Il sessismo generalizzato

“Due veri leader si capiscono con uno sguardo!”

E mentre in Italia riflettiamo sul sessismo generalizzato attraverso documentari come “Il corpo delle donne” (Zanardo-Chindemi), scopriamo che altrove se la passano peggio di noi. Almeno per ora…

Divertente è poi trovare foto come questa qui accanto.

In attesa del gaypride che si terrà a Napoli il 30 Maggio, pubblichiamo due articoletti di stampa commerciale su quanto accaduto a Mosca negli ultimi giorni…

Da: repubblica.it
Attesa, forte attenzione mediatica e un sacco di soldi sulla 54esima edizione del festival (decisamente kitsch) della canzone europea

Mosca, tra Eurovision e gay pride negato. Week-end di spettacolo e tensione

Ma la comunità omosex si prepara a celebrare la sua giornata anche dopo il “no” del sindaco omofobo Luzkhov. E lo show musicale sarà un’occasione

dal corrispondente LEONARDO COEN

MOSCA – Nel giorno che dovrebbe consacrare il vincitore, o la vincitrice, del 54esimo Eurovision – il concorso musicale più kitsch del mondo, ma anche quello con più audience televisiva – Mosca rischia di trasformarsi in una città sotto assedio, mentre invece dovrebbe essere una città in grande festa.
Perché il sindaco omofobo Jurij Luzhkov, per l’ennesima volta, ha detto no al Gay Pride, la parata degli omosessuali che hanno deciso di svolgere la loro manifestazione proprio questo sabato, in concomitanza con la finale musicale.
E questo significa che sguinzaglierà per la metropoli migliaia e migliaia di “Omon”, i reparti speciali antiguerriglia della polizia, utilizzati spesso e volentieri per reprimere le manifestazioni delle opposizioni e dei movimenti civili. Semplice, il motivo che ha spinto i gay a scegliere la data del 16 maggio: all’Eurovision di Mosca sono accreditati 2427 giornalisti, ci sono le troupes televisive di 42 nazioni, e ben 1500 persone che fanno capo a decine e decine di delegazioni ufficiali. Immaginiamo che i gay riuscissero a radunarsi da qualche parte a Mosca, violando il divieto del sindaco, come peraltro è già successo negli scorsi anni. Qual è la scusa del sindaco, la ragione alla quale si è appigliato per respingere la richiesta dei gay? Voglio evitare scontri tra loro e i gruppi che non li tollerano. Come gli ultraortodossi, i radicali delle destre, gli skinheads, i neonazisti, insomma, il repertorio dell’estremismo “nero” e il fanatismo religioso.
In realtà, le autorità potrebbero “proteggere” i gay impedendo agli altri di avvicinarsi e aggredirli: come succede, per esempio, quando manifestano i comunisti e le destre, quelle rare volte che il regime lo permette. Invece, si gonfia il pallone dell’allarmismo, si imbonisce l’opinione pubblica, si fomenta la discriminazione e si tollerano episodi di violenza nei confronti delle minoranze sessuali. E pensare che Lenin depenalizzò l’omosessualità (a dire il vero, il primo leader europeo a farlo fu Napoleone). Ma Stalin era di parere contrario e dette il via alle spietate repressioni contro i gay, includendo nel codice penale sovietico il reato di “deviazione sessuale”. Reato che restò tale sino ai tempi di Gorbaciov. Il pregiudizio – “educato” da decenni di repressione – è rimasto però nel genoma delle forze dell’ordine, nelle burocrazie, e nelle verticali del potere che ancora oggi controllano non solo la vita politica e che vorrebbero dominare anche la sfera privata. Del resto, i gay non si inquadrano nella linea della leadership nazionale – per intenderci, a Putin e ai siloviki, la casta dei “poteri forti”: ministeri degli Interni, polizia, servizi segreti, Emergenza e militari – che vogliono la rinascita della Grande Russia, nazione sana fisicamente e spiritualmente, e nemmeno la Chiesa ortodossa russa ha per le minoranze sessuali attenzione e rispetto.

