che «la sentenza si lascia in matricola».

La seconda=Tre giorni or sono il Papa Bergoglio ha detto le cose che urlavamo nelle piazze e scrivevamo sui nostri ciclostilati, non solo sul carcere, qualche giorno prima aveva criticato la guerra e denunciato le banche e le multinazionali che si arricchiscono proprio su quei massacri.

Nell’un caso e nell’altro il Papa ha avuto grande audience, tutte e tutti si sono pronunciati. Quando eravamo noi, estremisti, a criticare il carcere, le guerre, a voler abrogare subito l’ergastolo e le pene lunghe, e intravvedere l’abolizione della galera e del sistema penale, nessuno considerava le tesi che esprimevamo ma ci liquidavano con l’epiteto di delinquenti o terroristi. È tutto normale, fa parte di questo sistema marcio. Però non si può tralasciare questa semplice considerazione: non è importante ciò che si dice, ma chi lo dice! È bene tenerlo a mente!

Ma vediamo cosa hanno detto uomini e donne che occupano le poltrone del potere? Oltre a dire bugie sul fatto che l’ergastolo può finire, dimenticando che sui circa 1600 condannati all’ergastolo, oltre due terzi, ossia più di mille subiscono l’ergastolo ostativo che non consente di uscire dalla galera, se non dentro la cassa da morto.

A parte l’Unione Camere penali, ossia gli avvocati, che hanno espresso valutazioni positive insieme ai radicali, all’Associazione Antigone e altri, addirittura il ministro Orlando ha messo in luce che «… spesso il carcere è stato utilizzato come strumento per risolvere conflitti sociali piuttosto che di repressione di alcune forme di delinquenza», la gran parte delle persone che hanno incarichi potenti hanno storto la bocca e, non volendo svelare il loro spirito forcaiolo, hanno tirato in ballo casi eclatanti, come il norvegese Anders Breivik che, nel 2009 a Utoya, uccise una settantina di suoi coetanei e i casi dei principali boss mafiosi. Così si sono domandati furbescamente, che fare di questi? E la loro miseria intellettuale si è fermata lì.

Ma il “no” più argomentato è stato quello del Pm Carlo Nordio, colui che ha presieduto una delle tante commissioni per “riformare il Codice penale”, che è ancora quello firmato da Mussolini, riforma fallita come le altre e che alcuni, sussurravano, fosse addirittura peggiorativa in alcuni settori.

Bene, il Pm Nordio ha iniziato affermando che «… l’ergastolo sia una pena inumana, dovrebbe essere abolita » e che «noi avremmo voluto codificare nel Codice penale la riduzione della pena praticamente per tutti i reati» aggiungendo però che «... si pone un problema di proporzione della pena. Se abolisco l’ergastolo emetto come pena massima 30 anni… Se invece vogliamo mantenere pene alte per alcuni reati o addirittura alzarle, diventa difficile ridurre quella massima».

Ecco il centro del problema: la pena dell’ergastolo consente di tirare in alto, cioè alzare tutte le altre condanne, se invece viene abolito, di conseguenza tutte le altre pene dovranno essere ridotte. È questo che non piace proprio ai nostri giustizialisti, forcaioli. Che, tra l’altro, vogliono attribuire al termine certezza della pena il significato di dover fare la galera dal primo all’ultimo giorno, non sapendo, o facendo finta di non sapere, che quell’espressione intende (intendeva 250 anni fa) affermare che la condanna e la sua espiazione dovrebbe essere applicata in modo certo e uguale per tutti, non modellandola sul censo e sulla classe di appartenenza di chi ha trasgredito la legge, come invece accade ancora oggi.

Questa è la giustizia in questo sistema marcio. Sta a noi combatterla, e possiamo farlo non chiedendo al sistema di riformarsi, ma costruire i luoghi e il tempo per un altro modo di intendere l’uguaglianza, la convivenza, la solidarietà e la rettitudine sociale.

Ovviamente con la lotta!

da http://contromaelstrom.com/

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