Africa – Silenzio colpevole sul massacro in Nigeria

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Simon Allison, Daily Maverick, Sudafrica. Traduzione a cura di Internazionale

A Baga i miliziani di Boko haram hanno ucciso in pochi giorni centinaia di civili. Ma la strage è passata in secondo piano rispetto ai fatti di Parigi. Anche in Africa

Il massacro commesso a Parigi il 7 gennaio è stato tragico, ma non è stato il peggiore di quei giorni. Per quello bisogna invece rivolgere lo sguardo verso la Nigeria e in particolare a Baga, nello stato di Borno. Le notizie della strage compiuta in questa cittadina sono inevitabilmente confuse: i giornalisti più vicini vivono a centinaia di chilometri di distanza e le poche informazioni arrivano da profughi traumatizzati e da fonti governative inaffidabili. Baga è nel nordest della Nigeria, al confine con il Camerun. Lì i massacri non sono una novità: nell’aprile del 2013 duecento persone, in gran parte civili, sono state uccise dalle forze armate nigeriane nel corso di un’offensiva contro i miliziani del gruppo estremista islamico Boko haram.

Dal 3 gennaio 2015, per cinque giorni, i ribelli di Boko haram sono entrati nuovamente in città, mettendo in fuga i soldati nigeriani e uccidendo chi era troppo lento a scappare. “L’intera città era in fiamme”, ha riferito un testimone. Altri parlano di strade piene di cadaveri. Il bilancio delle vittime è incerto ma secondo Amnesty international i morti sono più di duemila. Qualunque sia il numero esatto, si è trattato dell’attacco più feroce sferrato da Boko haram, che ora controlla di fatto lo stato di Borno.

Nulla di sorprendente

Ma non è stata l’unica tragedia di quei giorni in Nigeria. Il 10 gennaio una bambina – secondo alcune fonti, aveva circa dieci anni – è entrata in un affollato mercato di Maiduguri, la principale città del nordest del paese. Era carica di esplosivo e mentre le forze di sicurezza si avvicinavano a lei il congegno è esploso, uccidendo 16 persone. Non è chiaro se sia stata lei ad aver fatto esplodere la bomba né se sapesse di avere addosso dell’esplosivo. Nonostante Boko haram non abbia rivendicato l’attacco, non ci sono altri sospetti (il giorno dopo a Potiskum è stato compiuto un attentato simile che ha fatto cinque morti e a portare l’esplosivo erano due ragazze).

In circostanze normali avremmo parlato di un atto di sorprendente brutalità. Ma non c’è niente di sorprendente. Anzi, notizie del genere sono tristemente familiari e dimostrano che lo stato non è in grado di difendere i suoi cittadini. Allo stesso tempo, questi eventi faticano ad attirare l’attenzione dei mezzi d’informazione internazionali. In tutto il mondo il massacro di Baga è stato citato a margine della copertura dedicata al giornale Charlie Hebdo. Perfino sulla stampa nigeriana i morti di Parigi hanno ricevuto più attenzione di quelli di Baga, sostiene il blogger Ethan Zuckerman, facendo notare che il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha espresso solidarietà al governo francese, tacendo però sui fatti di Baga.

Certo, dal nordest della Nigeria non arrivano grandi quantità di immagini drammatiche. Inoltre, la situazione è difficile da interpretare e non si adatta perfettamente alla narrazione dello scontro di civiltà.

Eppure centinaia di persone sono morte, e il mondo è rimasto in silenzio. Peggio ancora: l’Africa è rimasta in silenzio. Dove sono i leader africani che condannano il massacro di Baga? Dove sono i giornalisti africani che lo analizzano in modo ossessivo? Dove sono le manifestazioni di solidarietà? Perciò sì, “siamo Charlie”. Ma fino a che non “saremo anche Baga”, il nostro sdegno e la nostra solidarietà per il massacro di Parigi sarà anche un simbolo di come noi africani ignoriamo le tragedie dell’Africa e diamo alle vite occidentali un valore maggiore delle nostre.

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