PROVOS

SENZA MANI! STILI DI VITA RIBELLI SU DUE RUOTE DA JARRY AI BIKE MESSENGER
Mostra sui provos

prefazione di Matteo Guarnaccia
18 settembre-12 ottobre 2012
ANTONIO COLOMBO ARTE CONTEMPORANEA VIA SOLFERINO 44 MILANO

Anagrammando la parola Amsterdam si ottiene “Mad Stream”, ed è stato proprio il flusso pazzo di esperienze portate in dote dai partecipanti alla scena provo che la rese così particolare e affascinante. Tra i suoi ispiratori-fiancheggiatori, accanto ad anonimi “nottambuli, arrotini, avanzi di galera, semplici simoni stiliti, maghi, pacifisti, mangiatori di patatine fritte, ciarlatani, filosofi, portatori di germi, stallieri reali, esibizionisti, vegetariani, sindacalisti, babbi natale, maestri d’asilo, agitatori, piromani, assistenti dell’assistente, gente che si gratta e sifilitici, polizia segreta e altra plebaglia del genere”, troviamo personaggi come Constant (fondatore del gruppo COBRA, ex-membro dell’Internazionale Situazionista, autore del fantasmagorico progetto sociale e architettonico New Babylon) Bart Hughes (pioniere delle ricerche con l’LSD e autore delle famigerate sedute di trapanazione cranica) Robert Grootveld (ex-lavavetri, eroe di strada, mago antifumo e Scemo del Villaggio in servizio attivo) Marijeke Koger e Simon Posthuma (spogliarellisti, inventori della Pot-Art, animatori dell’happening “Stoned in the Street” e in seguito, emigrati a Londra, artisti di corte dei Beatles col nome di Fool) Simon Vinkenoog (scrittore e attivista psichedelico) Roel Van Duijn e Rob Stolk (anarchici, ammiratori di De Sade, del dadaismo e marciatori antinucleari).

I Provos con il loro teatro dell’assurdo hanno messo alla prova il concetto stesso di democrazia rivelandone i limiti; hanno affumicato in diverse occasioni i membri della casa regnante; si sono attivati contro il proibizionismo della marijuana; hanno ridicolizzato il conformismo equamente condiviso da tutti gli strati della società olandese e fatto perdere ogni autorevolezza alle autorità. Usando l’immaginazione e la magia contro il potere, hanno reclamato il diritto al gioco e alla creatività. Ligi ai dettami del marxismo (non quello di Karl ma piuttosto quello di Groucho) hanno agito sul sociale, lanciando i loro famosi “piani bianchi” volti a rendere le città più umane e vivibili, e i rapporti tra gli individui più tolleranti e aperti. Dal piano delle galline bianche (i poliziotti – in slang galline – trasformati in assistenti sociali con la mansione di offrire a richiesta cosce di pollo, arance, contraccettivi, fiammiferi e di portare a riparare le bici scassate) a quello delle biciclette bianche (soluzione finale contro il terrorismo del traffico). Bici bianche, anarchiche e collettivizzate, date in libero uso alla cittadinanza per contrastare i comportamenti antisociali di bande di psicopatici aggressivi rinchiusi dentro rumorose e puzzolenti scatole di ferro, che agiscono indisturbati contro l’ambiente e la collettività, coperti dalla grande industria e dalla polizia. Il successo dell’operazione è tale che venne ripreso e riproposto da gruppi che si ispiravano ai Provos da Stoccolma a Berkeley, da Praga a Oxford. Ma il segnale più evidente della buona riuscita del piano biciclette bianche fu la risposta della polizia. Le autorità reagirono col solito tatto, sequestrando le bici bianche perché non essendo chiuse col lucchetto, rappresentavano un istigazione al furto. La polizia è sempre stata per i Provos un elemento insostituibile per la buona riuscita dei loro happening. sentieri impossibili tra giungle, fiumi e montagne, dal Nord al Sud Vietnam, attraverso cui passavano i rifornimenti e i combattenti dell’Esercito di Liberazione in lotta contro l’occupazione coloniale, francese prima e statunitense poi. La pista che prendeva il nome dall’omonimo eroe della lotta antimperialista vietnamita, correva parallela alla frontiera con il Laos e la Cambogia. Sulle sue strade sconnesse passava un flusso continuo e inarrestabile di uomini e merci, che gli americani cercarono vanamente di contrastare sul terreno e dal cielo (più di un milione di tonnellate di bombe e agenti defolianti sganciati nel corso della guerra; furono persino gettati grossi quantitativi di birra in lattina con la speranza che i vietcong si ubriacassero). Il mezzo di locomozione principale sulla pista erano delle vecchie biciclette coi telai rinforzati, caricate in maniera inverosimile e in grado di arrampicarsi ovunque. Oggi, a quasi trent’anni dalla fine del conflitto, vengono organizzate delle escursioni turistiche in mountain bike sul vecchio tracciato della pista.