Hezbollah e Casapound uniti nella lotta… e noi, da che parte stiamo?

al moussawi khrais soso

Il convegno “Mediterraneo Solidale”, promosso da una ong di estrema destra denominata Solidaritè Identitè e tenutosi a Roma lo scorso 26 settembre, è stato colpevolmente ignorato dall’informazione mainstream, con l’eccezione del buon articolo di Corrado Zunino sull’edizione on line di Repubblica.
In questa sede, interessa osservare alcuni aspetti connessi al convegno stesso ed alle “novità politiche” che ha espresso, dove “novità” è fra virgolette perché chi conosce la materia non si è certo stupito di quanto avvenuto.
In primo luogo, non è una novità il sostegno dell’estrema destra nazifascista internazionale al regime di Bashar Assad, così come non è un mistero il sostegno di cui il medesimo regime gode da parte di settori importantissimi delle gerarchie vaticane e dell’associazionismo ad esse collaterale. Dall’inizio della rivoluzione siriana, nel febbraio/marzo del 2011, non si contano le iniziative di solidarietà con il regime messe in campo dalle organizzazioni nazifasciste europee, in stretto coordinamento con il governo di Damasco, dove più volte sono state accolte con tutti gli onori delegazioni del partito fascista inglese BNP, dei neonazisti tedeschi del NDP e di altre formazioni analoghe, mentre il rapporto con l’estrema destra francese del Front National è garantito dalla persona di Frederic Chatillon, esponente storico del neofascismo transalpino e vicinissimo alla famiglia Le Pen. Quanto alla Grecia, un’organizzazione a destra di Alba Dorata, conosciuta come Mavros Krinos (Giglio Nero), ha addirittura inviato alcuni suoi militanti in Siria,  a combattere con le milizie assadiste. In questo quadro, non poteva certo mancare la presenza dell’estrema destra italiana, in tutte le sue espressioni.
Inizialmente, cioè fra il 2011 e il 2012, a mobilitarsi in solidarietà con il regime di Damasco sono state perlopiù organizzazioni minori di orientamento cosiddetto “rossobruno”, come “Stato e Potenza”, poi diventato “Socialismo Patriottico”. Successivamente, sono scese in campo organizzazioni più importanti e strutturate, in particolare Forza Nuova e CasaPound, mentre non sono mancate esplicite prese di posizione a favore del regime anche da parte di esponenti della destra parlamentare, da Giorgia Meloni a Matteo Salvini. Il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, è stato ricevuto a Damasco insieme agli altri leader dell’estrema destra europea ed ha fondato l’Alliance for Peace and Freedom, che può contare su alcuni europarlamentari. Quanto a CasaPound, è l’anima italiana del Fronte Europeo per la Siria, associazione transnazionale che dal 2013 coordina iniziative a sostegno del regime in molti Paesi del vecchio continente. Nel giugno di quell’anno, il FES, con il sostegno politico e logistico di CasaPound, tentò di organizzare una manifestazione di piazza a Roma, che venne poi trasformata in una riunione in uno spazio occupato da CasaPound, dopo le proteste degli esuli siriani in Italia, di alcuni democratici e antifascisti e di pochi altri. In effetti, a quelle proteste non presero parte le realtà che, solitamente, sono in primissima fila nelle iniziative antifasciste, come i centri sociali o il sindacalismo di base. In quell’occasione, nonostante si fosse in presenza dell’eventualità di una manifestazione internazionale a Roma, promossa da forze apertamente neofasciste e neonazista, la sola reazione degli “antifa” italiani fu un silenzio totale.

