Il Collettivo del liceo Castelnuovo sull’alternanza scuola lavoro

Ecco l’ultimo comunicato che abbiamo prodotto e distribuito nelle classi prima dell’inizio dei percorsi di alternanza scuola-lavoro.

ALTERNANZA SCUOLA LAVORO

A seguito di un episodio (di cui parleremo più in là nel comunicato) avvenuto nella nostra scuola legato all’alternanza scuola-lavoro ci siamo soffermati a riflettere su questo argomento, trattato anche l’anno scorso nell’ambito delle proteste contro la riforma della Buona Scuola.
Cos’è l’alternanza scuola-lavoro? È quel periodo di tempo che uno studente trascorre all’interno di un’azienda, associazione o quant’altro come periodo di “formazione” e “sviluppo di abilità manuali”. Quest’alternanza è stata introdotta da vari anni all’interno delle strutture scolastiche, ma con la riforma della Buona Scuola è stata ancora più valorizzata e ingigantita, in quanto è stato fissato un minimo di 200 ore obbligatorie di alternanza per i licei e di 400, sempre obbligatorie, per gli istituti, da svolgersi nell’arco del triennio. La riforma propaganda l’importanza dell’alternanza scuola-lavoro, in quanto serve a dare agli studenti delle capacità manuali, che spesso non possiedono, necessarie per inserirsi al meglio nel mondo del lavoro agli studenti… noi la vediamo in un altro modo.

La scuola deve formare futuri cittadini o futuri lavoratori? Per come la vediamo noi, e per come è da decenni a questa parte, la scuola serve a formare futuri cittadini, pensanti e con una propria coscienza critica; l’alternanza scuola-lavoro pone invece al centro la formazione di futuri lavoratori. Questo atteggiamento fa sì che lo studente sia assoggettato fin dagli anni della formazione alle logiche di mercato e con lui tutto il sistema scolastico, cambiando quindi l’obiettivo dell’educazione che diventerà quello di educare lo studente a essere un bravo lavoratore, obbediente e disposto a fare tutto ricevendo poco in cambio. Perchè poco? Perchè l’alternanza scuola-lavoro non prevede alcuna retribuzione nei confronti dello studente, che diventa di conseguenza un lavoratore sfruttato a tutti gli effetti. Non ci stupisce che la messa in risalto dell’alternanza scuola-lavoro avvenga in un momento storico in cui il superamento della crisi è uno degli obiettivi principali per i governi: cosa c’è di più conveniente per le aziende di milioni di piccoli e obbedienti lavoratori plasmabili nel modo che più si preferisce, che non si lamentano e che non devono essere nemmeno pagati (il tutto nella totale legalità), rispetto a lavoratori con esperienza per cui bisogna sborsare soldi e che possono creare problemi? Entra in gioco la logica utilitaristica secondo cui il vantaggio personale (in questo caso dell’azienda) è lo scopo ultimo dell’operato dell’essere umano, non importa a discapito di chi. Questa è anche la logica prevalente nel mondo del lavoro in quanto viene accentuata sempre più la competizione e non la collaborazione e la solidarietà tra lavoratori (logica che da qualche anno a questa parte si riscontra ancora di più all’interno degli edifici scolastici e che viene accentuata dalla riforma della Buona Scuola, ma questa è un’altra storia). Inoltre l’alternanza accentua ancora di più la divisione classista della scuola dal momento che l’azienda X andrà a cercare nel prestigioso liceo X non certo futuri impiegati, operai o persone che si “dovranno sporcare le mani”, ma futuri dirigenti, o comunque cariche importanti all’interno dell’azienda; al contrario nell’isitituto tecnico meno prestigioso Y l’azienda andrà a cercare i suddetti futuri impiegati, operai ecc, andando così a confermare ciò che denunciamo da tempo come studenti: lo sviluppo di un sistema scolastico classista e competitivo sia tra i vari tipi di scuole che all’interno degli edifici scolastici. Ecco perché ci schieriamo contro l’alternanza scuola-lavoro.

Ma eccoci arrivati all’episodio che abbiamo accennato all’inizio di questo comunicato.

