Il bisogno dell’ozio

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L’ozio è stato considerato variamente nel tempo: padre dei vizi dalla morale tradizionale, elogiato come un’ ideale dalla morale marxista di Lafargue; oggi l’ozio è diventato una necessità biofisica.

Di Claudio Della Volpe

Il pamphlet di Lafargue è in effetti intitolato “il diritto all’ozio”, mentre “l’elogio dell’ozio” è una raccolta di saggi di Bertrand Russell, ma l’ozio di fatto non entra nell’argomento dei saggi.

Mi direte ma cosa dici? Una necessità addirittura? Forse una richiesta utopica, passi, ma addirittura una necessità! Suvvia volpino non offendere l’intelligenza!

La questione è: quale è la principale forza produttiva che ha trasformato la Terra negli ultimi secoli?

La risposta è semplice: il lavoro umano.

Prima per un milione di anni con l’uso del fuoco; poi per dieci millenni l’uomo ha alterato il paesaggio con attività agricole; infine negli ultimi 150 anni in particolare un sistema automatico di macchine alimentate dai combustibili fossili (e attualmente anche dalle rinnovabili sia pure in piccola parte ancora) ha sostituito il lavoro umano fisico e la forza animale. In modo crescente il lavoro umano è diventato lavoro di sorveglianza delle macchine, ma rimane necessario; lavoro collettivo, di sorveglianza e soprattutto basato su una crescente conoscenza delle forze naturali, quindi quello che Marx chiama nei Grundrisse “individuo sociale”.(K. Marx Frammento sulle Macchine)

Gli effetti dell’individuo sociale sul pianeta sono enormi; l’inviduo sociale uomo è diventato una forza di livello planetario come si può vedere dai dati che seguono:

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L’individuo sociale vuol dire lavoro collettivo, termine che preferisco rispetto a divisione del lavoro, lavoro fatto da tante persone ognuna delle quali ne fa un pezzetto, ma comunque lavoro coerente di tanti individui, lavoro sociale, dunque, in cui TUTTI partecipano all’attività e al risultato in parte casomai diversa MA non esclusiva.

La scienza applicata alla produzione e il lavoro sociale nella forma di divisione del lavoro sono la base materiale della trasformazione della biosfera; il puro tempo di lavoro è scomparso mano a mano come fonte di ricchezza sostituito da questo nuovo e più potente paradigma sociale; la ricca Germania ha un tempo di lavoro pro capite inferiore alla povera Grecia; tale trasformazione purtroppo non ha seguito un criterio del tutto razionale e oggi soffriamo delle modifiche che abbiamo imposto all’ecosistema, un ecosistema che non è in grado di sopportare un carico come quello attuale senza venirne trasformato e in parte distrutto.

ERGO, dobbiamo ridurre il carico che esercitiamo sull’ecosistema; il che potrebbe voler dire varie cose: ridurre il numero di individui, ridurre il peso pro capite degli individui o casomai entrambe le cose; ma in ogni caso dato che il lavoro umano sociale è il processo attraverso il quale la biosfera viene modificata RIDURRE il lavoro umano sociale.

La connotazione negativa dell’ozio nella cultura cristiana e soprattutto negli ultimi secoli della cultura di mercato discende dal fatto che chi detiene il potere detiene potere sul lavoro degli altri e quindi l’ozio degli altri lo danneggia direttamente poichè gli sottrae il potere.

Ma, se viene privato di questa connotazione ideologica, l’ozio è una della più nobili attività umane; ozio non vuol dire non far nulla, ma vuol dire fare ciò che piace, ciò che non serve immediatamente al mantenimento della vita umana; ozio è l’arte, ozio lo studio scientifico fine a se stesso e non applicato, ozio è lo stare insieme e svolgere attività come la danza o l’espressione dei propri sentimenti; ozio quindi è una attività umana; l’ozio ha la sua base biofisica nel sonno; il sonno è una attività umana necessaria alla riorganizzazione delle esperienze cognitive svoltesi nella fase di veglia; senza l’ozio del sonno la vita sarebbe impossibile e il cervello ne soffrirebbe. In modo corrispondente senza l’ozio sociale, l’individuo sociale impazzisce e decade.

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Idler, il fannullone, il titolo di una rivista di J. K. Jerome

Ozio è la contemplazione della Natura che è la base della scienza. E’ banale ricordare qua che la semplice osservazione del moto stellare e galattico ha portato alla ipotesi della materia oscura.

Sto qui usando quindi il termine ozio alla latina, otium, contrapposto a negotium.

Quanto potrebbe ridursi la giornata lavorativa NECESSARIA se il lavoro fosse egualmente distribuito e se la quantità di prodotto sociale fosse ridotto al necessario, eliminando il superfluo e anche il nocivo (dai sommergibili atomici alle auto a gasolio o anche elettriche, ma una per famiglia)?