I giornali di Mosca si lamentano perché la loro città apparirà agli occhi del mondo ancora una volta una metropoli inadatta alle grandi kermesses popolari, come dovrebbe essere la cornice attorno all’Olimpijskij, lo stadio che accoglie l’Eurovision, con tutte le sue diavolerie elettroniche e i suoi sofisticati congegni scenografici (il festival è costato qualcosa come 42 milioni di dollari, di cui 30 anticipati dal governo).
Solo per mettere in ordine lo stadio e adeguarlo alle necessità della tv si sono spesi 20 milioni di dollari, una cifra mostruosa in tempi di crisi nera e di disoccupazione dilagante. Le luci del palco consumano tanta energia quanto ne sarebbe necessaria per illuminare la città satellite Zelenograd, dove vivono 218mila abitanti a 30 chilometri da Mosca, che è conosciuta come la Silicon Valley russa (e prima, sovietica). Cifre che sbalordiscono e che, nelle intenzioni di Putin – il grande “padrino” di questa manifestazione – avrebbero dovuto sbalordire l’Europa. Cifre, invece, che hanno scatenato la protesta di numerosi gruppi della società civile russa. Come i radicali del Fronte della Sinistra che hanno dispiegato davanti agli ingressi dell’Olimpijskij striscioni che condannavano il festival: “Eurovision, la grande abbuffata ai tempi della peste”, oppure, “abbasso l’arte del cartone”: sono finiti in gattabuia. Tre arrestati per turbativa dell’ordine pubblico e per teppismo.
Senza dimenticare la minaccia olandese: il complesso De Toppers, che rappresenta i Paesi Bassi, ha detto che boicotterà la finale se sarà impedito ai gay di manifestare a Mosca, e con loro si è schierato pure il ministro olandese dell’Istruzione. E questo, è proprio ciò che temevano le autorità russe, nell’ospitare l’Eurovision. E cioè che la politica facesse capolino accanto alla musica. Ignorando, o fingendo di ignorare, che negli ultimi anni l’Eurovision ha maturato una reputazione di festival delle sex-minoranze. Due anni fa, per esempio, ci fu il caso di Verka Serduchka, il candidato ucraino che si esibisce sempre in abito femminile, una drag queen assai popolare anche in Russia. E prima ancora, le ormai famose ragazzine del gruppo russo Tatù, che simulano scene lesbiche quando cantano, e che appoggiano le manifestazioni per la libertà delle minoranze sessuali.
La politica è sempre stata dietro l’uscio dell’Eurovision.
Perché manca la Georgia? Perché il gruppo “Stephane &3G” voleva portare una canzone polemica nei confronti di Putin, fin dal titolo: “We don’t Wanna Put In”, un gioco di parole per dire “Non vogliamo Putin”. La guerra tra Georgia e Russia riproposta in do maggiore. Però, come lo scorso agosto, Mosca è riuscita ad aver ragione di Stephane e delle sue tre “girls”: prima gli hanno chiesto di modificare il testo e loro hanno rifiutato; poi, gli hanno fatto capire che non sarebbero stati graditi a Mosca.
Risultato: esclusione di fatto. Partecipano al festival alternativo che in quattro e quattr’otto i georgiani hanno organizzato a Tblisi, “Open air festival”, una sorta di Woodstock caucasico con la partecipazione di una ventina di gruppi stranieri (anche uno italiano, il gruppo torinese “Motel Connection”). Sponsor di Tblisi, la Coca Cola. Sponsor di Mosca, la Pepsi Cola. Vorrà pur dire qualcosa, anche questa guerra tra soft drinks?
Potremmo chiudere qui, nel presentare l’Eurovision e le sue derive. Ma sarebbe ingiusto dimenticare che il quarantenne cantante bulgaro Krassimir Avramov è stato picchiato a sangue il 5 maggio, pochi minuti prima che iniziasse le prove; e che il giornalista israeliano Dori Aaron è stato pestato davanti allo stadio il 10 maggio, mentre con la sua troupe si apprestava a filmare la prova generale dell’inaugurazione. In entrambi i casi la “security” russa è apparsa impotente.