FioreSiria
Lo stesso silenzio ha caratterizzato il convegno promosso da CasaPound a fine settembre di quest’anno. Eppure, il parterre dell’iniziativa non avrebbe potuto essere più esplicito: dal veronese Franco Nerozzi al belga Ruben Rosiers, fino al romano Alberto Palladino, meglio conosciuto come “Zippo”, l’estremismo di destra poteva dirsi decisamente ben rappresentato.
Il fatto è che sulla Siria e sul regime di Assad le posizioni della destra nazifascista e quelle di grandissima parte della “sinistra” radicale coincidono. Questa realtà – facilmente riscontrabile da chiunque abbia voglia di leggersi in parallelo i documenti di CasaPound e quelli degli “antimperialisti” – comporta l’inconveniente della difficoltà di mobilitarsi contro chi, sostanzialmente, pensa e dice esattamente quello che pensi e dici tu. Ci vorrebbe Maurizio Crozza per descrivere una situazione come quella di due schieramenti che si fronteggiano minacciosamente mentre entrambi gridano gli stessi slogan a favore del regime.

bassotti

In occasione del convegno “Mediterraneo solidale”, poi, si sono aggiunti altri motivi di imbarazzo. Il primo era l’annunciata presenza al convegno di un dirigente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Maher Al Taher, presenza che poi si è rivelata una bufala, perché lo stesso Al Taher ha smentito seccamente di aver mai accettato l’invito a partecipare, mettendo anche in guardia contro i tentativi di coinvolgere la resistenza palestinese in simili iniziative.
Il secondo motivo di imbarazzo era dato dalla partecipazione di due alti esponenti del movimento libanese sciita Hezbollah, Rima Kakhri, membro del Consiglio Politico del movimento islamista, e Ammar Al Moussawi, responsabile relazioni internazionali di Hezbollah. E qui bisogna andare in profondità.
Per un lunghissimo periodo, il movimento libanese è stato oggetto di stima e vera e propria ammirazione da parte degli attivisti solidali con il popolo palestinese. Io stesso non nascondo di avere apprezzato la loro determinazione nel contrastare le ripetute aggressioni israeliane nel Libano meridionale, che loro stessi, nell’anno 2000, avevano liberato dall’occupazione di Israele e dei suoi collaborazionisti libanesi. La definizione di “terroristi” che Israele ha sempre scagliato contro di loro mi è sempre apparsa come un volgare espediente propagandistico e una mistificazione, buona per la hasbara, ma lontanissima dalla verità.
Lo schieramento di Hezbollah a sostegno del dittatore siriano ha cambiato per molti – me compreso – il punto di vista e l’opinione. Se si eccettuano alcuni episodi isolati e subito circoscritti, da dieci anni fra Hezbollah e Israele regna la calma, nonostante Israele continui ad occupare le Fattorie di Sheba, l’ultimo lembo di territorio libanese in suo possesso e che costituisce il motivo, anche giuridico, della permanenza in essere della “resistenza” in Libano. Al contrario, Hezbollah ha inviato migliaia di miliziani in Siria, a combattere insieme al traballante esercito del dittatore, miliziani sciiti che si muovono nell’ottica del jihad contro i sunniti, avendo messo da parte quello contro i sionisti. Non è necessario un acume eccezionale per intuire quali conseguenze questo abbia nell’accentuazione del carattere settario e confessionale delle vicende in corso, anche senza voler entrare nel merito delle accuse di violenze, torture e massacri contro popolazioni civili mosse agli uomini di Nasrallah in Siria.
Per gran parte degli attivisti “antimperialisti” e “filopalestinesi” italiani, invece, il fatto che Hezbollah, nello stesso momento in cui manteneva l’appeasement con il “nemico sionista”, entrava in guerra contro altri Arabi, non ha rappresentato alcun motivo di scandalo. Anzi, più di uno ha gioito per questa scelta, inquadrandola come un fraterno aiuto alla resistenza del regime “antimperialista” di Assad contro la sedizione fomentata da U.S.A., N.A.T.O., C.I.A., Mossad, petromonarchie arabe, in una inusitata rivisitazione del complotto che qualcuno ha definito demo-pluto-pippo-e-paperino.

