Stop alle 65 ore?

Nel disinteresse più generale (tranne pochi media, la notizia è passata in sordina), l’europarlamento stava per varare un pacchetto di provvedimenti all’interno del quale figurava la possibilità di estendere l’orario di lavoro alle 65 ore settimanali mentre il limite all’interno della Comunità Europea è, ad oggi, di 48 ore. La mozione era passata in seconda lettura ed è stata bocciata ieri con votazione da parte di un’ampia maggioranza contraria. È evidente in che ottica viene venduta dalle organizzazioni sindacali quest’ennesima “vittoria” che non rappesenta altro che un mantenimento di un diritto, per ora inalterato, ma è preoccupante che sia proprio l’europarlamento – sede che in genere viene percepita dalla popolazione come organismo “di garanzia” – ad aver tirato furi dal cappello a cilindro dell’ideologia liberale questa proposta scandalosa… solo poche decine di anni fa i nostri nonni cantavano “se otto ore vi sembran poche”… nel mentre crolla questa ideologia predatoria (ahinoi su se stessa e senza che vi sia nient’altro a premere per uscire) con la scusa di una crisi strutturale spacciata per defaillance, l’europarlamento tenta un colpo di mano e, per ora, fallisce. Ma domani? Se ieri, solo nella nostra piccola terra dei cachi, sono stati cassintegrati 46mila lavoratori FIAT (QUARANTASEIMILA!) e nel prossimo anno saranno licenziati/cassintegrati 600mila (SEICENTOMILA!) altri lavoratori, è evidente qual è la strategia di risposta alla “crisi”: più ore per meno gente con meno soldi. Ma il profitto per loro resta. E la “crisi” ve la dovremmo pagare noi?

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