BOMBE AL FOSFORO BIANCO ISRAELIANE CONTRO SEDE ONU GAZA

Il tempo stringe per Israele, che vuole raggiungere il maggior numero di obiettivi militari prima di concordare un cessate il fuoco. Ancora una volta però, gli obiettivi di giornata sono strutture civili: l quartier generale dell’Unrwa a Gaza, un ospedale della Mezzaluna Rossa e la Torre di Ash Shuruq, un edificio di Gaza dove hanno sede diversi media.

Gaza. Bombe al fosforo su sede Onu. Il portavoce dell’Unrwa, Chris Gunness, raggiunto da PeaceReporter a Gerusalemme, ha confermato che l’edificio della sede Onu a Gaza per i rifugiati (UNRWA) è stato colpito. “Tre bombe al fosforo bianco hanno raggiunto l’edificio – ha detto il portavoce Unrwa – e il deposito è andato in fiamme. Tre persone sono rimaste ferite fra il personale. Ancora una volta il lavoro del personale umanitario è sotto tiro”. “Le fiamme continuano ad alimentarsi perché non si può estinguere il fuoco generato dal fosforo bianco con normali estintori. Ci vuole la sabbia e non ce l’abbiamo” ha proseguito il portavoce, “le autorità israeliane hanno espresso il loro rincrescimento, ma questo non è abbastanza. La situazione è particolarmente grave perché non abbiamo nessun posto dove poterci rifugiare, né possiamo evacuare l’edificio”. Secondo quanto riferisce la tv satellitare al Jazeerà, l’agenzia dell’Onu ha novamente annunciato la sospensione delle sue attività nella Striscia, per salvaguardare l’incolumità dei suoi operatori.

Gaza. Bombe su cliniche e ospedali. Poco dopo le bombe israeliane son cadute anche contro la sede della Mezzaluna Rossa, nella zona di Tel Hawa e che ospita anche un piccolo ospedale. All’interno della struttura erano presenti circa cinquecento persone, tra personale sanitario e feriti. I suoi locali sono andati in fiamme. Questa mattina Israele ha colpito anche la Torre di Ashruq, l’edifico di Gaza City che ospita gli studi di vari canali televisivi, dove sono rimasti feriti due giornalisti. Un colpo di artiglieria ha centrato il dodicesimo piano dell’edificio, sede della Reuters, e l’edificio è stato evacuato. Un funzionario del ministero della Salute di Hamas, Mouwaya Hasani, ha denunciato all’emittente al Arabiya il sistematico attacco delle strutture sanitarie palestinesi. Oltre all’ospedale della mezzaluna rossa, ha detto “solo oggi sono andati distrutti 15 tra ambulatori e ospedali della Striscia”. E ha aggiunto: “Nella zona di Tel Hawa, le ambulanze sono state attaccate dagli israeliani, e in un palazzo ci sono 23 civili bloccati che non possono essere messi in salvo”.

Fosforo sul sud della striscia. Bombardamenti israeliani hanno martellato anche il sud della Striscia di Gaza, tra Khan Younis e Rafah, dove fonti locali riferiscono di un avanzamento delle forze di terra, che tuttavia non sono ancora nel centro. “Diverse persone in quella zona hanno confermato la presenza dei soldati israeliani e dicono di essere intrappolati”. Jenny Linnel, attivista dell’International Solidarity Movement, sentita da PeaceReporter, riferisce che l’esercito israeliano ha usato munizioni al fosforo bianco, anche nell’area di Al Houda, tra le città di Rafah e Khan Younis. “La comunità di contadini della zona è stata pesantemente attaccata” racconta. “Ci siamo andati ieri per valutare l’accaduto e abbiamo trovato molte case distrutte dai bulldozer israeliani. I civili ci hanno raccontato di come i soldati abbiamo sparato sulla gente, uccidendo alcune persone. E soprattutto hanno descritto le armi insolite, che dalla descrizione sembrano essere quello che da più parti viene chiamato fosforo bianco. Quello che è certo è che l’esercito israeliano sta usando tipi di armi che non erano mai stati usati nella Striscia di Gaza prima, e che i testimoni non avevano mai visto. Abbiamo resoconti sia dei medici che di civili, che raccontano di munizioni fatte con un materiale che brucia. I residenti di Al Houda ci hanno mostrato anche alcuni grumi di quel materiale, grandi come un pugno, sul terreno accanto a una casa colpita e bruciata. Quei pezzi stavano ancora bruciando dal giorno precedente. Non era un normale fuoco, era come qualcosa che brucia a contatto con l’aria. Le stesse testimoniaze le abbiamo ricavate alche da personale medico: siamo stati all’ospedale di Khan Younis, dove sono stati portati tutti i feriti di Al Houda. Uno dei medici, il dottor Ahmed, un egiziano entrato nella Striscia all’inizio dell’offensiva, ha descritto ferite causate dalle munizioni al fosforo: pazienti che arrivavano coperti da una polvere, una polvere bianca che brucia la pelle in profondità”.