fakhri khrais de candia
La partecipazione di Hezbollah ad un convegno promosso da CasaPound, però, deve essere apparsa eccessiva anche a qualche “antimperialista”, al punto che il giornale on line della Rete dei Comunisti, Contropiano, in un articolo pubblicato pochi giorni prima del convegno, si augurava che Hezbollah seguisse l’esempio dei Palestinesi del Fronte Popolare, rifiutando l’invito. Come era facilmente prevedibile, non solo Hezbollah non ha seguito l’esempio del FPLP ed ha inviato i suoi due alti rappresentanti al convegno dei “fascisti del III Millennio”, ma ha fatto di peggio.
Nel suo intervento, il responsabile di Hezbollah per le relazioni internazionali, Ammar Al Moussawi, ha comunicato che il movimento aveva ricevuto delle critiche “perché Hezbollah partecipa ad un evento organizzato da movimenti di destra”, asserendo di fronte alla platea di fascisti che “Quando parliamo di Palestina, Siria etc parliamo un linguaggio comune quindi non troviamo proprio nessuna distanza tra noi e voi”. Un discorso iniziato con questa premessa non poteva che concludersi con il fatidico “Vi prometto che comunque noi vinceremo!”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del Presidente della Comunità Siriana in Italia, Jamal Abo Abbas, che ha iniziato così il suo discorso: “Anche a me è stato chiesto perché sono venuto al vostro convegno, ma io ho risposto che vado dove si combatte per la mia causa, e sapete cosa ho aggiunto? Che sono un fascista siriano!”. Non che ci fosse qualche dubbio in proposito, vista la sua assidua frequentazione delle sedi di CasaPound e di altri movimenti di estrema destra, ma l’outing di Abo Abbas mostra sicuramente il pregio della chiarezza.

Chi avesse voglia di leggersi tutti gli interventi del convegno, può trovarli sulle pagine Facebook di Solidaritè Identitès e de Il Primato Nazionale, che li hanno pubblicati praticamente in diretta. Quello che qui interessa evidenziare è lo stato di vita apparente in cui vegetano la sinistra ed anche i movimenti in Italia, stato comatoso di cui l’identità di vedute con l’estrema destra sulle vicende internazionali rappresenta il segnale più allarmante. L’aperta ostilità di alcuni nei confronti delle rivoluzioni arabe fa il paio con l’opportunismo inconcludente di chi non aderisce alla teoria delirante del complotto demo-pluto-pippo-e-paperino, ma si guarda bene dall’assumere una qualsiasi iniziativa, anche minima, di solidarietà con le popolazioni vittime di una repressione bestiale, di dittatori ancora più infami di quelli rovesciati dalle primavere del 2010 – 2011, di forze oscure e reazionarie che fanno comodo un po’ a tutti, a partire da quello “Stato Islamico” che tutti indicano come legittimo bersaglio di operazioni militari e terroristiche condotte contro altri obiettivi: la Turchia dice di colpire l’Isis mentre bombarda i Curdi e la Russia afferma di fare la guerra all’Isis mentre stermina combattenti dell’opposizione siriana e civili in zone da cui l’Isis è lontano centinaia di chilometri.
Se gli “antimperialisti” si sono smascherati per il loro ormai palese idem sentire con la peggiore destra nazifascista e i “pacifisti” tacciono perché anche per loro è saltato l’abituale schema binario “U.S.A. cattivi – nemici degli U.S.A. buoni”, c’è da chiedersi che fine abbia fatto anche quella sparuta minoranza di internazionalisti per i quali l’analisi e l’azione si fondano sulle dinamiche sociali, sui movimenti di classe e di popolo, sul concetto stesso del diritto all’autodeterminazione e sulla solidarietà con chi lotta per la libertà e la dignità. Siamo solo all’inizio di ottobre, è un po’ presto per andare in letargo.

da https://vicinoriente.wordpress.com

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