Siamo studenti e studentesse delle scuole di questa città.

Troviamo giorno dopo giorno sempre più difficile vivere, animare e attraversare questi luoghi. Anni e anni di politiche di tagli, di gestione puramente economica della cultura hanno portato ad una scuola carente e inadatta alle nostre esigenze.

Pensiamo che le scuole debbano essere luoghi di formazione, di aggregazione, di socializzazione, di attivazione, non luoghi grigi e tristi nei quali passare sei ore al giorno a testa bassa.

È per questo che, anche quest’anno abbiamo deciso di occupare le nostre scuole, è per questo che i licei Malpighi, Ripetta, Visconti, Tacito, Lucrezio Caro e Anco Marzio hanno scelto questa forma di protesta, ed è per questo che verranno seguiti a breve da altri istituti. Proprio perché vogliamo riempire le scuole dei nostri colori e della nostra vivacità, della nostra gioia e delle nostre idee.

L’occupazione, per noi, è un momento di condivisione, di riappropriazione di spazi e tempi. Un momento in cui dimostrare che un’altra scuola è possibile, che scuola per noi non è solo sinonimo di programma ministeriale, che scuola per noi vuol dire anche focus di approfondimento, dibattiti, assemblee, proiezioni di film, esposizioni artistiche, gruppi di ascolto musicali, concerti, spettacoli teatrali.

Non pensiamo che la scuola possa essere un salvadanaio, al quale attingere per sanare quel debito o per pareggiare quell’altro bilancio. Riteniamo che la cultura, i saperi, l’istruzione, siano le pietre miliari della nostra società, ed è proprio dalla condivisione e dalla riappropriazione di questi che si deve partire per provare a cambiare e incidere sulla società.

In un momento di grave crisi economica, governativa e di rappresentanza, la cultura diventa poi ancor più importante e fondamentale. Il sapere comincia ad essere effettivamente un bene comune da difendere, tutelare e socializzare. Ed è questo che facciamo occupando le nostre scuole: ci riappropriamo dei nostri spazi facendoli vivere come vorremmo che vivessero tutti i giorni.

Occupiamo le nostre scuole per far sì che lo studente non sia solo utente passivo di un servizio, ma che sia effettivamente protagonista della propria formazione, dove formazione non significa solo imparare a memoria la lezioncina sulla seconda guerra mondiale o un paradigma greco, ma dove formazione significa anche imparare a tessere e instaurare rapporti con l’altro, sentirsi parte di una comunità.

Perciò in molti istituti si stanno diffondendo assemblee ed iniziative, dal centro a bravetta, dal villaggio
olimpico a ostia stiamo dimostrando che non abbiamo intenzione di delegare a nessun “tecnico” il nostro
futuro, e che invece vogliamo esserne protagonisti.
Non siamo noi e non è la scuola a dover pagare per una crisi che non ci appartiene, che paghino politici e banchieri la crisi che hanno provocato!

studenti medi in mobilitazione

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