Elogio della bicicletta

elogioIvan Illich, Elogio della bicicletta, Bollati Boringhieri, 2006

Ivan Illich aveva scritto il testo con il titolo Energie, vitesse et justice sociale (e in un’altra ristampa Energie et equité) di cui è disponibile in rete una versione digitale tradotta in italiano.

Per portare quarantamila persone al di là di un ponte in un’ora, ci vogliono tre corsie se si usano i treni, quattro se ci si serve di autobus, dodici se si ricorre alle automobili, solo due se le quarantamila persone vanno da un capo all’altro pedalando in bicicletta“.

La bicicletta e l’eutomobile sono stati inventati negli stessi anni, ma sono i simboli di due opposti modi di usare il progresso moderno. La bicicletta permette a ognuno di controllare la propria energia metabolica (il trasporto di ogni grammo del proprio corpo su un chilometro percorso in dieci minuti costa all’uomo 0,75 calorie). Il veicolo a motore entra invece in concorrenza con tale energia. «La bicicletta allarga il raggio d’azione personale dell’uomo, senza limitarne il movimento. Quando non è possibile andare in bici la si spinge a mano. Il ciclista, beneficiario di una comodità senza classi, può addirittura trasportare qualcun altro sulla canna o sul portabagagli».

Anche la bicicletta è una invenzione contemporanea a quella dell’automobile, è un omaggio all’individuo ed un inno alla meccanica, alla capacità di ruote e rondelle di cambi e bielle di moltiplicare la spinta umana, di rendere miracolosamente redditizio lo sforzo umano che già lo è di per se (anche l’uomo del risciò o del cyclo lo sa). E’ una soluzione funzionale perché ha la velocità giusta per un a città, riesce a districarsi in mezzo ad altre mille bici, non ha un problema di occupazione di spazio, non prevede l’eliminazione dell’uomo che cammina né l’invenzione del pedone. Era una idea geniale, ma qualcuno ha trovato immediatamente il modo di metterla dentro una riserva: piste ciclabili si chiamano. La bicicletta è il modo inventato per dare il massimo della libertà a tutti ed il massimo della democrazia ad una città. Non richiede che le strade divengano piste né che i centri storici vengano condannati perché ostili alla circolazione.