Napoli: centinaia di lavoratori in piazza per il reintegro dei 5 licenziati Fiat

foto di SI-Cobas Napoli.LA CLASSE OPERAIA SI RIPRENDE LA PIAZZA

In occasione dell’udienza in Corte d’appello çhiamata a deliberare sul reintegro di Mimmo Mignano, Antonio Montella, Marco Cusano, Massimo Napolitano e Roberto Fabbricatore a seguito dell’oramai divenuto celebre episodio della finta impiccagione di Marchionne in risposta ai veri suicidi degli operai Fiat Peppe De Crescenzo e Maria Baratto, la città di Napoli ha finalmente visto il ritorno sulle strade di una classe operaia combattiva e fiera di non piegarsi ai ricatti e allo squadrismo padronale.

Una piazza che, come accade oramai da anni a questa parte, é stata ravvivata dal protagonismo del movimento dei facchini della logistica che ogni giorno di più si dimostrano soggetto cardine dell’attuale fase dello scontro di classe e chiave di una possibile e quanto mai necessaria ricomposizione delle lotte reali.
In centinaia sono giunti a Napoli da Milano, Bologna, Brescia, Piacenza, Roma sotto le insegne del SI Cobas a manifestare il loro sostegno e la loro fratellanza nei confronti dei licenziati Fiat, rinunciando a ore di lavoro e di salario e sfidando ore e ore di viaggio, in un frangente che vede susseguirsi quotidianamente sciopero e picchetti e all’indomani del tragico omicidio di un loro collega alla Gls di Piacenza.
Altrettanto importante e ben nutrita la presenza del Movimento Disoccupati 7 novembre di Bagnoli, pur alle prese con una difficile vertenza con Comune e Regione e alla vigilia della manifestazione del 23 settembre a Roma in cui potrebbero esserci svolte importanti anche sul tema-lavoro.
Degna di nota anche la partecipazione di un ampia delegazione di lavoratori dell’Acinformatica di Roma, che solo cinque giorni fa hanno organizzato sul loro luogo di lavoro una riuscitissima assemblea con Mimmo Mignano e Ascanio Celestini, e degli operai di Melfi, nonché delegazioni di lavoratori e attivisti di USB e de “Il sindacato è un’altra cosa” provenienti da diversi luoghi di lavoro e varie parti d’Italia.
Il corteo, combattivo e determinato, una volta giunto al tribunale ha inviato un ampia delegazione in aula dove si stava svolgendo il dibattimento.

Non è competenza nostra entrare nel merito della questioni giurisprudenziali, ci limitiamo ad evidenziare quel che per noi è il cuore della questione così come argomentato nell’arringa del nostro legale: mentre la Fiat per mezzo dei suoi avvocati e nel tentativo di tener fuori a tutti i costi i cinque, rasenta l’assurdo nel tentativo di dimostrare una presunta connessione tra la rappresentazione teatrale del suicidio di Marchionne e un non meglio precisato “terrorismo”, il mondo reale ci parla di una fabbrica in cui anche nei momenti più alti di conflittualità sindacale, non è mai stato rotto neanche un vetro!

Attendiamo con ansia la sentenza, prevista nella giornata del 21, ma indipendentemente dal suo esito possiamo dire con certezza che una battaglia i 5 licenziati l’hanno già vinta: quella contro il muro di silenzio alzato dalla Fiat su questa vicenda, sui suicidi operai e sulle barbare condizioni di lavoro all’interno dei suoi stabilimenti.
Questo muro di silenzio è stato rotto grazie alla tenacia di un piccolo gruppo di operai che pur costretto alla fame, ha saputo costruire attorno a se, iniziativa dopo iniziativa, un’ampia rete di solidarietà (testimoniata dalle piu’ di mille firme all’appello per la libertà di satira).

Ora si tratta di riportare la rabbia e la combattività del corteo del 20 all’interno dei reparti Fiat. Il primo, necessario passo è la costruzione di un vero coordinamento di tutti gli operai combattivi del gruppo a livello nazionale.

Perche’ come dimostra la vicenda dei 5 licenziati, l’unica lotta che si perde è quella che si abbandona!

SI Cobas

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