Casa Rossa Occupata di Massa e Progetto Prendocasa Pisa sul corteo di Milano

13749229_smallRipubblichiamo due commenti a caldo sul corteo del primo maggio a Milano, il primo della Casa Rossa Occupata di Massa, il secondo di Progetto Prendocasa Pisa:

Con ancora negli occhi le immagini infuocate di ieri, la rabbia più o meno incanalata, l’indignazione di TV e radio e in attesa che il linciaggio mediatico produca le prime misure restrittive, fermiamoci un attimo, riavvolgiamo il nastro e raccontiamo una giornata che avrebbe potuto essere e non è stata.

Oggi, primo maggio 2015, a Milano è una bellissima giornata di sole. Una di quelle giornate in cui anche la grigia capitale del nord sembra salutare la primavera, forse un auspicio per un momento importante: la manifestazione contro l’apertura di expo.
È il fulcro di un percorso d’analisi che ha coinvolto il movimento in mesi e mesi e che ha il compito di imporre all’opinione pubblica i temi di critica e contestazione al modello expo e alle devastazioni sociali, ambientali e politiche che ha portato. Si temono incidenti e le strade sono militarizzate.

Il corteo scorre determinato e pacifico, prova a comunicare con la città, a toccare tutti i temi in ballo. Le varie anime del movimento, ognuna alla propria maniera, articolano in maniera costruttiva e convincente i propri temi su cui è imperniata l’attività politica quotidiana. Insomma una grande giornata di lotta.

Tornando a casa proviamo a capire e verificare l’impatto mediatico e politico che una giornata del genere può aver avuto. In fondo, ci diciamo, una volta tanto i facinorosi vestiti di nero non hanno catturato tutta l’attenzione..

L’ansa dedica alla protesta un piccolo trafiletto tutta completamente impegnata a raccontare la passerella dei politici, la Turandot alla Scala, la vetrina di Eataly.

La Repubblica si scatena con le proverbiali analisi sociologiche del manifestante di turno, animale da circo da smontare e rimontare come un pezzo da esposizione.

Magari il Manifesto… ma dopo la consueta bella prima pagina, l’articolo di fondo propone la solita alleanza a sinistra fra partiti morenti e movimenti buoni per tutte le stagioni, il tutto sotto l’egida di Sel.

Scoramento.
Come sappiamo non è andata così. Ma per questo, in attesa di riflettere su ciò che è stata la giornata e su cosa comporterà, ci prendiamo il diritto di porre qualche domanda. E di rivolgerla agli esagitati da tastiera, Black Block del perbenismo, magari fra l’ascolto di una canzone di De Andrè e un salto alla bottega del commercio equo e solidale, possono trovare il tempo di rispondere.

1) Sì dice che gli incidenti avrebbero tolto la centralità ai giusti temi che animavano la protesta. Ma quando mai è successo che le ammiraglie dell’informazione, televisiva e della carta stampata, negli ultimi vent’anni abbiano dato spazio alle ragioni di un movimento radicale? 

2) Si afferma che una giornata come quella di ieri ha nuociuto a chi esprime un bisogno. Ma chi dice questo è mai andato in piazza a sporcarsi le mani con i senza casa, i senza lavoro? Ha mai ascoltato la rabbia confusa e nichilista? Ha mai cercato di deviare l’odio generalmente indirizzato per l’immigrato o il povero della porta accanto? 

3) Chi attacca il manifestante tacciandolo come “figlio di papà”, chi delegittima la protesta vaneggiando di una eventuale ignoranza sui temi della stessa, chi narra di cortei presi in scacco da sparute minoranze, ha mai provato a relazionarsi con queste minoranze, che poi sono semplicemente l’espressione più visibile di stragrandi maggioranze?

Non staremo qui ad annoiare su chi sono i veri violenti, su quale sia la prospettiva di vita per la nostra generazione, su un sistema politico a cui non crede più nessuno, tanto meno chi è eletto.
Quello che vogliamo dire è che ieri è stata una giornata difficile per il movimento, in un’ epoca storica in cui o siamo in grado di contrastare, con ogni mezzo necessario il modello grandi opere che ci è stato imposto, o semplicemente non siamo. Tuttavia, pensiamo anche che vi è il bisogno di tornare, al nostro interno, a ragionare sulla necessità di approfondire il legame con il corpo sociale intorno a noi, con la classe. Questo è il nostro primo obiettivo, per il quale una giornata come quella di ieri, bella o brutta che fosse, costituiva solamente una tappa.
Tutto il resto sono chiacchiere, da tastiera ma pur sempre chiacchiere.

CASA ROSSA OCCUPATA

Sul corteo NO EXPO di Milano

Partiamo dal dato più importante: EXPO è un evento DEVASTANTE che ha permesso a mafiosi e speculatori di intascarsi soldi pubblici. Soldi nostri. Soldi che vengono levati alle scuole, agli ospedali, ai quartieri popolari.

Il primo maggio, giorno dell’inaugurazione di EXPO, era necessario fare tutto il possibile per rovinare la festa ai padroni, che brindavano nel lusso a spese nostre.

Nei giorni precedenti al corteo, la polizia ha compiuto azioni molto gravi: sgomberi di case e spazi sociali, perquisizioni nelle sedi di alcuni comitati di quartiere. Tutto ciò è stato fatto per spaventare la gente e diminuire la partecipazione e la determinazione del corteo. Con solo due giorni di preavviso è stato anche vietato alla manifestazione di passare dal centro.

La rabbia in piazza, dunque, era tanta ed era rabbia giusta.La rabbia di tanti giovani e tante famiglie che vivono nella miseria, che si sentono dire dagli assistenti sociali: “non ci sono soldi” mentre i soldi pubblici vengono spesi per le STRONZATE!

La rabbia nella manifestazione si è espressa in tanti modi,alcuni migliori ed altri peggiori. Il migliore è stato certamente il tentativo di centinaia di persone di forzare il blocco della polizia per raggiungere il centro città. Questo tentativo è stato fatto nella strada che porta a Piazza Affari e alla Borsa, uno dei luoghi di potere di Milano, centro della speculazione economica.

Perché era importante portare la protesta nei luoghi dove vengono impoverite le nostre vite!

Perché la città è di chi la vive, non di chi la trasforma in una vetrina per i ricchi durante l’EXPO!

Perché non è accettabile che la polizia provi ad intimidirei manifestanti, con sgomberi e divieti, per difendere i soliti noti!

Invece, attaccare le macchine e le vetrine di piccoli negozi è stata una sciocchezza; tuttavia anche questi gesti hanno dimostrato la collera del corteo, collera che si è diretta verso gli obiettivi sbagliati.

C’è chi si arrabbia solo su facebook e vorrebbe impiccare i politici, ma poi a paura a scendere in piazza.

C’è chi si indigna contro le multinazionali ma poi va a lavorare gratis per EXPO perché “fa curriculum”.

C’è chi si preoccupa più di una vetrina che delle morti sul lavoro o dei suicidi causati dalla crisi.

Noi preferiamo la rabbia dei ragazzi di Milano, e speriamo che nelle prossime occasioni ci sia la capacità di indirizzarla verso i veri obiettivi: verso i palazzi del potere e non le auto e le botteghe.

Speriamo anche al prossimo corteo di essere di più, che tutte le persone che soffrono la crisi da sole ed in silenzio, decidano di combattere unite in piazza.

Ma qui non basta SPERARE, occorre COSTRUIRE!

Progetto Prendocasa Pisa

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