Simone Giusti, vescovo di Livorno, razzola male e predica peggio

Giusti mc donaldNon è ancora disponibile in rete lo scambio di battute tra il vescovo di Livorno Simone Giusti e il giornalista di un’emittente locale, in occasione della festa cristiana del Natale.

Lo scambio di battute svela l’atteggiamento del capo locale della Chiesa cattolica, autorevole esponente di quella organizzazione, di fronte alla crisi, alla politica degli investimenti e alle ideologie che ostacolerebbero il pieno dispiegarsi dei benefici effetti della crisi economica.

E’ curioso che l’attacco alle ideologie in nome del fare venga da uno che vive della vendita di illusioni all’ingrosso e al minuto, e l’apologia del fare venga dal capo di quell’organizzazione condannata a pagare milioni di tasse comunali evase nel corso degli anni.

Le parole del vescovo sono piene di quei luoghi comuni che formano l’ideologia borghese, quell’economia politica che nasconde il reale rapporto di sfruttamento dell’uomo sull’uomo dietro i rapporti fra cose, le statistiche e i grafici. Anche a Livorno la ripresa ci sarebbe, a partire dal porto, ed è quindi l’ora di lasciare da parte le posizioni “ideologiche” (ancora!) e sostenere lo sforzo delle istituzioni per investire nel porto di Livorno; allo stesso modo non c’è più niente da attendersi dall’imprenditoria pubblica, e bisogna affidarsi a quella privata, riconoscendo il ruolo sociale dell’imprenditore che “crea” lavoro; naturalmente per questo ruolo deve avere un adeguato e lauto guadagno, e via dicendo. L’eminente pastore dei pecoroni cattolici naturalmente razzola male: quando parla ai lavoratori dell’AAMPS (l’azienda di nettezza urbana) dovrebbe ricordare non solo come la loro attuale situazione sia frutto degli errori della “politica” (l’attuale giunta Nogarin), ma che essi sono provocati dalle malversazioni delle giunte che l’hanno preceduta e soprattutto se la Chiesa livornese pagasse le tasse comunali finora evase, il Comune potrebbe avere a disposizione le risorse finanziarie per ricapitalizzare l’AAMPS senza penalizzare i servizi sociali.

Ma Simone predica anche peggio: l’attuale mancanza di lavoro sul porto è provocata dalla crisi generale dei traffici, e non si capisce come l’aumento delle banchine e dei fondali potrebbe ovviare a questo fenomeno mondiale, a parte arricchire i soliti speculatori legati ai carrozzoni politici; la mancanza di lavoro è causata soprattutto dagli straordinari fuori legge imposti ai portuali, all’uso di personale non idoneo. Tutto ciò provoca la mancanza di lavoro per i dipendenti delle agenzie interinali che dovrebbero sopperire ai picchi di lavoro e fanno solo pochi di quei turni ai quali avrebbero diritto.

Dalle nebbie della metafisica alle miserie dell’economia politica, la Chiesa conferma il suo ruolo a difesa della proprietà privata che permette l’esistenza di quei poveri su cui specula da duemila anni.

Ricordatevene quando date l’otto per mille…

Tiziano Antonelli, da http://www.senzasoste.it/

27 dicembre 2015

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