Quanti morti ancora…

E leggerò sui vostri giornali, domani, che è impossibile qualsiasi processo di pace, gli israeliani, purtroppo, non hanno qualcuno con cui parlare. E effettivamente – e ma come potrebbero mai averlo, trincerati dietro otto metri di cemento di Muro? E soprattutto – perché mai dovrebbero averlo, se la Road Map è solo l’ennesima arma di distrazione di massa per l’opinione pubblica internazionale? Quattro pagine in cui a noi per esempio, si chiede di fermare gli attacchi terroristici, e in cambio, si dice, Israele non intraprenderà alcuna azione che possa minare la fiducia tra le parti, come – testuale – gli attacchi contro i civili. Assassinare civili non mina la fiducia, mina il diritto, è un crimine di guerra non una questione di cortesia. E se Annapolis è un processo di pace, mentre l’unica mappa che procede sono qui intanto le terre confiscate, gli ulivi spianati le case demolite, gli insediamenti allargati – perché allora non è processo di pace la proposta saudita? La fine dell’occupazione, in cambio del riconoscimento da parte di tutti gli stati arabi. Possiamo avere se non altro un segno di reazione? Qualcuno, lì, per caso ascolta, dall’altro lato del Muro?

Ma sto qui a raccontarvi vento. Perché leggerò solo un rigo domani, sui vostri giornali e solo domani, poi leggerò solo, ancora, l’indifferenza. Ed è solo questo che sento, mentre gli F16 sorvolano la mia solitudine, verso centinaia di danni collaterali che io conosco nome a nome, vita a vita – solo una vertigine di infinito abbandono e smarrimento. Europei, americani e anche gli arabi – perché dove è finita la sovranità egiziana, al varco di Rafah, la morale egiziana, al sigillo di Rafah? – siamo semplicemente soli. Sfilate qui, delegazione dopo delegazione – e parlando, avrebbe detto Garcia Lorca, le parole restano nell’aria, come sugheri sull’acqua. Offrite aiuti umanitari, ma non siamo mendicanti, vogliamo dignità libertà, frontiere aperte, non chiediamo favori, rivendichiamo diritti. E invece arrivate, indignati e partecipi, domandate cosa potete fare per noi. Una scuola? Una clinica forse? Delle borse di studio? E tentiamo ogni volta di convincervi – no, non la generosa solidarietà, insegnava Bobbio, solo la severa giustizia – sanzioni, sanzioni contro Israele. Ma rispondete – e neutrali ogni volta, e dunque partecipi dello squilibrio, partigiani dei vincitori – no, sarebbe antisemita. Ma chi è più antisemita, chi ha viziato Israele passo a passo per sessant’anni, fino a sfigurarlo nel paese più pericoloso al mondo per gli ebrei, o chi lo avverte che un Muro marca un ghetto da entrambi i lati? Rileggere Hannah Arendt è forse antisemita, oggi che siamo noi palestinesi la sua schiuma della terra, è antisemita tornare a illuminare le sue pagine sul potere e la violenza, sull’ultima razza soggetta al colonialismo britannico, che sarebbero stati infine gli inglesi stessi? No, non è antisemitismo, ma l’esatto opposto, sostenere i tanti israeliani che tentano di scampare a una nakbah chiamata sionismo. Perché non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l’altro Israele, terzo e diverso, mentre schiva il pensiero unico stretto tra la complicità della sinistra e la miopia della destra.
Mustafa Barghouthi

8/1/09

Un’organizzazione israeliana per i diritti umani, ieri, ha rivelato un altro, drammatico, aspetto della sofferenza dei civili palestinesi nella Striscia di Gaza, vittime del giornaliero olocausto compiuto da Israele, e ha invitato la Croce Rossa a intervenire subito.

La famiglia Hussein al-Aydi è bloccata tra le rovine della propria casa, distrutta: da 4 giorni sta curando i propri feriti con acqua e sale.

L’organizzazione “B’Tselem” ha spiegato che la famiglia di Hussein al-Aydi abita in una zona isolata, nei pressi di Hajar ad-Dik, a metà strada per il valico di al-Mintar, a sud-est della città di Gaza.

Secondo i rapporti, la casa della famiglia è stata bombardata il 3 gennaio: sono stati distrutti il tetto, le porte, le finestre e la rete idrica.

