La contestazione studentesca alle prove INVALSI

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Anche quest’anno siamo giunti in prossimità del consueto appuntamento con i test INVALSI: il 12 Maggio, infatti, le seconde di tutte le scuole superiori si troveranno sul banco i due test di italiano e matematica e un “portfolio dello studente”.

Ma ripercorriamo un po’ le tappe della storia delle INVALSI:
Nel 2007 furono introdotte per la prima volta a titolo statistico, per poi essere introdotte nell’esame di terza media nel 2009. Fu infine con la riforma Gelmini che nel 2012 vennero rese obbligatorie per le seconde classi delle scuole superiori.
Cosa sono le INVALSI?
Intanto sveliamo l’acronimo: Istituto Nazionale di VALutazione del Sistema di Istruzione. Le prove consistono in due test a crocette, uno di matematica e uno di italiano, uguali per tutte le scuole senza distinzione tra indirizzo, liceo o istituto, e un “questionario dello studente” dove si richiede ai ragazzi di rivelare informazioni strettamente private quali la condizione economica e il reddito familiare, abitudini comportamentali e sociali.
Ma veniamo al dunque: le INVALSI sono test basati sul modello di scuola anglosassone, in cui lo spazio all’espressione libera e critica dello studente è decisamente limitato. Infatti i test a crocette richiedono un metodo di soluzione meccanico basato sulla logica dell’ottenimento del miglior risultato in un tempo molto limitato che non concede la possibilità di ragionare realmente sui quesiti. Non a caso la direzione, rafforzata dalla riforma della Buona Scuola, che sta prendendo il mondo dell’istruzione tende fortemente verso un’istruzione nozionistica, sterile, che non stimola al ragionamento critico e non produce cultura, bensì vuole fornire allo studente le conoscenze necessarie ad una rapida e fruttuosa immersione nel mondo del lavoro, che, dominato dalla logica del profitto, del risultato migliore nel minimo tempo, richiede efficienza, disciplina e asservimento al compito richiesto.
Sulla base dei risultati delle INVALSI, vengono poi distribuiti i finanziamenti: alle scuole con una media di risultati più elevata verranno concessi più fondi, ma considerando che esse sono le stesse sia per i licei che nei tecnici, i risultati non saranno certo una sorpresa: chiaramente nei licei, soprattutto classici e scientifici, le prove saranno migliori rispetto a istituti i cui programmi di italiano e matematica sono meno approfonditi. Ciò inevitabilmente produce un divario economico fra le due tipologie di scuola, alimentando in maniera palese il divario fra scuole di “serie A e serie B”, scatenando così una logica fortemente competitiva ad ogni livello: da competizione fra istituti a competizione fra studenti stessi, spinti all’ottenimento di risultati migliori degli altri. Tale divario si riflette inevitabilmente in un’ottica fortemente classista: essendo gli istituti tecnici e professionali frequentati principalmente da studenti provenienti da classi sociali meno abbienti, il meccanismo produrrà una differenza qualitativa dell’istruzione che andrà di pari passo con la condizione economica dei ragazzi, selezionando dunque scuole caratterizzate da ben definite composizioni sociali.
È poi da ‘ringraziare’ la Buona Scuola se la competizione si estende anche ai docenti:
i presidi sceriffo ambiziosi di ottenere i finanziamenti per le proprie scuole e in possesso del potente strumento di ricatto che è il “bonus” stipendiale attribuito dal consiglio di valutazione (in cui comunque ogni decisione definitiva spetta al dirigente) spingeranno insistentemente gli insegnanti a calibrare la loro didattica sul modello dei test, di modo da abituare fin da subito gli studenti a ottenere buoni risultati. La libertà di insegnamento la possiamo dunque considerare scomparsa, in favore di un clima ancor più competitivo in ogni settore dell’istruzione. Al fine di un’analisi completa però, non dobbiamo dimenticarci che i professori sono tenuti anche a completare dei fittissimi programmi ministeriali che inevitabilmente vengono trattati in maniera rapida e superficiale per lasciare spazio agli “allenamenti” per le invalsi, che rendono quindi difficile la metabolizzazione degli argomenti portando gli studenti ad uno studio pressoché inutile e volto non tanto alla crescita personale, quanto più al conseguimento del voto minimo sufficiente.
Al di là della distribuzione dei fondi, la standardizzazione dei test ha effetti anche sulle differenze personali degli studenti: non tengono minimamente conto delle capacità orali, espressive o di scrittura non permettendo chiaramente una valutazione oggettiva del livello di istruzione; per non parlare degli studenti con disturbi dell’apprendimento, per i quali non sono previsti strumenti di sussidio o comunque variazioni funzionali alla agibilità al test. Nei casi più gravi gli vengono addirittura preclusi.
Infine non va trascurata la terza parte del pacchetto INVALSI: il “portfolio dello studente”. Esso risulta in tutto e per tutto una schedatura del ragazzo al quale vengono richieste informazioni che minano la privacy, ma non c’è da stupirsi dato che già sono ampiamente contenute nel registro elettronico, funzionale strumento di controllo, così come il codice che collega i test al numero di registro di ogni singolo ragazzo, quando invece le prove dovrebbero essere (e vengono definite in maniera ridicola) anonime.Nel percorso di riforme che il governo Renzi ha messo in atto, le INVALSI non sono altro che un ulteriore passaggio coerente con il Jobs Act, il modello Expo, la Buona Scuola, i tirocini obbligatori e ogni altro tassello di un quadro che inclina il mondo della formazione verso quello del lavoro sulla base di meritocrazia, competizione e logica del mercato, minando sempre più alla scuola pubblica per come dovrebbe essere intesa e alla formazione di uomini coscienti e pensanti.
E’ per questo che sentiamo la necessità di contrastare questo percorso, partendo subito, il 12 Maggio, dal boicottaggio delle INVALSI.
Ma come boicottarle? Ci sono due metodi fondamentali:
A scuola:
Coprendo o strappando il codice identificativo dello studente
Lasciando bianche tutte le caselle di ogni domanda
Scrivendo, disegnando, attaccando adesivi sui fogli dei test
Questi metodi sono validi, ma non è raro subire intimidazioni o ricatti di note disciplinari, sospensioni o punizioni se messi in atto, vi è dunque un’altra opzione:
Non entrare a scuola il giorno delle prove!
L’impatto politico che può avere un’affluenza molto scarsa o addirittura nulla degli studenti di seconda il 12 maggio è enorme. Invitiamo dunque tutti i collettivi delle scuole e gli studenti che riconoscono nelle INVALSI uno strumento che mina la libertà di insegnamento, la possibilità di esprimere dissenso e critiche, la formazione personale e culturale dei ragazzi, e, più in generale la scuola pubblica, a parlarne nei propri istituti, organizzare assemblee, iniziative, dibattiti sul tema, affinchè il boicottaggio dei test risulti incisivo e deciso.LE MENTI NON SONO VASI DA RIEMPIRE MA FUOCHI DA ACCENDERE.
IL 12 MAGGIO BOICOTTA LE INVALSI!

#5MAGGIO: LAVORATORI DELLA SCUOLA SCIOPERANO IN TUTTA ITALIA

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