Storia del pensiero scientifico e filosofico – Di Ludovico Geymonat

Abbiamo trovato in rete i pdf di una delle principali opere di Ludovico Geymonat, li pubblichiamo nella speranza che qualcuno, effettivamente, possa scaricarseli, leggerli e diffonderli a sua volta. Buona lettura. (ci segnalano anche questo link)

L.Geymonat – Storia del pensiero filosofico e scientifico – Vol. 1

L.Geymonat – Storia del pensiero filosofico e scientifico – Vol. 2

L.Geymonat – Storia del pensiero filosofico e scientifico – Vol. 3

L.Geymonat – Storia del pensiero filosofico e scientifico – Vol. 4

L.Geymonat – Storia del pensiero filosofico e scientifico – Vol. 5

L.Geymonat – Storia del pensiero filosofico e scientifico – Vol. 6

L.Geymonat – Storia del pensiero filosofico e scientifico – Vol. 7

L.Geymonat – Storia del pensiero filosofico e scientifico – Vol. 8

L.Geymonat – Storia del pensiero filosofico e scientifico – Vol. 9

L.Geymonat – Storia del pensiero filosofico e scientifico – Vol.10

IL FILOSOFO, LO STORICO DELLA FILOSOFIA, IL PROFESSORE. LO STUDIOSO

Per chi non ha mai avuto un approccio agli studi filosofici, il nome di Ludovico Geymonat è quello di un Carneade, al contrario intere generazioni di studenti di filosofia (ma non tutti) conoscono almeno il nome di Ludovico Geymonat, avendo avuto frequentazione con i suoi libri almeno a livello universitario, altri alle scuole medie superiori (classico e scientifico) hanno studiato sull’opera minore di Geymonat, il famoso manuale intitolato “Storia del pensiero filosofico e scientifico” ad uso dei licei.
E’ opportuno questo richiamo perchè con il titolo di “Storia del pensiero filosofico e scientifico” si fa riferimento, in questo articolo , all’opera maggiore che consta di 11 volumi ed è stata edita da Garzanti libri per la collana “Collezione maggiore”
I volumi usciti dal 1970 al 1975 sono sei:

Vol. I- L’antichità – il medioevo
Vol. II – Il Cinquecento – il Seicento
Vol. III- Il Settecento
Vol IV – L’Ottocento
Vol. V – Dall’Ottocento al Novecento
Vol VI – Il Novecento

I volumi aggiuntivi rispetto all’edizione del 1975 sono degli aggiornamenti sul Novecento, l’ultima edizione è stata pubblicata nel 1997.

Ludovico Geymonat è morto nel 1991, i volumi pubblicati postumi sono stati curati da studiosi del pensiero filosofico che hanno mantenuto l’impostazione del grande maestro.

Dovendo parlare dell’opera è opportuna questa distinzione in quanto vi sono in giro numerose edizioni datate mentre nel tempo la grande opera enciclopedica di Geymonat si è arricchita di preziosi contributi ed è tuttora un prezioso punto di riferimento .

Quando nasce la storia della filosofia come disciplina? Possiamo dire che la disciplina è sempre esistita sin dal momento in cui l’uomo ha incominciato a filosofare, gli stessi “Dialoghi” di Platone sono storia della filosofia perchè includono il pensiero di Socrate e rappresentano un esempio di ricostruzione del pensiero del filosofo da parte di un altro filosofo. Non è quindi eccessivo definire Platone come il primo storico della filosofia e come il primo interprete delle teorie filosofiche esposte prima di lui.
Diceva Hegel che le opere dei filosofi non li hanno seguiti nelle tombe e che ogni periodo ha avuto la sua filosofia, possiamo aggiungere con molta umiltà che ogni epoca ha avuto i suoi interpreti delle filosofie passate.

