La Diaz, la tortura e lo stato d’eccezione.

scuola_diazSulla sentenza di appello che ha ribaltato la sentenza di primo grado per l’irruzione alla Diaz durante il G8 del 2001. I giudici hanno inflitto ai vertici delle forze dell’ordine pene comprese tra 3 anni e 8 mesi e 4 anni unitamente all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.

La Diaz, la tortura e lo stato d’eccezione. Sono solo alcuni degli elementi che hanno contraddistinto la vicenda della sentenza sulla scuola Diaz durante le mobilitazioni di Genova 2001.

Con questa sentenza accadrebbe una cosa decisamente lineare con uno stato democratico occidentale, una volta si sarebbe detto borghese. Ovvero l’assunzione di responsabilità per la tutela della salute dello Stato stesso.

Niente di rivoluzionario né che segni una svolta nei rapporti di forza della società. Solo una coerenza con quella normalità che si ostinano a idolatrare come unica possibile.

Eppure nella società della crisi che si ripete all’infinito, in cui l’eccezione è divenuta la regola, lo Stato italiano e il suo governo ci regala l’ennesima perla, l’ennesima autoassoluzione. I vertici della polizia vengono condannati e con loro i mandanti di quella esperienza sudamericana che è andata in scena a Genova. Infatti è evidente che quelle stesse persone che comandavano, ricevevano contemporaneamente le visite dell’allora ministro Fini e Scajola e con loro, deliberatamente, orchestravano una repressione con pochi precedenti in Italia.

Questa sentenza dovrebbe far fare un passo indietro, restituendo al tessuto sociale italiano la parte mancante della ricostruzione che è stata fatta di quelle manifestazioni.

Ma così non è.

Lo Stato, che a distanza di anni ha gli stessi attori, si dice soddisfatta dei suoi cani da guardia, non dubita della loro correttezza e lungimiranza professionale. Difendendoli, difendono loro stessi, le scelte della violenza e della tortura e la loro coscienza sporca.

Ma di più.

Costruiscono la violazione del diritto che loro sostengono come necessario; violazione sistematica e simbolica, al di sopra di quel meccanismo di delitto-pena per cui continuano a costruire carceri, centri di detenzione e campagne di paura.

Segnano un sopra e sotto la linea sotto la quale hanno deciso di affogarci.

http://www.youtube.com/watch?v=2pmT6L_wNco

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