Si diffondono in tutto il mondo le iniziative di solidarietà con il popolo palestinese che prendono direttamente di mira Israele e i suoi interessi economici e diplomatici. Anche in Italia.
Vicenza: una decina di lavoratori irrompono alla fiera dell’oro e srotolano striscione con su scritto
Una decina di lavoratori aderenti alla Cub di Vicenza sono riusciti ad introdursi all’interno della fiera dell’oro in corso a Vicenza dedicata agli operatori del settore. La fiera è naturalmente ben presidiata dalle forze dell’ordine e addirittura da agenti del Mossad, i servizi di sicurezza israeliani. Anche per questo abbiamo deciso di entrare con una piccola delegazione e srotolare uno striscione con su scritto “Boicott Israel”- ha proseguito il sindacalista. Non solo un atto simbolico ma un gesto concreto di boicottaggio nei confronti degli interessi economici israeliani attivi nel nostro paese”. “Non è una novità il boicottaggio della fiera a Vicenza. Già negli anni ’80 attuavamo questo strumento contro il regime dell’Apartheid in Sud Africa”- ha aggiunto Raniero Germano. “All’interno della fiera siamo riusciti a diffondere alcuni volantini che ricordano il dramma che sta vivendo la popolazione palestinese a Gaza a causa dell’aggressione israeliana e contro cui domani scenderemo in piazza, a Roma, in occasione della manifestazione nazionale”. “Non è da escludere una nuova iniziativa di boicottaggio della fiera nel prossimo appuntamento utile” – ha concluso Raniero Germano della Cub di Vicenza.
Hacker marocchini all’assalto di Israele Dal Marocco partono prove di «guerra elettronica» contro i siti israeliani. Azioni di pirateria informatica e hakeraggio dal Marocco, infatti, hanno accompagnato l’attacco di Israele contro la popolazione di Gaza. Gli hacker si sono così uniti, a modo loro, alla società civile marocchina scesa in piazza per raccogliere fondi per la popolazione palestinese colpita dai raid israeliani. Sotto un unico gruppo che riunisce alcune decine di esperti informatici del paese maghrebino, i «Marocco Snipers» – cecchini del Marocco – hanno deciso di lanciare una campagna di pirateria informatica per fare pressioni sull’opinione pubblica israeliana, colpendo istituzioni e aziende. Secondo la stampa locale, questi hacker sarebbero riusciti nei giorni scorsi ad penetrare almeno ottanta siti di enti e aziende israeliane, bloccandone i server e modificando le home page. Alcuni di questi siti sono stati «azzerati», mentre altri solo modificati. Con l’obiettivo di sensibilizzare e mobilitare la società civile, sono state pubblicate foto che ritraggono i bambini di Gaza feriti e uccisi durante i bombardamenti.Ma l’azione di hackeraggio dei cecchini di Internet deve fare i conti con la legislazione locale che punisce la pirateria informatica e prevede dure sanzioni per chi viene riconosciuto come hacker. In loro aiuto sono arrivati però gli «Ulema» e i dotti islamici del regno che hanno inquadrato la loro attività nel cosiddetto «Jihad elettronico» benedicendola e rendendola lecita in base alla «sharia islamica».Per un importante Imam marocchino, Abu Zaid, «è vero che esistono leggi che vietano l’hackeraggio e proibiscono gli attacchi ai siti internet», ma esiste «una situazione di guerra contro Israele ed è nel diritto dei musulmani usare ogni mezzo, legale o illegale, per rispondere al nemico». Da parte sua il predicatore marocchino Abdel Bari al-Zamzami ha invitato a colpire solo siti israeliani, e non quelli degli ebrei che non vivono in Israele.
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