Un ciclo di incontri sulla salute a Mondeggi Fattoria senza padroni

La salute vien mancando?

La medicina occidentale e le discipline che ne hanno subito l’influenza tendono a curare i sintomi senza domandarsi mai quali siano le cause profonde che li hanno generati, senza interrogarsi sulle radici sociale e politica della malattia, senza lavorare sulla prevenzione e sulla promozione della salute. Anche per questo a volte ci si ricorda di avere un corpo solo quando qualcosa inizia a non funzionare.

Pensiamo sia importante riaprire un discorso sulla salute che coinvolga “esperti” e non, che ci faccia ripartire dalle nostre esperienze e che metta in discussione il sistema di cure vigente: ci sta a cuore parlare di salute a partire da noi per non subire l’incapacità dei professionisti a comunicare con le persone comuni, dovuta alla costruzione del ruolo del medico che avviene nel corso della formazione accademica , e per rompere con l’abitudine ormai consolidata delle persone a delegare al medico le proprie scelte in ambito sanitario, abitudine che a lungo andare le ha rese schiave di un sistema che al di là delle apparenze non è sufficiente a garantire la salute a nessuno: proviamo ad immaginarci l’ospedale così come lo conosciamo come un tempio dove si professi la religione della medicina occidentale.

Il tentativo e’ quello di creare una “sponda collettiva” formata da persone di tutti i background culturali possibili e provenienti da percorsi di formazione diversi (attinenti al discorso salute e non) per cercare modi alternativi o complementari di fronteggiare collettivamente i problemi che di volta in volta si presenteranno e rompere cosi l’isolamento in cui spesso chi ha problemi di salute si ritrova.

Ci rendiamo conto che abbiamo bisogno di ripartire da una riflessione profonda, che faccia tabula rasa di tutte quelle credenze e paure che la società ci ha inculcato (“l’esperto ha sempre ragione”, “ non possiamo prenderci cura di noi stessi da soli”, ecc), citando Ivan Illich, “dobbiamo cancellare la lavagna” per ricominciare a scrivere, per scrivere il nostro percorso. Crediamo che ogni individuo sia unico e per questo risponda in maniera differente a farmaci e cure, per questo ognuno non può che essere la persona migliore per decidere cosa fa bene al proprio corpo e cosa no. Storie d’ ospedale, cronache di mala sanità: Un anziano ci ha raccontato di come gli avessero fatto un’anestesia (nelle dosi “consigliate” per una persona della sua corporatura) nonostante sapessero che lui era molto sensibile a quell’anestetico, dopo l’operazione non riuscivano più a svegliarlo.

Riappropriarci della nostra salute e del nostro corpo non è solo un modo per riconnetterci con noi stessi e stare meglio, ma è anche un atto politico forte, un modo per rompere un circuito vizioso fatto di vita sregolata, malesseri, medicine e ospedali (la così detta Iatrogenesi clinica e sociale di cui parla Illich) senza mai ascoltarsi e né riconciliarsi con se stessi. Riappropriarsi della salute significa rinunciare ai presupposti della medicina occidentale che hanno tolto ai soggetti la capacità di agire, per costruire collettivamente alternative che si basino sulle persone, sui loro bisogni e sulle risorse che ognuno può condividere.

Vorremmo che gli esperti provassero a trasmetterci parte del loro sapere e ci aiutassero a comprendere i funzionamenti del nostro corpo in incontri tra “pari”, nella consapevolezza che ci sono molte cose che le scienze mediche non sono in grado di spiegare. Consapevoli della delicatezza dell’argomento vorremmo, che i “professionisti” ci fossero vicini nel portare avanti ragionamenti sulla salute senza per questo delegare a loro le decisioni sul nostro corpo. Piuttosto l’intento è di prenderci la responsabilità di conoscerci (noi come corpo-mente) e decidere autonomamente per la nostra salute.

Vogliamo cominciare un percorso in cui non c’è chi sa e chi non sa, ma in cui tutti abbiamo delle conoscenze e delle esperienze da condividere, in cui il sapere si costruisce insieme condividendo approcci teorici e pratiche. Una piccola pratica di autogestione in salute può essere confrontarci sulle autoproduzioni di rimedi a base di piante che si trovano nei nostri territori.

Per costruire un sapere nuovo dobbiamo decostruire schemi concettuali classici delle scienze occidentali come la dicotomia mente-corpo.

Cercare di eliminare i sintomi senza indagarne le cause profonde come fa la medicina tradizionale, significa soltanto incanalarli in qualche altra parte del corpo, per vederli ritornare sotto altra forma in futuro. Occorre quindi ricomporre l’insieme di noi nel nostro corpo. Proviamo a valorizzare le discipline che tengano conto di questo e che forniscano buoni strumenti, senza farne le nostre nuove religioni.

Vogliamo ascoltarci, rimodellare i nostri ritmi il più possibile secondo i ritmi naturali, ritrovare il contatto con quello che ci circonda e quello che può farci stare “profondamente” bene per uscire dalla logica capitalista dello stare bene sempre e superficialmente solo per essere più produttivi (basta pensare che il Social Welfare è nato solo per quello e infatti in molti paesi vi hanno accesso solo i lavoratori), o dell’essere sempre al meglio per essere presentabili (si pensi ai tabù sul ciclo mestruale).

Vogliamo dettare noi le nostre priorità, ritrovare un tempo nostro, una salute nostra:

per cominciare non dobbiamo far altro che ripartire da noi.

Abbiamo pensato di rivederci a inizio primavera, e in generale abbiamo proposto di incontrarci verso l’inizio di ogni nuova stagione, in modo da avere la possibilità di scambiarci pratiche e saperi che si addicono al periodo in cui ci troviamo.

Nel frattempo il gruppo di Mondeggi e quello di Bologna andranno avanti con le attività e condivideranno i calendari degli eventi organizzati, in modo che tutti possano partecipare.

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