Pubblichiamo un pò di storia dei giorni che seguirono la morte di Renato, le reazioni di amici, amiche, compagni e compagne che non vollero tacere, della verità che con fatica cercarono di far conoscere il più possibile nella convinzione che il silenzio è dei colpevoli e di chi accetta quanto oggi accade. Contrariamente a quanto scrivevano i giornali, con poche eccezioni, non fu una rissa per futili motivi, ma un’aggressione. E non fu un caso sporadico o casuale, ma il frutto di un clima culturale. Per questo pubblichiamo un dossier sulla morte di Renato e sul contesto sociale romano (scritto alla fine del 2006), oltre ad una rassegna stampa dal 28 agosto al 4 settembre 2006. Oggi a distanza di 5 anni la banalizzazione, l’ipocrisia e la falsità degli organi di stampa ci appare con ancora maggiore lucidità.
Comunicato dell’assemblea del 30 agosto 2006
Sabato 27 agosto tre ragazzi sono stati aggrediti a freddo fuori da una dance hall a Focene.
Un ragazzo, Renato è morto. La tesi dei futili motivi e della rissa tra balordi va rifiutata a partire dalle testimonianze raccolte che portano ad individuare l’omicidio di Renato come un’aggressione. L’aggressione fuori un locale gestito da alcuni attivisti di rifondazione comunista, una serata reggae, la modalità rapida dell’esecuzione. Questa è avvenuta all’interno di un contesto e in un territorio che vede la presenza di organizzazioni neofasciste che producono atteggiamenti di emulazione e pratiche che riteniamo fasciste.
Inoltre denunciamo l’inadempienza dei soccorsi e in particolare dell’ospedale Grassi al quale Renato è stato portato.
L’assemblea romana ritiene per questo necessario attivare tutte le forme possibili per costruire un’altra verità che non sia disturbata da elementi esterni a partire dal coinvolgimento stesso dei carabinieri locali.
Il coinvolgimento di due giovanissimi, che per chiarezza, riteniamo di non dover indicare come due militanti organizzati, non ci fa ritrarre dall’inserire questa aggressione all’interno di un contesto più ampio che ormai vede questa città attraversata da episodi che denunciamo da anni. Dagli assalti ai centri sociali alle camionette di camicie nere in campagna elettorale; dai diversi accoltellamenti a giovani semplicemente vestiti in modo diverso ai pestaggi agli immigrati.
I luoghi principe da cui partono queste mode sono le occupazioni non conformi, triste specificità romana, spazi che vengono equiparati in tutto e per tutto agli spazi sociali, la cui unica differenza risiede nell’appartenenza politica: gli opposti estremismi. Ma noi sappiamo che questi spazi sono i bacini di incubazione di batteri che poi si diffondono nella normalità dell’agire quotidiano attraverso la produzione di forme di socialità e di relazione della violenza, della sopraffazione, dell’intolleranza e oggi ne abbiamo la più dolorosa prova.
C’è una porzione di responsabilità politica in quanto è accaduto che tocca a chi crede di poter governare questa città mettendo tutto sullo stesso piano e cercando di rendere compatibile la presenza dei covi neofascisti con la democratica amministrazione della città, anche se il prezzo da pagare è il dilagare della violenza e delle aggressioni ai danni di chi vive la città di Roma.
Il silenzio intorno a questi fatti ha prodotto la legittimazione di queste bande neonaziste e la diffusione di pratiche e azioni che vanno definite come fasciste. Siamo consapevoli che l’arresto di due ragazzi di 17 e 19 anni non ci restituisce nemmeno in minima parte il fatto che Renato non ci sia piu’, così come sappiamo che la nostra idea di giustizia non è assimilabile a quella punitiva della reclusione. Il sapere che gli assassini di Renato hanno un volto, un’eta’, placa certamente un’innegabile ansia di sapere, ma poi?
La manifestazione indetta per sabato 2 SETTEMBRE vuole essere un momento che permetta a tutti di poter esprimere il proprio bisogno di rompere il silenzio, vuole ribadire la necessità di avviare un processo di iniziativa politica che combatta questa barbarie, che denunci il silenzio dentro il quale questo clima cresce, che restituisca chiaramente le responsabilità politiche che rendono possibile la legittimazione di alcune organizzazioni neofasciste che hanno alimentato tale barbarie, che sappia riprendere la parola e che sappia far esprimere tutti e tutte nella totale condanna di forme e pratiche di sopraffazionee violenza fascista.
Dossier “Verità per Renato”
E’ possibile visualizzarlo a schermo intero cliccando sull’icona in basso a destra.
Rassegna stampa divisa per giorni:
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