Come tutti i licei d’Italia quest’anno l’alternanza scuola-lavoro è diventata obbligatoria anche per le classi del Castelnuovo, tra le varie aziende proposte alla scuola c’era la General Electric, che a Firenze ha sede al Nuovo Pignone: questa è la più grande multinazionale diversificata al Mondo, che spazia dall’elettronica, alla finanza, a turbine di varia sorta fino anche alla produzione di armamenti nucleari (fino al 1993) e ad inizio 2016 ha effettuato 6500 licenziamenti a livello Europeo (su un totale di 35000 dipendenti). Da ciò è scaturita la chiusura di un intero stabilimento in Italia che ha fatto sì che ben 236 lavoratori (su un totale di 600) perdessero il lavoro… che questi licenziamenti siano legati ai progetti di alternanza scuola-lavoro? La riposta ci sembra abbastanza ovvia.
Ma torniamo al Castelnuovo. C’è stata una sola sezione che ha aderito al progetto di alternanza scuola-lavoro proposto dalla G.E., guarda caso proprio quella sezione che da tempo è sottoposta a modifiche dell’organico con lo scopo di crearne una “d’elite”. E fin qui tutto più o meno normale, un’azienda privata che propone un percorso di alternanza scuola-lavoro obbligatorio a un liceo pubblico: nulla di strano stando alla riforma della Buona Scuola. Ma soffermiamoci un secondo prima su perchè la G.E. abbia scelto proprio il Castelnuovo come liceo per il suo progetto e soprattutto cosa prevede questo. Innanzitutto il figlio della preside del nostro liceo è (o è stato) un dirigente della G.E., saputo questo la domanda “come mai proprio noi?” ci è sembrata estremamente scontata: il favoritismo che come studenti avevamo previsto l’anno scorso quando uscì il testo della riforma si è verificato pienamente nel caso del nostro liceo. Ma quello che ci ha interessato e fatto indignare maggiormente è stato ciò che proponeva il percorso di scuola-lavoro agli studenti della suddetta sezione.

Il progetto non era un progetto come tutti gli altri, prevedeva infatti un totale di 600 ore (ovvero il triplo rispetto alle usuali 200 per i licei) spalmate nel triennio, sarebbe iniziato 3 settimane prima della fine della scuola (e quindi dell’inizio degli altri progetti di alternanza scuola-lavoro) togliendo quindi ai ragazzi della classe 3a quelle ultime settimane fondamentali per il recupero di materie insufficienti, riducendo il programma o costringendo i professori ad accelerare le loro spiegazioni. L’esame di maturità sarebbe stato modificato e in seguito ad esso sarebbe stato offerto agli studenti un tutor che li avrebbe accompagnati lungo tutto il corso di studi universitari (che si sarebbe dovuto svolgere su determinate materie inerenti agli ambiti della G.E.) . Al termine di questo progetto gli studenti sarebbero stati assunti dall’azienda, quasi sicuramente come figure di alto livello, non certo come impiegati. Un’influenza di questo tipo nei confronti di giovani studenti comporta quasi sicuramente un condizionamento mentale strumentale alla creazione di lavoratori in linea con le politiche e le pratiche di un’azienda, impiegati che si facciano poche domande e pochi scrupoli.

Questo progetto ci è sembrato subito surreale, sia per il divario di ore rispetto ai progetti normali, sia per tutte le modifiche che apportava alla sezione, rendendola di fatto una sezione a parte (“d’elite” appunto, come abbiamo detto prima) in quanto, se il progetto avesse riscosso il successo sperato, sarebbe continuato anche i prossimi anni, con programmi miratamente variati ed esame di maturità diversificato. Apprese le informazioni riguardo al progetto abbiamo iniziato a lavorarci su. Non vogliamo soffermarci sul nostro operato, ma vogliamo riportare un fatto che si è verificato durante questo nostro lavoro: durante un colloquio che abbiamo avuto con la preside proprio per parlare del progetto della G.E. ci siamo sentiti dire che il Castelnuovo non è certo l’unica scuola a fare questo progetto, per esempio lo fa anche l’Istituto Tecnico Meucci, i cui studenti, però, saranno destinati a “lavori più manuali”… ancora dubbi sul classismo che l’alternanza va a accentuare? In più, sempre durante questo colloquio, ci è stato detto che questo progetto darà prestigio e importanza alla scuola, evidenziando così ciò che dicevamo prima sulla logica utilitaristica: l’importante è che la scuola tragga profitto dal progetto (maggior prestigio comporta maggiori iscrizioni, che a loro volta comportano maggiori guadagni per la scuola), poco importa se lo fa a discapito di un’intera sezione e dei suoi alunni. L’epilogo di questa storia è che gli studenti hanno raggiunto un accordo con la G.E. per cui svolgeranno quest’anno le 200 ore obbligatorie, mentre dai prossimi anni potranno decidere se proseguire col progetto o fermarsi e l’esame di maturità non varierà in alcun modo.

Quello che ci interessa non è tanto l’esito di questo episodio, quanto evidenziare come il sistema dell’alternanza scuola-lavoro sia un sistema sbagliato, che promuove una logica competitiva tra scuole, sezioni ed alunni, un sistema che introduce privati all’interno della scuola pubblica, che fa passare in secondo piano l’educazione rispetto alle logiche di mercato, che inculca agli studenti l’idea di obbedienza a un superiore fin dagli anni della formazione, che li rende lavoratori privi di contenuti e non cittadini pensanti e che li introduce al mondo del lavoro quando il lavoro con l’educazione c’entra ben poco. Ecco perché ci schieriamo fortemente contro la scuola-lavoro e contro qualsiasi logica di profitto che sia inserita all’interno del mondo della formazione.

Collettivo Cosmos Castelnuovo

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