Proiezione Sabato 17 di “Supranatura” alla Polveriera

Sabato 17 Gennaio e Domanica 18 si terrà, presso la Polveriera Spazio Comune, in via Santa Reparata 12, la proiezione del film SUPRANATURA, di Seth Morley and Dem presenti alla proiezione di Sabato 17. Pubblichiamo di seguito il programma delle due giornate a la presentazione del film.

SABATO 17 GENNAIO

ore 18,00 Proiezione film
ore 19,30 Incontro con gli autori
ore 20,00 aperitivo vegan
ore 21,00 TBA, experimental live

DOMENICA 18 GENNAIO

ore 20,30 Proiezione film (replica)

Il film è stato realizzato in modo indipendente e auto-prodotto in circa 2 anni di lavorazione osservando il passare delle stagioni. La sceneggiatura si è costruita giorno dopo giorno ispirandosi alla natura e al proprio vissuto, documentando la condizione dell’ambiente che ci circonda e mostrando gli ultimi spazi lasciati alla natura. I luoghi fotografati si trovano principalmente nella campagna lodigiana vicino ai fiumi Adda e Po, sulle colline piacentine e in Bulgaria.

Tutte le opere d’arte presenti nel film sono state create da Dem, le maschere ispirate al mondo delle culture pre-cristiane europee sono state realizzate con materiale naturale raccolto direttamente nei luoghi in cui è ambientato il film.

Di seguito una recensione tratta da indipendentidalcinema.it

Somiglia a un esperimento alchemico, invece è un film. Come tutti i film ha un titolo, una durata, uno o più registi a gestire la baracca, un paio di attori in primo piano e un paesaggio che si staglia sullo sfondo per permettere agli umani di incontrarsi, parlare, muoversi, dire qualcosa di eccezionalmente triste, profondo, saggio. Non è vero.

Dem e Seth Morley azzeccano alla perfezione il titolo per la loro opera d’arte: Supranatura, un’ora, dodici minuti e tre secondi di pura immersione in quello che il cinema definisce “set”, “location”, sfondo. L’operazione non è da poco: ciò che permetteva alla componente umana di vivere, compiere azioni, svelare accadimenti restando in posizione secondaria – il “set”, appunto – riemerge e prende spazio, invadendo lo schermo.

supra2Lo sfondo si allarga e conquista il primo piano. Non si pensi, però, a una semplice fuga nella natura, a un idillio per amanti di boschi e campagne: quello che si racconta – sempre che il termine “racconto” possa valere per questo tipo di narrazione così svincolata dalle consequenzialità logiche – è una vicenda umana, un anno di storia di Italia, per la precisione. Monti, il terremoto dell’Emilia, le scie chimiche. Stringendo un po’ di più il campo, la vita di una coppia e il percorso spirituale di un Lui, lo stesso Dem, questa volta attore. Si racconta l’uomo, dunque, ma è la natura a farlo. È lei che ci sta sopra, che ci guarda, ad essa sottostiamo, era ora. Ecco che fine fa l’uomo, catturato dagli occhi di questi due artisti: sta sotto. Più piccolo, più silenzioso, più attento. Non è a lui a dettare le regole, a fare rumore. Piuttosto, si parli di abbandono, di ricerca, si parli di nuove dimensioni da trovare e di un percorso di ritorno alle origini, o meglio un nuovo genere di “umano” che ha fatto pace con la propria animalità. I due universi, infatti, non sembrano opporsi come nelle definizioni da manuale, ma interagire di continuo, alimentandosi l’un l’altro.

supra4La mescolanza di dimensioni è una delle marche più evidenti del film: se compaiono uomini con teste d’animale, così il sogno si mescola con la realtà, diventa la realtà, non permettendo più una netta separazione tra questi due livelli, queste due energie. Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, o qualcosa del genere. Siamo terra, acqua, foglie secche, luna. L’uomo è natura, la natura è uomo, il sogno e la veglia sono in fondo la stessa cosa: l’uno affonda nell’altro, senza bisogno di cesure, senza la foga di stabilire dove l’uno inizia e l’altro finisce. Tutto insieme, vita e morte. E così anche la musica – firmata Comaneci, ma anche Larva 108, Aquarius Omega, Corpoparassita, Ayarkhaan, Garaliya  non appiccicata sulle immagini ma come generata da esse, in corrispondenze che sembrano alimentarsi a vicenda.

In Supranatura l’esistenza ordinaria vuole essere arricchita da ciò che normalmente sta sopito, sepolto, rifiutato: pretende questa integrazione, questa “supravita”. E così non è l’uomo a seppellire l’istinto, ma quest’ultimo a sotterrare l’uomo, aggrappato ai suoi vestiti, ai suoi cappelli, alle etichette che lo chiudono in un ruolo, avvocato, architetto, artista.

supra3Una testa d’animale che getta terra su Dem, una delle sequenze più evocative del film. Ritrovare una radice di sé e della storia, rovistando ovunque, tra le nuvole, nella neve. Il film non piacerà a tutti, forse annoierà, ci si chiederà dove sta la storia, quale il messaggio, perché tutta questa ritualità adesso, così, in un film. Probabilmente questo non è un film, non è proprio un film. È anche un film. A orecchie aperte, sensi desti e pregiudizi abbattuti potrebbe spalancare porte, spiragli, fessure attraverso cui guardare. Magari come guarda lei, grande Madre Natura.

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