Cambiamento climatico: nessuno potrà dire che non sapeva

http://www.inventati.org/cortocircuito/wp-content/uploads/2014/11/clima.pngStéphane Foucart, Le Monde, Francia: traduzione a cura di Internazionale

Gli effetti del cambiamento climatico saranno gravi e irreversibili. La sintesi del quinto rapporto del comitato di esperti sul clima parla chiaro.

I politici non avranno scuse

Bisogna agire subito e con deci- sione, altrimenti il cambiamen- to climatico avrà effetti sempre più “pervasivi, gravi e irreversi- bili” sulle società umane e sugli ecosistemi. È con queste parole, insolitamente forti, che il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) ha reso pubblica il 2 novembre 2014 a Copenaghen la sintesi del suo quinto rapporto.

Lo studio, condotto da centinaia di scienziati di tutto il mondo, “è il più com- pleto mai realizzato”, ha dichiarato il segre- tario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. “Contiene tre messaggi fondamentali. Pri- mo, l’influenza umana sul clima è evidente, e aumenta rapidamente. Secondo, dobbia- mo agire in fretta e in modo deciso se vo- gliamo evitare conseguenze devastanti. Infine, abbiamo gli strumenti per limitare il cambiamento climatico in corso e costruire un futuro migliore”. A questo punto, ha ag- giunto, “i politici devono prendere delle decisioni, perché il tempo non gioca a no- stro favore”.

La sintesi mette insieme e riassume le tre parti del rapporto pubblicate dall’Ipcc tra il 2013 e il 2014: la prima era sulla fisica del cambiamento climatico, la seconda sul suo impatto e sulle fragilità delle diverse regioni del mondo, e la terza sugli strumen- ti economici per limitarlo. Servirà da base scientifica ai negoziati che si terranno in dicembre a Lima, in Perù, e poi a Parigi nel 2015, che potrebbero concludersi con un accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni al livello globale.

Con questo rapporto, il messaggio è più forte e preciso”, ha detto Michel Jar- raud, segretario generale dell’Organizza- zione meteorologica mondiale. “L’ignoran- za non può più essere un pretesto per l’ina- zione. Fra trent’anni i governi e i politici, a tutti i livelli, saranno considerati responsa- bili delle decisioni mancate di oggi. Le co- noscenze ci sono. Sappiamo. Non ci sono più scuse per non agire”.

Secondo il rapporto i livelli atmosferici di anidride carbonica, il principale gas serra prodotto dall’attività umana, non erano mai stati così alti negli ultimi 800mila anni. La temperatura della bassa atmosfera è au- mentata di 0,85 °C dalla fine dell’ottocento. Il livello degli oceani è salito di 19 centime- tri. Nella maggior parte delle regioni del mondo, la quantità di neve e di ghiacci si è ridotta drasticamente. Per avere una buona probabilità di rimanere sotto i 2 °C di riscal- damento rispetto all’epoca preindustriale, le emissioni di gas serra devono essere ri- dotte tra il 40 e il 70 per cento entro il 2050, rispetto ai livelli del 2010. Invece, ha fatto notare Rajendra Pachauri, presidente dell’Ipcc, dal 2010 le emissioni aumentano sempre più velocemente.

Sicurezza alimentare

Per mantenere una stabilità climatica, ag- giungono gli scienziati dell’Ipcc, “i livelli di emissioni dovranno essere vicini allo zero nel 2100, e perfino inferiori”. Vuol dire che, globalmente, il sistema economico dovrà funzionare assorbendo CO2 invece di pro- durla, come succede oggi. “Un aumento della temperatura media superiore ai 4 °C, combinato a un aumento della domanda alimentare, sarebbe un grande rischio per la sicurezza alimentare mondiale”, sosten- gono gli scienziati.

Si dice che l’intervento per contenere il cambiamento climatico costerà caro, in re- altà l’inazione costerebbe molto, ma molto di più”, ha spiegato Pachauri. Di fatto, se- condo le simulazioni compiute dagli eco- nomisti che fanno parte dell’Ipcc, una poli- tica climatica ambiziosa a livello mondiale, che permetta di rimanere sotto la soglia dei 2 °C di riscaldamento, comporterebbe solo un leggero calo della crescita. “Corrispon- de a una riduzione annua che va dallo 0,04 per cento allo 0,14 per cento, con un valore mediano pari a 0,06 per cento, rispetto a un aumento dei consumi compreso tra l’1,6 e il 3 per cento all’anno”, scrivono gli esperti.

Tuttavia, queste stime sono calcolate senza tenere conto dei danni che il riscalda- mento già in atto produrrà sulle economie: “Più aspettiamo, più questi costi saranno elevati”, precisa il presidente dell’Ipcc. An- che con una politica per il clima molto am- biziosa, il futuro sarà probabilmente un po’ meno roseo di quello che emerge dai mo- delli economici.

Inoltre, gli obiettivi non potranno essere raggiunti senza “un cambiamento degli sti- li di vita e dei comportamenti”, ha concluso Pachauri.

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