Geymonat può essere definito l’interprete della filosofia che ha seguito metodologicamente l’impostazione enciclopedica dell’illuminismo e che ha interpretato il pensiero filosofico secondo le categorie del marxismo.
Geymonat era un razionalista, uomo di scienza e nel contempo filosofo della scienza, fu sua la prima cattedra di Filosofia della scienza istituita a Milano nel 1956.
Proprio la sua formazione lo portò a concepire la storia delle idee filosofiche strettamente congiunta a quella del pensiero scientifico ed è questo il fatto che segna lo stacco rispetto ad altri modi di vedere la filosofia per esempio come supremo rimedio contro il dolore ma nello stesso tempo la sua impostazione razionalista lo portò ad essere un autentico interprete della filosofia come “epistème” in cui sono svelati il Senso e l’Origine del divenire che si deve liberare dalla protezione dell’immutabile.
Geymonat era convinto che non ci poteva essere sviluppo sociale senza progresso tecnologico, probabilmente non aveva tutti i torti quando invitava ad abbandonare le elucubrazioni metafisiche ma c’è da dire che proprio in ambito filosofico sono nate tutte quelle perplessità verso le “magnifiche sorti e progressive” e a quali insidiosi vicoli ciechi possa portare l’eccessiva fiducia nel positivismo logico che non è in grado di esaurire le domande che da sempre assillano l’uomo.

Se si esamina la struttura dell’opera si noterà che il pensiero filosofico che va dalle origini al Seicento è concentrato in due volumi, mentre è ampia la parte che riguarda la storia del pensiero filosofico che incomincia ad avere una sua fisionomia sempre più antimetafisica a partire dall’affermarsi del cosiddetto “metodo scientifico”.
Ampia è anche la parte dedicata alla scienza e linguaggio nel XX secolo e in particolare tutto ciò che concerne il dibattito epistemologico a partire da Karl Popper; Geymonat fu profondamente influenzato dal pensiero di Karl Popper e il metodo che seguì anche negli studi filosofici fu strettamente popperiano ritenendo che in filosofia si dovessero tenere disitinti il piano della scienza da quello della metafisica.
Geymonat non sopportava la filosofia idealista e fu strenuo oppositore di Gentile e Croce, da questo punto di vista, pur con tutti i suoi limiti, Geymonat fu un filosofo proiettato verso la modernità e la sua visione, il suo modo di vedere le cose era sempre proiettato a distinguere anche in campo filosofico ciò che è vero da ciò che è falso.
In base a questi presupposti la sua storia della filosofia è prima di tutto un’interpretazione della logica che è propria di ciascuna teoria filosofica, senza voler ridurre schematicamente il significato delle molte interpretazioni avanzate da Geymonat, possiamo concludere dicendo che la sua riflessione filosofica sul linguaggio e sulla scienza ha contribuito ad espandere illimitatamente l’ approccio scientifico a questioni che tuttavia continuano ad essere irrisolte.

Quello che rimane apprezzabile è invece il rigore scientifico, l’impianto metodologico e l’aver indicato gli strumenti operativi d’indagine..il che non è poco.

L’opera è un’opera di consultazione, uno strumento ausiliario di studio che ha il pregio di dare ampio spazio al pensiero scientifico che ha ereditato la posizione centrale che la filosofia aveva nel passato.

Ludovico Geymonat

Ludovico Geymonat

Ludovico Geymonat (Torino, 11 maggio 1908 – Rho, 29 novembre 1991) è stato un filosofo, matematico e epistemologo italiano, uno tra più importanti del Novecento.

Nacque a Torino da Giovanni Battista, un geometra liberale e antifascista di origini valdesi e da Teresa Scarfiotti, una donna cattolica molto devota. Frequentò la scuola privata del Divin Cuore e poi l’Istituto Sociale, un liceo classico torinese gestito dai gesuiti, dal quale fu espulso l’ultimo anno di corso a causa di un tema su Giovanna d’Arco non in linea con l’ortodossia cattolica e così conseguì la maturità nel Liceo classico Cavour nel 1926.

Si laureò all’Università di Torino in filosofia nel 1930 con la tesi Il problema della conoscenza nel positivismo, discussa con il professor Annibale Pastore, e in matematica nel 1932, discutendo con Guido Fubini la tesi Sul teorema di Picard per le funzioni trascendenti intere. La sua scelta di unire, nella sua ricerca, filosofia e scienza, tenute separate in Italia dall’imperante cultura idealistica del tempo, quella gentiliana che, con la sua riforma della scuola, aveva privilegiato la cultura umanistica, e quella crociana, con la sua concezione svalutativa della scienza, creatrice, ad avviso del filosofo abruzzese, di pseudoconcetti, mostra l’apertura europea delle prospettive di ricerca intravista allora da Geymonat e la sua estraneità al provincialismo culturale italiano.