E’ una stima difficile; tuttavia anche la semplice considerazione di quanto si ridurrebbe l’impatto planetario usando un cibo meno basato su proteine animali e quindi eliminando la catena di produzione della carne, riaprendo gli spazi naturali oggi usati per pascolo, riducendo di conseguenza la quota di energia necessaria a produrre i prodotti di sintesi usati in quella filiera può dare un’idea dei volumi in gioco; un dimezzamento della giornata lavorativa (3-4 ore) appare una stima probabilmente per difetto; questa sola decisione dimezzerebbe l’impatto generale ma non eliminerebbe il problema dell’energia da tempo libero; anche il tempo libero, il tempo dell’ozio ha un suo costo energetico e quindi probabilmente imporrebbe una riduzione sia pur parziale della popolazione o un contingentamento dell’energia a scopo ricreativo.

La scomparsa delle tensioni legate alle risorse sarebbe comunque una conseguenza di questo tipo di scelte; ci sarebbe un crollo immediato delle richieste energtiche e ci troveremmo immediatamente con un enorme surplus di risorse che ci aiuterebbe a ristabilire l’equilibrio generale dell’ecosistema.

La produzione locale di cibo potrebbe bilanciare in parte questa riduzione, in quanto sarebbe accompagnata da una riduzione almeno momentanea della produttività agricola e quindi da un incremento del tempo di lavoro in questo settore.

In una società non basata sulla crescita, il profitto e la proprietà privata dei mezzi di produzione (la proprietà personale di casa, vestiti, oggetti di uso comune rimarrebbe ma non consentirebbe di sfruttare il lavoro altrui) ci sarebbe la scomparsa di alcuni tipi di lavoro: le Borse, la finanza e le banche non servirebbero più; così come gli apparati pubblicitari in parte riconvertiti in apparati informativi; la riduzione dell’uso dei farmaci e di certi prodotti di sintesi o di certi oggetti (la crisi economica ha un effetto simile ma con meccanismi diversi e con distribuzioni territoriali diverse e su oggetti diversi) . sarebbe una crisi economica senza l’assillo del posto di lavoro. Tutta l’intermediazione (commerciale ed economica) scomparirebbe; certe figure come i notai o chesso’ gli avvocati, poniamo avrebbero poco o alcun senso; viceversa avrebbero sviluppo altre attività, come la musica e lo sport. Lo sport professionistico scomparirebbe in quanto scomparirebbero i meccanismi economici che lo sostengono.

Una nota politica da considerare è che questa parola d’ordine, la riduzione generalizzata della giornata lavorativa salda insieme i discorsi della tradizione marxista e rivoluzionaria e i discorsi dei limiti, della decrescita e consente quindi una utile forma di contatto politico fra i due movimenti.

Non ho intenzione di descrivere l’utopia, ma spero di poterne vedere le avvisaglie; senza utopia il nostro futuro sarà tragico., poichè scompariremmo come specie; una specie intelligente che continua a dividersi individualmente il frutto di attività sociali intraprende una strada senza ritorno verso la sua scomparsa come specie.

La produttività sociale di una specie intelligente è così alta che nessuna biosfera può sostenerla a lungo; l’ozio è quindi anche una necessità naturale dell’evoluzione umana, e in genere dell’evoluzione; senza di essa il carico ecologico si può ridurre solo riducendo il numero di individui il che rappresenta se ci riflettete la strada già seguita dai superpredatori (i felini a partire dal gatto domestico a finire al leone, sono notoriamente pochi e pigri) ma è una strada che priverebbe l’uomo della sua principale forza produttiva, l’individuo sociale; l’uomo è un superpredatore sociale, una orca o un delfino di terra all’ennesima potenza, dotato di mani, con la capacità di produrre organi esocorporei e in grado di agire socialmente e non solo in piccoli gruppi; le orche o i delfini con le mani avrebbero già “consumato” i mari. L’uomo sta consumando la Terra.

ozio4Se quindi l’Umanità vuole continuare a godere dei vantaggi della sua principale forza produttiva (l’individuo sociale) senza gli svantaggi deve sottolineare l’aspetto sociale della sua produzione e ridurre al minimo il lavoro necessario al proprio sostentamento. Se insiste nella divisione privata della enorme produzione legata all’individuo sociale, che nessuna biosfera e nessuna società privatistica potrebbe sopportare va incontro alla propria scomparsa come specie; se insiste nell’uso crescente o massimo di lavoro sociale superproduttivo, nella crescita infinita distruggerà le basi del proprio sostentamento.

Ecco perchè l’ozio non è un’utopia, ma è diventata una vera necessità sociale ed evolutiva. Sono sicuro che se nella Galassia ci sono società intelligenti che hanno sfidato il tempo esse sono società di esseri oziosi.

tratto da https://aspoitalia.wordpress.com/

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