FUORI LA POLIZIA DALL’UNIVERSITÀ! BASTA REPRESSIONE, BASTA MILITARIZZAZIONE!

Sono passati solo pochi giorni dalle misure cautelari per i 9 studenti antifascisti torinesi e ancora si susseguono gravissimi episodi di repressione poliziesca dentro e fuori le università italiane.

Le intimidazioni cominciano il 21 marzo all’Università di Torino, dove gli/le student* del Collettivo Universitario Autonomo – Torino, che volevano intervenire all’incontro pubblico in Rettorato sul futuro degli atenei italiani, hanno trovato agenti della DIGOS a sbarrare loro la strada (vedi: http://cua-torino.blogspot.it/…/intimidazioni-e-spintoni-al…).

Si prosegue nella giornata di ieri a Bologna con il nuovo attacco alla lotta per il diritto alla casa: dopo il secondo sgombero di Social Log Bologna, la celere carica ferocemente il corteo formatosi spontaneamente, per impedire che si tenesse una conferenza stampa sull’accaduto (vedi: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1272300806132490&id=738322396197003&substory_index=0).

Sempre a Bologna, DIGOS e reparti antisommossa entrano, manganello in pugno, all’interno della facoltà di scienze politiche per cacciare gli/le student* della Assemblea Scienze Politiche – Unibo che stanno dedicando l’aula studio a Giulio Regeni con cartelli e striscioni. Bilancio della giornata: teste spaccate e arti fratturati (vedi: https://www.facebook.com/scipol.unibo/posts/700222486784084).

Continuiamo a chiederci dove sia l’indignazione dei docenti “democratici” che nelle scorse settimane hanno espresso solidarietà al barone guerrafondaio Angelo Panebianco, per aver subito una normale contestazione (peraltro con una pessima esibizione di intolleranza verso i portatori di un pensiero diverso dal proprio)…

La cosa grave, infatti, è che la ‪#‎militarizzazione‬ delle università e della vita pubblica in generale avviene con il complice consenso delle autorità accademiche – rettori, presidi e docenti – e nella completa indifferenza dell’opinione pubblica autodefinita “democratica”.

Ancora una volta si tenta di legittimare la repressione con la retorica dell’Università come “luogo del confronto” e della “libertà di espressione”. Una libertà di espressione che, insieme alla nozione di legalità, serve a negare preventivamente la possibilità di critica e di libera espressione del dissenso.

Ecco svelata, quindi, la “Primavera dell’Università” che chiedono i rettori italiani della CRUI. L’università-azienda, voluta dal Processo di Bologna e gestita da rettori-manager responsabili di fronte a CdA composti da banchieri e industriali. Tale università-azienda non può tollerare nessuna forma di pensiero critico, opposizione o dissenso, né può accettare che studenti e lavoratori si auto-organizzino autonomamente dal controllo capillare dell’autorità accademica.

Ecco che la forza militare della questura interviene per “pacificare” e normalizzare gli atenei, da sempre terreno di lotta politica.

Ne è un esempio la militarizzazione del Polo Universitario di ‪#‎Novoli‬ (ben 4 blindati pieni di agenti antisommossa) in occasione di un dibattito sulle case chiuse, organizzato dai fascisti di Azione Universitaria. Questo è solo l’ultimo episodio in ordine cronologico, ma possiamo citare anche il progetto di una “Carta dei diritti e dei doveri dello studente” volta a far sì che nessuna iniziativa studentesca sfugga al controllo (ed eventualmente alla censura) delle istituzioni accademiche.

È sempre più evidente la progressiva chiusura degli spazi residui di ‪#‎dissenso‬ e ‪#‎opposizione‬ sociale. Complice la ‪#‎crisi‬ strutturale e lo stato di ‪#‎guerra‬, le istituzioni rifiutano ormai ogni mediazione sul terreno politico e affidano la gestione del dissenso a polizia e magistratura, con ruoli sempre più politici. Ma la repressione non si manifesta solo sul terreno della violenza poliziesca e giudiziaria. Piuttosto, agisce sempre più a monte nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle università. Si vedano i meccanismi autoritari e di disciplinamento introdotti dalle riforme del governo ‪#‎Renzi‬: con la ‪#‎BuonaScuola‬, con il ‪#‎JobsAct‬ e con l’attesa ‪#‎BuonaUniversità‬.

Dietro il paravento della “Primavera dell’Università”, quindi, i rettori italiani chiedono più competitività e maggiori collegamenti con le realtà economico-produttive, lasciando intatto il meccanismo di selezione che esclude le classi popolari, distrugge il diritto allo studio e impone la triade merito-produttività-disciplina. Qui si va oltre il nozionismo… È l’università che addestra la forza lavoro passiva e precaria per accrescere i profitti delle imprese. È l’università che riproduce il pensiero unico dominante, che giustifica ideologicamente le guerre imperialiste e lo sfruttamento. È l’università che produce le teorie economiche ultra-liberiste, che forma i quadri degli eserciti e della governance europea, che innova le tecnologie belliche.

Ne sono degli esempi la collaborazione tra gli atenei italiani e gli istituti di ricerca militare israeliani, o i ‪#‎tirocini‬ “formativi” che l’università di Firenze ha istituito presso la ‪#‎NATO‬.

Per questo è fondamentale portare avanti, accanto alla lotta per la riappropriazione del diritto allo studio, anche la battaglia per la ‪#‎libertàdidissenso‬ e contro la repressione e la militarizzazione degli atenei.

Collettivo Politico * Scienze Politiche