(15 maggio 2009)
Tafferugli e arresti all’appuntamento organizzato in occasione di Eurovision. Tra i fermati il leader della protesta: “L’omofobia è una vergogna per la Russia”

Mosca, manganelli contro il Gay pride. Ammanettati venti manifestanti

MOSCA – Tensioni tra polizia e dimostranti del Gay pride a Mosca nel giorno della festa canora Eurovision che oggi terrà la sua finale nell’arena olimpica della capitale. La polizia ha arrestato stamane almeno 20 attivisti poco prima dell’avvio della manifestazione costata oltre 42 milioni di dollari.

Le organizzazioni degli omosessuali russi hanno deciso di tenere la loro parata nonostante il divieto del sindaco Jurij Luzhkov. La polizia è in stato di allerta da ieri con migliaia di uomini dei reparti speciali pronti a intervenire in tutta la città. In Russia fino al 1993 l’omosessualità era considerata un crimine e solo nel 1999 ha smesso di essere classificata come una malattia mentale.

Proprio per la visibilità di Eurovision, che fa impazzire i russi come soltanto il festival di Sanremo in Italia, gli omosessuali hanno deciso di scegliere il 16 maggio per la loro manifestazione. All’appuntamento non autorizzato vicino a un ateneo nella parte sudoccidentale di Mosca, i manifestanti gridavano “L’omofobia è una vergogna per la Russia!” e “Diritti uguali per tutti”. Una ventina sono stati ammanettati poco dopo, mentre cercavano di parlare con i giornalisti. Fra i fermati c’è anche Nikolai Alekseev, fondatore del sito gayrussia.Ru e principale organizzatore della manifestazione.

Le prime avvisaglie di disordini si erano avute giovedì, quando diversi manifestanti si sono messi a lanciare uova contro i concorrenti di Eurovision 2009, giunti allo stadio Olympiisky per le prove. “Il 7% dei russi è gay” ha sottolineato Alekseev, eppure “negli ultimi 4 anni abbiamo cercato in tutti i modi di ottenere il permesso di sfilare, e non ci è mai stato concesso dalle autorità”. E ancora una volta, nel 2009, è venuto un niet secco dal sindaco Yurij Luzhkov.


Da qui l’idea di salire in qualche modo sul carro della 54esima edizione dell’Eurovision, organizzata dalla Russia. Oltretutto all’inizio della settimana una coppia di lesbiche, Irina Fedotova e Irina Shapitko, aveva chiesto per provocazione di ufficializzare il loro legame a uno dei municipi più omofobici in Europa, Mosca appunto. Ma la risposta è stata secca: “Non possiamo accettare la loro richiesta” poiché non “conforme al principio della volontaria unione tra un uomo e una donna”.

(16 maggio 2009)

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21 risposte a Il sessismo generalizzato

  1. diego scrive:

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    so che non c entra nulla con il post ma vi volevo segnalare questa cosa…dal 28 maggio a san giorgio a cremano

  2. Nicky scrive:

    è davvero uno schifo….bisogna lottare contro ogni forma di omofobia…….vabbè,nn,sn brava a scrivere commenti,anke xkè leggendo qste cose mi innervosisco…

  3. Sleepingcreep scrive:

    L’associazione “Avvocatura per i diritti LGBT”
    (http://www.retelenford.it) cerca coppie omosessuali disposte ad intentare azioni legali per vedersi riconosciuto il diritto a
    contrarre matrimonio nelle città di Bologna, Modena, Ravenna, Ferrara, Mantova, Napoli e Cremona.
    La tutela legale è gratuita.

  4. admin 2 scrive:

    si si è giusto facciamoci processare per sta cosa… la vedo una giusta priorità visto che non lottiamo per nient’altro…

  5. Pingback: Di sessismo e di femminismo at Radio di Massa

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