Fincantieri. Ma che cosa e chi stiamo aspettando?

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E’ indispensabile uno sciopero unitario e forte di tutti i cantieri insieme!

Lavoratori e lavoratrici della Fincantieri e degli appalti,

i giorni 11 e 12 maggio ci sarà la ripresa della “trattativa” tra il padrone-Fincantieri e le direzioni di Fiom-Fim-Uilm. Ma è una finta trattativa. Finora l’azienda non ha voluto neppure prendere in esame le piattaforme presentate dai tre sindacati, si è solo limitata ad esporre la sua piattaforma – che prevede almeno 104 ore di lavoro gratuito in più l’anno, il taglio (o perfino l’abolizione) del premio di produzione, il chip nelle scarpe o nel casco, l’ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro negli appalti, che sono già oggi, in materia di salari, orari, sicurezza sul lavoro, diritti sindacali, rispetto dei contratti, delle condizioni di semi-schiavismo e di estesa illegalità.

Questa finta trattativa serve a una sola cosa: a tirarla per le lunghe e, così, a stancare i lavoratori che già ad aprile hanno subito un primo taglio della busta paga.

Finora questa manovra non è passata. Tutti gli scioperi sono riusciti bene. E questo vuol dire che la forza dei lavoratori c’è! Ma serve una svolta: bisogna prendere atto che Bono&C. sono decisi a portare fino in fondo il loro attacco, perché si sentono forti per le commesse che hanno ottenuto (grazie al lavoro di operai e tecnici!) e per l’appoggio del governo Renzi e dei media. Lo ammette in un comunicato del 29 aprile anche il coordinatore nazionale della Fiom Papignani, il quale afferma che Fincantieri “chiude tutte le porte” e per intimidire i lavoratori utilizza “trasferte e trasferimenti come l’olio di ricino” (ossia, se le parole hanno un senso, usando metodi fascisti). Papignani dice pure un’altra cosa: che i boss di Fincantieri stanno “proponendo accordi per singole realtà”, provando a sconfiggere i lavoratori dividendoli ancora una volta cantiere per cantiere. Dai dirigenti di Fim e Uil, invece, massimo segreto, acqua in bocca! Come se stessero preparando qualche altro bidone. Si sa solo che sono in difficoltà con i loro delegati e iscritti che in questi mesi hanno aderito agli scioperi. Quindi ci avviciniamo all’11 e 12 maggio sapendo ufficialmente che Fincantieri non intende fare passi indietro e ricorre ai soliti tramacci per spezzare le lotte e far bere l’”olio di ricino” alla totalità dei lavoratori Fincantieri e degli appalti.

Ma assolutamente nulla è perduto. La partita è ancora aperta. Dobbiamo solo deciderci a giocarla anche noi in modo duro, senza aspettare che ci arrici questa indicazione dai vertici del sindacato, ma imponendola noi.

Respingere la piattaforma padronale è possibile. Come è possibile affermare le nostre necessità: 1) aumentare l’occupazione (e non gli orari!); 2) consolidare e aumentare i salari; 3) negli appalti migliorare le condizioni di lavoro e di sicurezza, facendo rispettare i contratti nazionali, stroncando il lavoro nero, i sottosalari, le presenze mafiose, etc.; 4) rifiutare i controlli con i chip e quant’altro.

Ma se vogliamo tutto ciò come naturale riconoscimento del valore del nostro lavoro e della nostra dignità di classe, davanti all’aggressività padronale abbiamo una sola via: rompere gli indugi e mettere in campo, unita e determinata, tutta la nostra forza, con uno sciopero generale congiunto di tutti i cantieri che abbia alla propria base le fondamentali rivendicazioni operaie: degli operai e dei lavoratori della Fincantieri e insieme, nella più stretta unità, quelle degli operai degli appalti, il cui lavoro (super sfruttato) è fondamentale nella costruzione delle navi.

Solo questa dimostrazione di forza costringerà i boss di Fincantieri a rifare i propri conti e fare dei passi indietro!

Marghera, 6 maggio 2015
Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri
Piazzale Radaelli, 3
comitatosostegno@gmail.com

SolidarietàLogistica6Maggio15

Lavoratori, lavoratrici,

ancora una volta i lavoratori della logistica si trovano sotto
un duro attacco da parte padronale. Negli scorsi anni ad assumersi questo ruolo era state, tra le altre, l’Ikea e la Granarolo, ovvero la Lega delle cooperative. Ora in prima fila sono l’SDA e le Poste italiane.

La logistica – un anello di congiunzione fondamentale tra la produzione e la distribuzione
– è stata dal 2008 il terreno di una catena di lotte, guidate dal SI-Cobas, che hanno imposto prima il rispetto del contratto nazionale di lavoro, sistematicamente violato dalla giungla delle cooperative operanti nel settore, e poi dei miglioramenti rispetto allo stesso
contratto nazionale in alcune grandi imprese del settore (TNT, Bartolini, Gls, etc.). Da queste lotte, che hanno visto protagonisti i lavoratori immigrati di tante nazionalità, è nato un sindacalismo militante che non accetta la logica dei “sacrifici necessari”, che non si è lasciato intimidire né piegare dalla repressione statale e padronale, che si è battuto e si batte per la difesa dei bisogni e dei diritti dei lavoratori, incluso il diritto fondamentale (sempre più violato, specie nel “mondo” delle cooperative) ad avere una propria organizzazione sui luoghi di lavoro.

La decisione di SDA di operare una vera e propria serrata del magazzino di Bologna rappresenta il tentativo di interrompere questo processo di avanzamento dei lavoratori e
avviare una controffensiva padronale sul piano nazionale per consentire sia ad SDA che alle altre imprese del settore di riprendersi con gli interessi quanto hanno dovuto concedere in questi anni – a cominciare dalla continuità del lavoro per tutti ad ogni cambio di cooperativa e di appalto. Ora, in nome della necessità di “ristrutturare”, SDA vuol gettare sulla strada centinaia di lavoratori come fossero scarti di magazzino, e dare l’esempio alle altre ditte.

Ma ha trovato pane per i propri denti perché già stamani i dipendenti delle cooperative Orion ed Elpe sono scesi in piazza sotto la prefettura protestando contro quelli che “hanno rubato il nostro sangue”, ovvero la infinita lista di cooperative che si sono succedute nei magazzini nell’ultimo decennio, e i loro committenti. E sono determinati a proseguire fino a quando non avranno avuto soddisfazione, mentre il SI-Cobas ha già annunciato che è pronto a fermare altri magazzini in tutta Italia per difendere dal licenziamento questi lavoratori.

E’ una lotta che ci riguarda da vicino, perché anche Fincantieri fa un ricorso sistematico ad appalti e sub-appalti, imponendo attraverso questo sistema super-sfruttamento e precarietà estrema, e perché i lavoratori della logistica sono il simbolo di quella battaglia generale contro la precarizzazione e il supersfruttamento del lavoro che è un’esigenza sempre più vitale di tutta la classe lavoratrice, in Italia, in Europa, nel mondo.

Ecco perché, ancora una volta, diciamo:

La lotta degli operai della logistica è la nostra lotta!
Non permettiamo che venga isolata e sconfitta!
Raccogliamone il messaggio di riscossa e lavoriamo con tutte le nostre forze ad un fronte unico proletario di lotta contro i padroni e il governo.

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri
Piazzale Radaelli 3 – Marghera
6 maggio 2015

da https://pungolorosso.wordpress.com/

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