Sulla modifica del Codice della strada per i cicisti

1663_bigCODIFICARE IL PROTAGONISMO SOCIALE

Annunciato da tempo come una vera e propria manna dal cielo per la sempre più nutrita (o presunta tale) schiera dei ciclisti urbani,
atteso come una vera e propria rivoluzione in grado di scrivere pagine memorabili rispetto all’annoso tema della mobilità, si attende l’arrivo del nuovo codice della strada nel corso del 2014.

L’elemento che lo porrebbe come innovativo, il condizionale è necessario poichè se ne conoscono solo anticipazioni, è l’accoglimento di richieste/modifiche al testo base formulate dall’ANCI (l’associazione che riunisce i sindaci delle città italiane) pro-utenza debole ossia verso pedoni e ciclisti.

Tuttavia se analizziamo nel dettaglio le proposte di modifica al nuovo codice che potrebbero diventare realtà, non troviamo traccia di “germi” rivoluzionari o quantomeno non si percepiscono davvero sostanziali cambiamenti insiti nella futura normativa rispetto a quella attualmente in vigore.

Riduzione della velocità con l’istituzione di zone 30, biciclette contromano, educazione stradale nelle scuole, parcheggio a spina di
pesce sul lato sinistro della strada, corsia ciclabile sul lato destro di ogni strada urbana, bici contromano, itinerari ciclabili, non
obbligatorietà dell’utilizzo di corsie ciclabili, educazione stradale nelle scuole, questi sono alcuni dei punti salienti della riforma del nuovo codice della strada. Al di la di sottolineare che i punti sopraelencati costituirebbero senza dubbio una passo avanti nella
mobilità ciclabile ed in generale un miglioramento rispetto alla sicurezza di chi va in bici, ciò in buona parte attribuibile all’azione
di #salvaiciclisti e di tutte quelle realtà che si battono in tal senso, non possiamo però non evidenziare i limiti e la pericolosità
che tutto il lavoro fatto, venga “incluso” in poche norme, sterili e ad uso e consumo, unicamente, del politico di turno.

streetcar-with-bikesIndividuata la velocità ( giustamente) come uno dei mali maggiori, pensare che i nuovi limiti di velocità possano venire di colpo rispettati è un’idea quantomeno bizzarra, quando le statistiche sugli incidenti ci dicono che è in aumento, quando più in generale non è
rispettata da nessun utente motorizzato, se non fosse per “colpa “del traffico. Inoltre la zona 30 vederebbe la sua realizzazione solo in
determinate zone della città, prettamente nei pressi dei centri storici e nelle zone residenziali, oltrechè dinanzi a siti sensibili come
scuole ed ospedali, lasciando, come sempre, la periferia in balia di se stessa.

Stesso discorso per i parcheggi a spina di pesce, probabilmente fattibili in centri dalle piccole dimensioni non certo realizzabili,
oggi, in metropoli di latta come nel caso di Roma, dove parcheggio selvaggio regna sovrano, è bene ricordarlo, ed indisturbato su scivoli
dai marciapiedi, fermate d’autobus, nei centri storici, davanti a tutto e tutti.

Naturalmente qualsiasi nuovo apporto normativo contiene in nuce anche elementi di natura sanzionatoria, si parla probabilmente di NUOVI OBBLIGHI PER QUANTO RIGUARDA I CICLISTI, IN PARTICOLARE dell’aggiunta del vincolo delle luci funzionanti durante le ore notturne con penalità che arriverebbero anche al sequestro della bici. Rispetto a ciò, non è mai troppo tardi ribadire che per una sempre più nutrita schiera di ciclisti, la bici è anche e soprattutto una modalità per uscire fuori dal circolo vizioso costituito da tasse, bolli, assicurazioni, benzina e da tutti quei balzelli nuovi e vecchi che contribuiscono a depauperare una popolazione che mal digerirebbe ulteriori provvedimenti che andrebbero in questo senso. L’esperienza della campagna “Luci su Rosarno” è in questo senso paradigmatica della tipologia di strato sociale che si andrebbe a colpire.

1leggi-e-biciclette-webIn sintesi ci risulta difficile immaginare un percorso normativo che veda apportare proposte “reali” da chi, e parliamo delle amministrazioni comunali, si è reso complice delle peggiori politiche su tutti i temi di cui oggi si dibatte in ambito cittadino.

Lungi dal volerci confrontare da un punto di vista meramente istituzionale-legislativo, siamo convinti che la politica debba essere
agita nelle strade, affinchè nelle strade possa tornare e segnare dal basso le piccole e grandi rivoluzioni autentiche che sola sapra
conquistarsi, senza mediazioni.Il rischio reale è vedere il ritrovato protagonismo sociale intercettato e codificato senza alcun reale ritorno in termini pratici di miglioramento della vita di ogni giorno. Pensare ad una classe politica imbalsamata e collusa con i poteri forti, spesso a braccetto con le stesse industrie automobilistiche, parlare e sparlare di rivoluzione ciclistica, innervosisce e inquieta.

La “primavera” della mobilità che immaginiamo è quella che sappia uscire dalla logica delle piste ciclabili e sappia riversarsi nelle
strade con la forza della partecipazione quotidiana; che sappia arginare e sabotare, fisicamente e culturalmente l’automobile, deprivandola di “senso” nell’immaginario collettivo; che sappia andare oltre il proprio
campo d’azione unendo l’utilizzo della bici con le istanze ambientali, le strade liberate con la riappropriazione degli spazi pubblici; che sappia, infine, tornare a riempire i quartieri e le città di bambini, adulti, di pratiche di gioia e di condivione.

Per provare ad immaginare questa “nuova” eterodossia si ha bisogno di tutti, associazioni, movimenti, ciclofficine, singole identità, motivo per cui, oggi, abbiamo la necessità di confrontarci con tutte le realtà, senza settarismi e sterili ideologismi.

CICLOFFICINA DONCHISCIOTTE