Luca Galassi    peacereporter.net

Share Button
Questa voce è stata pubblicata in notizie e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

4 risposte a BOMBE AL FOSFORO BIANCO ISRAELIANE CONTRO SEDE ONU GAZA

  1. adler scrive:

    un blog in filo diretto con la striscia

    http://guerrillaradio.iobloggo.com/

    ultimo articolo al momento del link:

    I figli di un Allah minore, che il rifugio nell’abbraccio delle madri e dei padri una folgore dal cielo ha per sempre spezzato, continuano a espiare l’eredità di un odio tramandato di generazione in generazione per una colpa che non hanno mai commesso. I soldati della Stella di David si calano alla perfezione nel ruolo di tanti Erode contemporanei, già 253 i bimbi palestinesi massacrati. Un orrore senza fine, per il quale nessun soldato, nessun ufficiale dell’esercito israeliano, nessun governo israeliano è mai stato messo dinnanzi alle sue responsabilità di criminale di guerra. Se per qualche ora queste vittime innocenti vengono graziate, non è così per i luoghi che ospitano i loro giochi, i sogni e le ambizioni di diventare adulti, quei padri e quelle madri che a loro sono stati strappati. Gli orfanotrofi sono diventate il nido preferito per gli uccelli meccanici israeliani, negli orfanotroci i caccia vanno a deporre le loro bombe. I compagni dell’ISM da Rafah mi scrivono: “Domenica 11 gennaio, approssimativamente alle 0300 am, caccia F16 hanno bombardato il centro per orfani dell’associazione Dar al-Fadila, che includeva una scuola, un college, un centro informatico e una moschea in Taha Hussein Street, nel quartiere Kherbat al-‘Adas a nord esr di Rafah. Parte degli edifici sono andati completamente distrutti e quelli ancora in piedi sono seriamente danneggiati. La scuola assisteva circa 500 bambini senza più genitori”. La personalissima Jihad israeliana contro i luoghi sacri dell’islam lungo la Striscia continua, contando la moschea di Kherbat al-‘Adas, sono 20 le moschee rase al suolo.Fortunamente nessu “razzo” qassam ha ancora sfiorato le pareti di una sinagoga. Siamo certi che altrimenti avremmo giustamente avvertito levarsi al cielo grida di sdegno da ogni angolo del mondo, mentre non ci meravigliamo più se nessuno protesta contro questa massiccia campagna antislamica. Dio deve pagare il dazio di ricevere preghiere dai palestinesi. Quasi 950 vittime, l’85 per cento sono civili. L’infernale macchina di distruzione israeliana continua lentamente ad avanzare ed avvolgere tutta Gaza, abbattendo case, scuole, università, ospedali, senza nessun tangibile segnale ne volontà di sabotaggio da parte della comunità internazionale. Sabotare l’avanzata della morte travestita da thank e caccia per savaguardare la vita. E’ giunto allora il nostro turno, noi, semplici cittadini senza cittadinanza se non quella di ritenerci appartenenti ad una sola unica famiglia, la famiglia umana, è ora che infiliamo un bastone in questo ingranaggio infernale. Ho incontrato il dottor Haidar Eid, professor dell’univesità Al Quds di Gaza city. Un intellettuale di sinistra, coriaeceo e insieme ilare, passionale, generoso, come in Italia non se ne vedono più, estinti o deposti in qualche scantinato della memoria perchè non riciclabili con la linea bipartisan che fa sfilare a braccetto postfascisti e postcomunisti, uniti in comune litania a giustificare Israele per ogni suo massacro. Haidar dinnanzi a me si fa portavoce del PACBI (The Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel, sito: http://www.pacbi.org/ ) e del BDS (The Boycott, Divestment & Sanctions Campaign National Committee, sito: http://bdsmovement.net/ ) e con lui ho discusso di boicottaggio. La storia insegna ma non ha alunni. E Mandela e il Mahatma Gandhi sono al momento impossibilitati a concedere ripetizioni. Ma c’è la storia specifica del SudAfrica a indicarci la strada per costringere Israele razzista e colonialista e giungere ad un compromesso. Non boicottare allora quel regime di apartheid fu considerato un pò come esserne complici, cosa cambia oggi? Come me, la stragrande maggioranza dei palestinesi, non crede che la miglior