[Radiodimassa] A proposito di violenza – oggi in piazza contro la repressione

Fuorigrotta, Napoli. 12 novembre 2012. Contestazione contro il vertice italo-tedesco sull'apprendistato.

Oggi 15 novembre continua la mobilitazione contro le politiche di austerità e precarizzazione che colpiscono la popolazione del nostro paese. Dopo le contestazioni degli ultimi giorni, la violenta repressione subita nelle piazze ieri e le annunciate misure repressive da parte dello Stato, sfila a Napoli questa mattina l’ennesimo corteo di protesta. Ci indignano le polemiche benpensanti che contrappongono la parte “buona” del movimento a quella “cattiva”, polemiche che in questi giorni daranno da mangiare a pennivendoli e televisioni e che si tengono però lontane dall’interrogare in prima persona chi in piazza c’era e con determinazione. “Infiltrati” è per noi una parola fuorviante, mentre grossa attenzione va da ora posta alle parole d’ordine delle mobilitazioni di questi giorni. Non ci spaventano le annunciate denunce, non ci ferma la brutta immagine dei celerini schierati e del nostro sangue tirato fuori dai loro manganelli. Sapevamo già che alle lacrime avrebbe fatto seguito tutto questo. Ancora in piazza, oggi, per ribadire un no deciso a chi vuole negarci vita dignitosa, a chi ci leva welfare, a chi alza muri di fronte alla possibilità di un reddito universale e incondizionato.

Ascolta le nostre voci:

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A PROPOSITO DI VIOLENZA:

SCANDALO!

Ci togliete l’aria, ci togliete il buon cibo, ci togliete il tempo per le cose importanti: l’amore e le passioni. Per un po’ ci siamo stati: pareva, fino a una decina d’anni fa, che potevamo farcela, accontentarci. Accontentarci di relazioni funzionali al benessere nonostante il lavoro, di lavori utili ad avere il denaro per istituzionalizzare quelle relazioni, di cibo geneticamente modificato, automobili veloci, treni veloci, orologi. Poi qualcosa s’è rotto. Non siamo stati noi a romperlo. Si è rotto da sé, perché il tempo è l’unica cosa che non può essere governato. E con tempo intendiamo il tempo dei corpi, di quel “ho sonno” quando la mattina la sveglia non basta a farti aprire gli occhi, di quel “ti desidero” che rompe le tranquillità matrimoniali, di quel “oggi resto a casa” che ogni tanto anche il più ligio al dovere immagina in vita sua.


Si è rotto qualcosa. Abbiamo provato a credervi, ma non funziona più. E, credeteci, non sono stati i vostri scandali, le vostre corruzioni, i vostri litigi ad averci demotivati. Sono proprio i nostri corpi, le verità dei nostri presenti a dirci che ogni vostra parola è una bugia. Democrazia? Bugia. Voto? Bugia. Tasse? Bugia.

La verità è che il vostro mondo non è il nostro, non scendiamo a compromesso con chi non tiene conto dei corpi.

La verità è che voi non scendete a compromesso mai, e questo basta a farci dire che non siamo parte della stessa comunità.

La verità è che la vostra comunità non è una comunità, che il vostro gruppo non ama, che ciascuno di voi deve il proprio benessere a chi di noi ha creduto di poter cedere e inumanizzarsi per voi. Lavorare. Otto, dieci, dodici ore al giorno. Per un po’ di soldi. Per un po’ della vostra felicità.

La verità è che la nostra comunità non ama la guerra, ma dovrà pure attrezzarsi. Se la condizione di esistenza di ciascuno di noi è che metta in vendita il proprio tempo, le proprie energie, le proprie risorse… pezzi del proprio corpo… se queste sono le condizioni che ci ponete… cosa dovremmo rispondervi?

E ci togliete l’aria, ci togliete il buon cibo, ci togliete il tempo per le cose importanti: l’amore. Le passioni…

Le passioni possono essere terribili, ciò di cui si dovrebbe temere di più.

Voi vi trasformate bene perché le avete studiate bene queste passioni, quindi se siamo buoni fate la faccia dello Stato Buono che ci premia con un po’ di “quieto vivere”, ma appena alziamo la testa sono sanzioni e manganelli. E pensate che questo basti. Pure noi le conosciamo bene le passioni, le abbiamo studiate con meno ossessività perché la guerra non ci piace, però lo sappiamo che vuol dire prepararci al peggio prima di un corteo, abbiamo chiara in mente la sensazione di fine giornata di lavoro, gambe stanche, mente satura, malumore, sigarette, non riesco a guardarti troppo a lungo negli occhi, mi domandi di una presenza insostenibile, nessuna energia, mangio ciò che capita, lui mi ha pagato… spenderei più in alcol che in affitto…

Finisce così che poi, nonostante tutto, non si hanno i soldi né per l’alcol né per l’affitto, il sangue bolle, le gambe stanche cominciano a parlare: perché non ci usi contro quegli scudi? Occhi, assenti, spenti, apritevi! Che se iniziate a funzionare la battaglia è vinta.

Cominci a parlare col corpo e ti accorgi che il corpo, il tuo corpo, stava provando a parlarti da tempo. Non ci piace la guerra, ma morire ci piace meno.

Se veramente pensate che siamo fanatici, se questa non è un’altra delle bugie che dite per addomesticarci a vostro vantaggio, ricordate che ci avete fatti voi così.

E se veramente vi siete studiati quelle passioni come sembra, dovreste sapere che quando ingorgano rompono tutto. Non c’è più tempo per le bugie. Ogni momento di rabbia espressa in piazza è un tassello che va ad aggiungersi agli altri. E, piano piano, il tempo da voi rotto si ricompone. E le vostre bugie non tengono. Per quanto grandi e numerose esse siano, restano deboli barriere scardinabili. Di anno in anno, di rivolta in rivolta, di paese in paese, si palesa l’insufficienza della vostra morale, l’insostenibilità delle vostre leggi. E si riconoscono, occhi negli occhi, le verità delle nostre passioni.

E’ tempo di rivolta.

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3 risposte a [Radiodimassa] A proposito di violenza – oggi in piazza contro la repressione

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