Alì-Foreman, 40 anni fa a Kinshasa: tra mito e contraddizioni

 Il “Rumble in the jungle” è l’incontro di pugilato più famoso della storia ma anche uno dei più contraddittori. Alì voleva ritrovare le radici degli afroamericani ma finì combattere per Mobutu, burattino sanguinario di Usa e Belgio.

ali foreman mobutu

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare dell’incontro di pugilato tra Alì e Foreman svoltosi a Kinshasa, capitale dello Zaire, il 30 ottobre 1974. C’è sempre tempo per recuperare, visto che la storia di quell’incontro è stata oggetto di documentari e film in tutte le salse. Il migliore è forse il documentario di Leon Gast “Quando eravamo re”, un gradino sotto c’è invece il film “Alì” di Micheal Mann.

Ma perché è così famoso? Per molti motivi. Il primo è che è un incontro ricco di significati politici, ed anche di contraddizioni. Nell’epoca dell’esplosione della protesta nera negli Stati Uniti e nella rivendicazione e riscoperta delle proprie radici afroamericane, questo incontro doveva rappresentare un ponte simbolico tra il continente di provenienza degli schiavi e il paese dove gli schiavi sono stati deportati prima e segregati poi. Ma l’ingrediente principale a dare una cornice a questo evento era soprattutto Muhammad Alì, che in quegli anni era diventato un simbolo delle lotte antirazziste e dell’opposizione alla guerra in Vietnam. A questo c’era da aggiungere che Alì era stato sospeso dalla pratica del pugilato dal 1967, e doveva scontare tre anni e mezzo di squalifica a causa del suo rifiuto di arruolarsi nell’esercito. Il campione in carica era George Foreman, un pugile con caratteristiche tecniche e caratteriali opposte a quelle di Alì e che aveva battuto Joe Frazier che a sua volta aveva battuto Alì nel cosiddetto “Scontro del secolo” nel 1971. Il campione era, dunque, il favorito.

A organizzare il tutto fu l’ambiguo e istrionico manager Don King, che alla sua prima esperienza giocò subito d’azzardo: fece firmare due contratti separati a Alì e Foreman promettendo una borsa di 5 milioni di dollari che però non aveva, sperando di trovarli poi con un grosso sponsor. Lo sponsor lo trovò in Mobutu Sese Seko, sanguinario dittatore dello Zaire sostenuto dalla Cia e dagli ex coloni, cioè la corona belga. In questo grande spettacolo mondiale Mobutu voleva legittimare la propria forza agli occhi del mondo dopo che era salito al potere nel 1960 grazie ad un colpo di stato, sostenuto da Belgio e Usa, contro il governo democraticamente eletto di Patrice Lumumba. Lumumba aveva lottato ardentemente per un vera indipendenza del Congo (prima si chiamava Congo belga, poi Repubblica Democratica del Congo con Lumumba e poi Zaire per volere di Mobutu e dal 1997 Repubblica Democratica del Congo) mentre il Belgio voleva accordare un’indipendenza fittizia mantenendo quadri militari nell’esercito e l’influenza sulla provincia mineraria del Katanga. Il colonnello Mobutu era stato lo strumento per perpetrare gli interessi dei belgi nell’area e la volontà degli Usa di far fuori un simbolo pericoloso per il continente africano in quanto era tacciato di simpatie marxiste e che una volta attaccato dall’esercito belga e dai suoi ascari chiese aiuto prima all’Onu e poi all’Urss.

Di questi risvolti politici in pochi ne parlarono e oggi tra film e documentari ne rimane poca memoria. Certo, non è che nel ricordo di quell’incontro manchino riferimenti al personaggio Mobutu come un dittatore feroce e soggetto a culto di personalità, ma la storia della sua ascesa viene sempre omessa. È questa la più grande contraddizione politica del campione e del simbolo Alì, considerato grande paladino dei diritti dei neri, dell’orgoglio afroamericano e della lotta contro la guerra in Vietnam, che però è andato a combattere per il simbolo dei dittatori burattini degli Usa e delle vecchie potenze coloniali, cioè per uno dei tanti militari al potere che non hanno fatto certo l’interesse e la fortuna dei popoli africani.

Viene il dubbio quindi che il “Rumble in the jungle”, più che uno storico evento per motivi sportivi e politici, lo sia stato in quanto uno dei primi eventi che seguivano le regole della globalizzazione e della società dello spettacolo. A margine dell’evento infatti era stato organizzato un concerto di caratura mondiale con BB King, James Brown e le stelle della musica africana Manu Dibango e Miriam Makeba. Poi l’infortunio di Foreman in allenamento fece rinviare l’incontro e far sì che i due eventi fossero fatti in date diverse. L’incontro di pugilato fu disputato alle 4 di mattina per permettere la visione al pubblico americano. Vinse Alì da sfavorito. Un film che non poteva avere finale diverso.

Franco Marino

Tratto da Senza Soste cartaceo n. 97 (ottobre-novembre 2014)

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