risposta all’occupazione israeliana e a questo massacro in corso siano gli attentati, i “kamikaze” e i “razzi”i su Sderot. Il boicottaggio è pacifista, non violento, la migliore risposta umanamente accettabile, all’imbarbarimento di un conflitto che rende disumano ogni gesto. La migliora arma nell’arsenale della non violenza, come ci ha ricordato Naomi Klein in un recente editoriale su il Guardian. Heidan riesce a trarre qualcosa di positivo dalla pozza di sangue in cui stiamo affondando. Come fu dopo il massacro di Sharpeville, 21 marzo 1960, quando 78 neri furono fatti a pezzi per volontà di un regime barbaro in Sudafrica, e il mondo si sentì in dovere di dire BASTA!, l’incomparabile massacro di mille civili palestinesi potrebbe dare il via ad una altrettanta forte campagna di mobilitazione per punire i crimini israeliani. Haidar è anche uno dei fautori di Israele e Palestina uniti in un unico stato, secolare, democratico e interreligioso, per lui unica e pragamatica via di uscita da un conflitto che non vede altri risoluzioni. Più intimamente mi parla della Nakba, che lui ha scampato per pochi hanni, ma intensamente rivissuto nei racconti tramandati per via orale dai suoi familiari. Mi parla a chiare lettere, lui figlio del post-catastrofe, di come la Nakba è stata la tramandazione di un incubo, che ha alimentato l’inconscio collettivo di migliaia di palestinesi. L’incubo si è rifatto vivo, ha bussato sui tetti delle case il 27 dicembre, e da allora non smette di mietere notti insonni. Haidar mi invita a divulgare, e io registro sul mio taccuino lacero, il suo appello per tutti gli italiani a non comprare più alcun prodotto Made in Israel. I prodotti israeliani si riconosco sugli scaffali, imbrattati di sangue, hanno un codice a barre che li contraddistinue: 729 le cifre iniziali. Per ricavare la lista completa dei prodotti è possibile accedere al sito http://www.boycottisraeligoods.org/modules11748.php . Stampatevi la lista, appicciatela sulla porta del frigo o infilatelo nella borsa di vostra madre o vostra moglie quando si recano al mercato con la lista della spesa. “Se compri anche un solo bicchiere d’acqua proveniente da Israele, di fatto compri un anche un proiettile che prima o poi andrà a conficcarsi nel cuore di uno dei nostri figli”. Il movimento di boicattoggio che ha visto la luce nel 2005 in Palestina, sta facendo passi da gigante e si diffonde fra milioni di consumatori nel mondo. Il presidente venezuelano Chavez che ha espluso l’ambasciatore israliano e cessato ogni rapporto con lo Stato che ci sta strangolando è un esempio da incarnare per tutti i politici nostrani.
    I leaders sudafricani dell’allora lotta contro il regime d’apartheid , Mandela, Ronnie Kasrils e Desmond Tutu affermano che l’oppressione israeliana contro i palestinesi è di gran lunga peggiore di quella del Sud Africa, voci un tantino più autorevoli di Frattini e Fassino. Diversi ebrei isrealiani si sono uniti alla campagna di boicottaggio, circa 500 finora, fra i quali Ilan Pappe e Neta Golan, sopravvisuti all’Olocausto che gridano “mai più”. Il poeta israeliano Aharon Shabtai ci istiga ad agire : “Io spero nell’aiuto degli europei, che i discendenti di Voltaire e Rousseau aiutino Israele, perché Israele non finirà l’occupazione fin quando l’Europa non gli dirà “basta”. Solo una pressione da parte dei paesi civili e democratici può cambiare la situazione e riportarci la felicità. La situazione attuale – in cui a dettar legge è l’esercito – non può essere cambiata dall’interno. Per i valori di cui è portatrice, l’Europa non può continuare a collaborare con Israele.”. 729 deve diventare la nostra shoah: mai più! Restiamo umani.

    Vik

    contatto e donazioni: guerrillaingaza@gmail.com

    telefono (no sms) 059 8378945

    by Vittorio Arrigoni

  2. replica hermes wallet purse birkin hermes birkin replica aaa good ltyzhckj

  3. hermes replica wholesale leather bag hermes replica jypsiere lindy oewxadiwty

  4. hermes replica travel bags in dubai replica hermes garden bag dimensions hpaogu

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>