Durante il bombardamento della casa sono stati feriti 6 membri della famiglia: due donne di ottanta anni, sono state colpite alla testa e alla faccia; due ragazzi, feriti in diverse parti del corpo; una ragazza e un bambino di 3 anni.

La famiglia, composta da 20 persone, vive accanto alla casa pericolante. Dal giorno del bombardamento, l’edificio è circondato dai soldati israeliani che continuano gli scontri con la resistenza.

Nel rapporto si legge: “Per il quarto giorno consecutivo, la famiglia è senza riparo, non riesce nemmeno a scappare. Appena tentano di muoversi, l’esercito israeliano sparo loro addosso”.

Il rapporto dell’organizzazione israeliana conferma che la famiglia vive senza luce e senza riscaldamento, con poco cibo – consumano un solo pasto leggero al giorno, composto da un po’ di pane con sale e limone -, bevono l’acqua piovana raccolta in un barile. I contatti con gli al-Aydi avvengono attraverso un cellulare, che Hussein carica con la batteria della sua moto.

I malati soffrono molto, non riescono a muoversi, sui loro corpi si vedono macchie blu, forse a causa di un’emorragia. Poiché mancano le medicine, essi vengono curati dai loro familiari con acqua e sale e qualche calmante, mentre due bambini rischiano di morire per la febbre alta provocata dalle ferite ormai infette.

Attraverso B’Tselem, Hussein al-Aydi lancia un appello al mondo affinché la sua famiglia venga salvata e conferma che l’esercito vieta alle ambulanze di raggiungerli per soccorrere i feriti che stanno morendo lentamente.

Israele ha intensificato in nottata l’offensiva contro la Striscia di Gaza: decine di carri armati nel sud del territorio palestinese e raid aerei contro la città di Rafah. Il ministro degli esteri francese Kouchner, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, non è riuscito ieri ad ottenere un accordo unanime sulla crisi di Gaza in seno alle Nazioni Unite, dove oggi si ritorna a trattare. Benedetto XVI condanna la guerra e dice: Servono nuovi leader per la pace. Oggi due inviati israeliani sono al Cairo per esaminare il piano proposto da Mubarak, ma Hamas lo boccia: “Non è in grado di risolvere la crisi”. Missili katiuscia lanciati su Israele rischiano di aprire il fronte Hezbollah. Colpito convoglio con aiuti umanitari Onu durante la tregua di tre ore, morto l’autista: l’Unrwa sospende le autorità nella Striscia.

14:20 Israele colpisce convoglio Onu con aiuti, morto l’autista

L’aviazione israeliana ha colpito un mezzo delle Nazioni Unite impegnato nella consegna di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza: l’autista del mezzo è rimasto ucciso, secondo quanto confermato da fonti dell’Onu. Il portavoce dell’organizzazione internazionale, Adnan Abu Hasna ha detto che l’incidente ha avuto luogo durante la pausa di tre ore dei bombardamenti, dichiarata da Israele per consentire la consegna degli aiuti. Il mezzo colpito portava le insegne e la bandiera dell’Onu quando è stato colpito nel nord di Gaza.

Oggi 14:56 Premier palestinese: “E’ una nuova catastrofe”

L’elevato numero di perdite palestinesi nell’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza richiama alla memoria la guerra d’indipendenza israeliana del 1948-49. Lo ha ricordato il primo ministro Salam Fayyad. “Siamo di fronte a una catastrofe umanitaria. E’ una nuova al-Nakba” (in arabo “la catastrofe”), ha detto ricordando il termine con cui gli arabi definiscono l’estromissione di buona parte degli abitanti arabi della Palestina dai confini dello Stato d’Israele a partire dal 15 maggio 1948, quando il Regno Unito si ritirò dalla Palestina e Israele secondo il piano di ripartizione contenuto nella risoluzione dell’Onu del 29 novembre 1947

Share Button
Questa voce è stata pubblicata in notizie e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

2 risposte a Quanti morti ancora…

  1. Vince Picklesimer scrive:

    As a Freshman, I am always researching online for SEO articles that can help me get further ahead in search engine technology . Thanks a million for http://www.inventati.org/radiodimassa/2009/01/08/5963!

  2. Numbers Pessin scrive:

    I pay a visit each day a few websites and websites to read content, however this web site offers feature based content.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>