Un rifiuto che egli estese anche alla politica del regime allora dominante: assistente di analisi algebrica nell’Università di Torino ma avversario del fascismo, rifiutò l’iscrizione al partito fascista – cioè di prendere la cosiddetta tessera del pane – vedendosi così preclusa la possibilità di una carriera accademica o di insegnamento statale. Si avvicinò altresì al filosofo piemontese Piero Martinetti, non tanto per comunanza di prospettive filosofiche quanto per averlo riconosciuto un esempio di impegno civile e morale, essendo stato il Martinetti tra i pochissimi professori universitari a rifiutare il giuramento di fedeltà al Fascismo. Nel 1934 andò a in Austria per approfondire la filosofia neo-positivista del Circolo di Vienna diretto da Moritz Schlick, lo stesso anno in cui pubblicava La nuova filosofia della natura in Germania: a quell’esperienza seguì lo scritto del 1935 Nuovi indirizzi della filosofia austriaca.

Nel 1938 sposò Virginia Lavagna, dalla quale ebbe cinque figli, e dal 1940, iscritto clandestinamente al Partito comunista, si guadagnò da vivere insegnando matematica nella scuola privata «Giacomo Leopardi» di Torino, dove Cesare Pavese insegnava italiano. Nel periodo della seconda guerra mondiale, con il nome di battaglia Luca fu partigiano in Piemonte nella 150ª Brigata Carlo Pisacane e, dopo la Liberazione, assessore comunista al Comune di Torino dal 1946 al 1949 quando, vinto il concorso a cattedra, Geymonat fu nominato professore straordinario di filosofia teoretica all’Università di Cagliari. Dal 1952 al 1956 fu ordinario di storia della filosofia all’Università di Pavia, successivamente dal 1956 al 1978 tenne all’Università di Milano la prima cattedra di filosofia della scienza istituita in Italia. Partecipò alla fondazione del Centro di Studi metodologici di Torino. Nel 1963 iniziò a dirigere la collezione di classici della scienza della casa editrice Utet di Torino. Negli stessi anni fu direttore del comitato di redazione dell’Enciclopedia della scienza e della tecnica.
Morto nel 1991, è sepolto a Barge, in provincia di Cuneo

Geymonat ebbe uno stile di pensiero razionalista. La sua opera può essere inquadrata nel filone del neopositivismo (ebbe diversi contatti con il Circolo di Vienna), da lui rielaborato nell’ottica della tradizione marxista.

In ogni caso si deve a lui l’introduzione in Italia delle opere epistemologiche di Karl Popper e dei suoi critici, come Thomas Kuhn.

Nell’evoluzione del suo pensiero si possono tracciare due fasi: nella prima egli approfondisce temi tipici del neopositivismo, mentre nella seconda si sforza di analizzare la realtà oggettiva ed a questo scopo utilizza concetti caratteristici del materialismo dialettico.

Notevole la sua interpretazione della concezione della matematica di Galileo Galilei come strumento d’interpretazione della realtà.

Incantevole anche il suo lavoro di alta divulgazione del pensiero scientifico. Il suo manuale di storia della filosofia per i licei fu adottato in modo diffuso.

Politicamente fu vicino inizialmente al Partito Comunista Italiano, da cui si allontanò poi per aderire a Democrazia Proletaria e successivamente ai movimenti che diedero vita al Partito della Rifondazione Comunista.

Come matematico egli ha compiuto alcune ricerche sul teorema di Picard e sul teorema di Carathéodory per le funzioni armoniche. Si occupò inoltre dei fondamenti della probabilità.

Fu un costante promotore e divulgatore delle iniziative correlate alla filosofia della scienza, anche per quello che riguarda le scienze applicate.

Nell’opera Saggi di filosofia neorazionalistica del 1953, Geymonat spiegò che un’indagine efficace della realtà, poteva essere svolta solamente tramite lo strumento della ragione non dogmatica. Per fare questo l’autore propose di scarnificare la razionalità di ogni verità e da ogni sistema di riferimento assoluti. Il neoilluminismo, capeggiato da Nicola Abbagnano e coinvolgente numerosi altri intellettuali italiani, rappresentò per Geymonat il nuovo corso del razionalismo, che avrebbe dovuto accogliere i metodi e i risultati delle ultime ricerche scientifiche, perseguendo un duplice obiettivo: da un lato l’umanizzazione della scienza e una concretizzazione della filosofia, dall’altro l’utilizzo di un’impostazione storicistica al posto di quella metafisica, dove per storicistica Geymonat intese l’analisi, priva di pregiudizi e di preconcetti della storia e della struttura dei modelli scientifici.

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