2006: bici contro smog

Andy_Singer_24Riportiamo questo articolo del 6 febbraio 2006 tratto dal quotidiano “La Repubblica” http://www.repubblica.it/2006/b/motori/febbraio2006/bicicitta/bicicitta.html.

Smog, la bici torna protagonista. Una vera alternativa all’auto
Le due ruote potrebbero tranquillamente sostituire la macchina visto che la vettura si usa nel 50% dei casi per spostamenti inferiori ai 5 km

Lotta al traffico su due ruote. L’Italia dell’emergenza smog rispolvera la bicicletta, non solo il mezzo più economico, flessibile, meno ingombrante e il più ecologico, ma anche il sistema più veloce per spostarsi in città, come risultato nel tradizionale “Premio tartaruga” di Legambiente. E proprio la bicicletta potrebbe diventare un jolly prezioso. Da non sottovalutare i benefici del risparmio in tempi di caro-benzina: 50 euro al mese con 10 chilometri al giorno in bicicletta. Le grandi città sono però ancora al palo mentre le due ruote vincono nei piccoli centri. Il settore comunque registra vendite in crescita con una quota di piste ciclabili in città di oltre 4.000 km.

E dire che la bicicletta potrebbe tranquillamente sostituire l’auto visto che, secondo gli ultimi dati della Commissione europea, l’auto si usa per il 50% degli spostamenti urbani e interurbani in molti casi inferiori ai 5 km, proprio il raggio ottimale di utilizzo delle due ruote.

Per quanto riguarda la fotografia dell’Italia in bicicletta, le città più virtuose si trovano nel Centro Nord, specie in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia. Ferrara brilla come regina della ecomobilità, visto che quasi un abitante su tre si sposta in bici per fare la spola casa-lavoro, lavoro-casa. I primi della classe in Italia sono centri medio/piccoli, come Parma, Reggio Emilia, Ravenna, Verona, Padova, Bolzano, Trento, Modena, Brescia, Collecchio, Correggio e Abbiate Grasso.

Ma ora, tra blocchi, targhe alterne e ingorghi, la bicicletta sta diventando anche un’esigenza delle grandi città. Gli addetti ai lavori del mondo delle due ruote guardano alle esperienze all’estero e non sono soddisfatti dell’attenzione delle amministrazioni locali italiane per le politiche della mobilità. Nonostante i dati del mercato italiano delle bici siano buoni: “Il trend è positivo: nel 2002 ne sono state vendute 1.384.000, nel 2004 1.666.000 – spiega Augusto Castagna, coordinatore dell’AICC, Associazione Italiana Città Ciclabili – i fattori alla base di questa continua crescita sono condizioni oggettive come il clima, le città piccole e pianeggianti; la congestione del traffico automobilistico con i suoi effetti sulla mobilità, sempre più lenta e sulla qualità dell’aria”.

Tendenza confortata anche da provvedimenti in fase di realizzazione in molte città che prevedono di destinare spazi ad hoc alla bicicletta e quelli finalizzati alla moderazione del traffico.

“Nel 2000 – afferma Castagna – erano poco più di 1000 i km di piste ciclabili in ambito urbano e circa 3500 i km di piste e/o di itinerari ciclabili di carattere provinciale, ora si stima che siano quasi 4200 i km in ambito urbano e 8400 i km su piste o itinerari extraurbani. Certo, i Comuni di piccola e media dimensione stanno lavorando con metodo ed intensità di gran lunga superiore alle grandi città. Oltre il 50% delle Province Italiane si occupano di ciclabilità del territorio, con approcci diversi ma con la tendenza prevalente di dotarsi di piani provinciali per la mobilità ciclistica”.

A giocare a favore della bicicletta la sempre maggiore cura del corpo e un’attenzione diversa per la propria salute, ma soprattutto anche il caro benzina (facendo 10/12 km al giorno in bicicletta si risparmiano circa 50 euro al mese).

Secondo Castagna “la bicicletta non è un mezzo di trasporto alternativo, ma semplicemente un mezzo di trasporto. La ciclabilità in ambito urbano non può più essere considerata una questione marginale, episodica, ma parte integrante della politica della amministrazione e della gestione del territorio”. Tanto che alcuni Enti Locali, che hanno realizzato un ‘Ufficio Biciclette’. A questo però vanno aggiunti studi mirati: “Nelle città europee vengono monitorati i tipi di spostamenti (il modal split), se in auto, treno, mezzo pubblico o bicicletta. Sapere come si spostano i cittadini significa essere in grado di promuovere la mobilità sostenibile e definire di volta in volta gli obiettivi ai quali destinare le risorse disponibili. Il punto di partenza – ricorda Castagna – è la consapevolezza che la bicicletta è un mezzo indispensabile per realizzare una efficace intermodalità”.

