Livorno – Uno sfratto ogni 30 famiglie

Riceviamo e pubblichiamo da SenzaSoste

Il rapporto tra gli sfratti e gli affitti da proprietari privati presente a Livorno non ha eguali in tutta la penisola.

A mettere in luce tale realtà è il “Dossier statistico sulle locazioni” del sindacato inquilini Sunia. Mediamente, a detta dell’organizzazione sindacale di settore, a livello nazionale il numero di sfratti è uno ogni 70 famiglie. A Livorno si naviga su numeri maggiori al doppio della quota nazionale, con uno ogni 30. I dati sono infatti superiori rispetto a tante altre province come Lodi, Novara, Pistoia nelle quali tale fenomeno coinvolge una media non maggiore di uno ogni 40, per non parlare di agglomerati urbani più importanti come Napoli, Firenze, Milano, Torino, nei quali ci si aggira circa ad uno sfratto ogni 50-60 famiglie. Ad intervenire sul tema ci pensa anche il coordinatore regionale dell’”Associazione dei piccoli proprietari immobiliari”, il quale boccia la richiesta di prorogare il blocco degli sfratti per alcune categorie disagiate di inquilini: – “La richiesta avanzata dagli assessori di alcune grandi città è del tutto irragionevole, e forse anche insignificante per risolvere i problemi di disagio abitativo”.

9 gennaio 2015

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Di seguito un articolo che pubblicammo lo scorso settembre sul cartaceo n. 96 di Senza Soste e che spiega nel dettaglio i numeri, le cause e le possibili soluzioni. A distanza di soli 4 mesi, purtroppo, quel nostro articolo si è rivelato azzeccato.

Disagio abitativo, numeri da paura

I dati su chi rischia di rimanere senza casa crescono, urgono scelte coraggiose


Gianni Loacervo

Iniziamo da qualche dato, il disagio abitativo è in aumento. Non serve essere degli analisti per capire che la recessione economica e la disoccupazione sono la causa principale della perdita della casa, una recessione che durerà ancora per molto nonostante gli inviti all’ottimismo. Sono poco meno di 500 le persone che attualmente usufruiscono della cosiddetta residenza di soccorso. Persone quindi che sono residenti in città ma che di fatto vivono in alloggi o strutture inadeguate all’interno delle quali non è possibile prendervi neanche la residenza. A questi 500 andrebbero aggiunte le decine (se non centinaia) di nuclei che mantengono ancora la residenza nella loro vecchia abitazione nonostante lo sfratto o il pignoramento. Un residente su 321 vive in un alloggio di fortuna.

I numeri da paura

1300 nuclei familiari in attesa di una casa popolare. Quindi almeno 2600 residenti che sono in attesa di un alloggio pubblico. Un residente su 62. Ovviamente stiamo parlando di una stima calcolata al ribasso, perché i partecipanti all’ultimo bando Erp erano più di 1500 ma i cittadini che avrebbero i requisiti, quindi diritto, ad una casa pubblica sono sicuramente di più. Anche sul fronte pignoramenti la situazione non cambia. I dati nazionali parlano chiaro. Fino al 2013 erano circa 130mila le famiglie in Italia che hanno chiesto la sospensione del mutuo. Su base provinciale non esistono dati aggiornati ma facendo una semplice media si arriva a 1181 famiglie nella provincia di Livorno, quindi almeno 2362 persone rischiano di vedere la propria casa all’asta. Se anche solo la metà di esse fossero residenti nel comune di Livorno si parlerebbe di un livornese su 135. Purtroppo anche questo dato risulta impreciso. Solo chi è in pari con il pagamento delle rate può fare richiesta di sospensione, rimangono fuori tutti i nuclei che hanno già il pignoramento in atto. Facendo una semplice somma, i residenti nel comune di Livorno che vivono un disagio abitativo sono 1 su 38. 80 esecuzioni di sfratto con forza pubblica sono nei mesi di settembre e ottobre. Una media di due sfratti per ogni giorno lavorativo. Di fronte a questi dati le prime semplici e banali domande potrebbero essere: Livorno si può permettere la demolizione di altri 120 alloggi pubblici? Si può permettere che il prefetto non dia piena e completa applicazione al blocco degli sfratti? Si può continuare ad assegnare solo 100 case popolari l’anno? Dove vanno a finire tutti i soldi che lo Stato incassa attraverso la tassazione tra le più altre in Europa?

Politiche abitative

Le politiche abitative, sia a livello nazionale che locale, sono intimamente legate alle dinamiche speculative e immobiliari. L’interesse privato diventa quindi l’elemento trainante per ogni scelta politica. L’imperativo è vendere, case popolari e strutture pubbliche, e costruire, grazie a finanziamenti pubblici mirati, ad esempio con il cosiddetto housing sociale, che prevede una “collaborazione” tra pubblico e privato per la creazione di alloggi a canone “sostenibile”. In questo contesto cosa potrebbe e dovrebbe fare la nuova amministrazione locale? Prima di tutto cancellare il passato. Mettere fine a tutta una serie di dinamiche speculative che hanno accentuato la crisi abitativa in città. Imporre un riutilizzo temporaneo degli alloggi della Chiccaia a Shangay in modo da garantire un tetto sulla testa alle famiglie che perderanno la casa nei prossimi mesi. Bloccare la vendita di immobili pubblici garantendo un loro utilizzo a scopi sociali e abitativi. Lavorare ad una nuova tassazione sugli immobili che preveda un aumento della pressione fiscale, o una contestuale diminuzione, a chi decida di affittare o meno, la propria casa di proprietà tenuta sfitta. In città sono migliaia gli immobili vuoti che non vengono utilizzati e che potrebbero garantire una sistemazione per molte famiglie. Trovare finalmente una sistemazione a tutte quelle famiglie che, ormai da anni, vivono in strutture inadeguate.

Serve coraggio

Purtroppo il tempo a disposizione non è molto e i segnali che arrivano dal Comune non sono dei migliori. L’ultimo Consiglio comunale dedicato al tema casa ha visto il gruppo di maggioranza in evidente difficoltà. Nessuna proposta concreta su come affrontare l’emergenza abitativa ma una semplice adesione silenziosa al timido documento proposto da Buongiorno Livorno ed emendato dal consigliere Cannito. Sicuramente le pressioni politiche e quelle delle lobby economiche cittadine si fanno sentire, ma sono proprio questi i banchi di prova per un’Amministrazione che ha sempre garantito di non voler sottostare a nessun potere “esterno”. Per fare un piccolo esempio, il tema casa non è purtroppo minimamente paragonabile alla recente questione del gemellaggio con Gaza. Il trascorrere del tempo non funziona come alibi per un Consiglio comunale evidentemente poco coraggioso. Il tempo che passa può solo generare altrettanto disagio e altrettanta rabbia in tutti quei cittadini che si sentono abbandonati dalle istituzioni. La brace cova sotto la cenere, e se si vuole evitare l’incendio bisogna intervenire subito.

Pubblicato sul numero 96 dell’edizione cartacea di Senza Soste (settembre-ottobre 2014)

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