In risposta alla Saccardi: lettera aperta sulla sanità Toscana

Lettera aperta sulla Sanità Toscana

Anziché compilare il questionario, sento il bisogno di rispondere pubblicamente alla lettera dell’Assessore Saccardi che viene consegnata a tutti quelli che una volta si chiamavano pazienti della Sanità Toscana relativamente alla loro “esperienza” e alle loro “opinioni sulla qualità dell’assistenza ricevuta durante il ricovero in ospedale.

Sono un  baby boomer nato nel ’45 e, dopo qualche anno da emigrante, sono entrato, al contempo come studente e come lavoratore, nell’ Ospedale Fraticini di Firenze. In seguito mi sono specializzato in Logopedia, divenendo Terapista della Riabilitazione, Responsabile del settore di Terapia delle Afasie dell’Ospedale e Docente alla Scuola per Terapisti della Riabilitazione. Erano gli anni della riforma Mariotti – allora ministro della Sanità – e insieme a tanti come me, a figlie e mogli di contadini del Mugello e a qualche giovane Dottore abbiamo concorso all’invenzione della Riabilitazione in Geriatria. Se quell’Ospedale esistesse ancora, sarebbe un modello per tanti aspetti a partire da quello di cui si sente maggiormente la mancanza oggi: l’esplicita, sistematica, pianificata e intenzionale collaborazione attiva tra operatori di ogni livello e malati.

Purtroppo ho dovuto recentemente frequentare come “cliente” – così saremo presto chiamati! – e come familiare gli ospedali di Pistoia, Firenze, San Marcello Pistoiese e di Figline. Nonostante ogni volta che entro in una struttura sanitaria mi spogli volutamente del mio passato professionale, non posso fare a meno di notare numerose criticità. In particolare, il mancato coordinamento delle attività, il deficit di organizzazione e di comunicazione tra operatori di ogni livello e malati raggiungono livelli tragici. Tutto questo contribuisce a generare una latente e costante condizione di disagio e aggressività tra operatori e malati, un relazione che, invece, avrebbe bisogno di tutt’altro sfondo emotivo. C’è da riconoscere che a questa condizione fanno parzialmente eccezione i due piccoli ospedali periferici precedentemente citati.

L’attuale modello socio-economico fondato sulla concorrenza e sulla competizione esasperata, sui definanziamenti e i tagli alla spesa pubblica e avente come inevitabile orizzonte di arrivo la privatizzazione, genera enormi danni, non solo in Sanità, ma in tutti gli aspetti del vivere, financo – ed è l’aspetto peggiore –, a dimostrazione della sua pervasività, nel modo di pensare delle persone e nelle relazioni interpersonali. A me pare evidente che ad essere malata non è solo la Sanità ma, lo sono soprattutto una politica e una società che seguono questo modello. E non dobbiamo cascare nel tranello, cedere al riflesso condizionato, di additare la crisi come responsabile di queste scelte; lasciamolo fare agli imbarazzanti politicanti! Ci sono stati, ci sono e potranno esserci modelli economici e sociali diversi dall’attuale; dobbiamo avere il coraggio di cambiare e la crisi, in quanto tale, offre un contesto perfetto per questo – chiaramente non facile – compito! Le lettere degli Assessori invece non servono che a sponsorizzare il nuovo modello sanitario e fare propaganda politica a loro favore. Leggerla una volta uscito dalle recenti esperienze ospedaliere, mi ha reso ancora più evidente che abbiamo bisogno di tutt’altro!

Mansueto Visani

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