Smog, la bici torna protagonista


Una vera alternativa all’auto

Lotta al traffico su due ruote. L’ Italia dell’emergenza smog rispolvera la bicicletta, non solo il mezzo più economico, flessibile, meno ingombrante e il più ecologico, ma anche il sistema più veloce per spostarsi in città, come risultato nel tradizionale “Premio tartaruga” di Legambiente. E proprio la bicicletta potrebbe diventare un jolly prezioso. Da non sottovalutare i benefici del risparmio in tempi di caro-benzina: 50 euro al mese con 10 chilometri al giorno in bicicletta. Le grandi città sono però ancora al palo mentre le due ruote vincono nei piccoli centri. Il settore comunque registra vendite in crescita con una quota di piste ciclabili in città di oltre 4.000 km.

E dire che la bicicletta potrebbe tranquillamente sostituire l’auto visto che, secondo gli ultimi dati della Commissione europea, l’auto si usa per il 50% degli spostamenti urbani e interurbani in molti casi inferiori ai 5 km, proprio il raggio ottimale di utilizzo delle due ruote.

Per quanto riguarda la fotografia dell’Italia in bicicletta, le città più virtuose si trovano nel Centro Nord, specie in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia. Ferrara brilla come regina della ecomobilità, visto che quasi un abitante su tre si sposta in bici per fare la spola casa-lavoro, lavoro-casa. I primi della classe in Italia sono centri medio/piccoli, come Parma, Reggio Emilia, Ravenna, Verona, Padova, Bolzano, Trento, Modena, Brescia, Collecchio, Correggio e Abbiate Grasso.

Ma ora, tra blocchi, targhe alterne e ingorghi, la bicicletta sta diventando anche un’esigenza delle grandi città. Gli addetti ai lavori del mondo delle due ruote guardano alle esperienze all’estero e non sono soddisfatti dell’attenzione delle amministrazioni locali italiane per le politiche della mobilità. Nonostante i dati del mercato italiano delle bici siano buoni: “Il trend è positivo: nel 2002 ne sono state vendute 1.384.000, nel 2004 1.666.000 – spiega Augusto Castagna, coordinatore dell’AICC, Associazione Italiana Città Ciclabili – i fattori alla base di questa continua crescita sono condizioni oggettive come il clima, le città piccole e pianeggianti; la congestione del traffico automobilistico con i suoi effetti sulla mobilità, sempre più lenta e sulla qualità dell’aria”.

Tendenza confortata anche da provvedimenti in fase di realizzazione in molte città che prevedono di destinare spazi ad hoc alla bicicletta e quelli finalizzati alla moderazione del traffico.

“Nel 2000 – afferma Castagna – erano poco più di 1000 i km di piste ciclabili in ambito urbano e circa 3500 i km di piste e/o di itinerari ciclabili di carattere provinciale, ora si stima che siano quasi 4200 i km in ambito urbano e 8400 i km su piste o itinerari extraurbani. Certo, i Comuni di piccola e media dimensione stanno lavorando con metodo ed intensità di gran lunga superiore alle grandi città. Oltre il 50% delle Province Italiane si occupano di ciclabilità del territorio, con approcci diversi ma con la tendenza prevalente di dotarsi di piani provinciali per la mobilità ciclistica”.

A giocare a favore della bicicletta la sempre maggiore cura del corpo e un’attenzione diversa per la propria salute, ma soprattutto anche il caro benzina (facendo 10/12 km al giorno in bicicletta si risparmiano circa 50 euro al mese).

Secondo Castagna “la bicicletta non è un mezzo di trasporto alternativo, ma semplicemente un mezzo di trasporto. La ciclabilità in ambito urbano non può più essere considerata una questione marginale, episodica, ma parte integrante della politica della amministrazione e della gestione del territorio”. Tanto che alcuni Enti Locali, che hanno realizzato un ‘Ufficio Biciclette’. A questo però vanno aggiunti studi mirati: “Nelle città europee vengono monitorati i tipi di spostamenti (il modal split), se in auto, treno, mezzo pubblico o bicicletta. Sapere come si spostano i cittadini significa essere in grado di promuovere la mobilità sostenibile e definire di volta in volta gli obiettivi ai quali destinare le risorse disponibili. Il punto di partenza – ricorda Castagna – è la consapevolezza che la bicicletta è un mezzo indispensabile per realizzare una efficace intermodalità”.