La strategia VThe V Strategy

La strategia V

V di viola
V di vendetta
V di vittoria

G8 2009, da Roma guardando a l’Aquila e al mondo

“Siete vientos en los calendarios y geografias de abajo: primer viento, una digna juventud rabiosa”

(Subcomandante Marcos, Ezln, Chiapas, Mexico, messaggio alla Grecia ribelle, dicembre 2008)

L’8, il 9 e il 10 luglio il presidente-padrone del governo italiano Silvio Berlusconi ospiterà il summit dei “Grandi” della Terra nella fortezza di un corpo di polizia dello Stato a Coppito, nei dintorni dell’Aquila, fra le terre e le popolazioni  convolte dal terremoto d’Abruzzo: là dove per sua espressa volontà è stato  spostato il vertice dedicato alla crisi globale, originariamente previsto al largo delle coste sarde della Maddalena, nel mare della Costa Smeralda e su una nave extra-lusso. Ad opera di questo satrapo del sistema di speculazione e guerra cui questa crisi risale, prende così corpo anche sul piano dell’immagine il tentativo di rilegittimare la fallimentare governance politica globale, che non a caso vedrà la riunione del G8 trasformarsi in G14 e poi G21.

Il situazionista della reazione Berlusconi offre in tal modo ai potenti della Terra – e alla scommessa dettata dall’emergenza di allargare il loro “club” – l’occasione d’uno spettacolo di «sobrietà», come ha detto lui stesso: uno spettacolo che si vorrebbe adeguato a fronteggiare i crescenti segnali di ostilità e di ribellione, diffusi in ogni angolo della Terra, a scelte strategiche poste al servizio degli interessi delle poche corporations espropriatrici di quasi tutta la ricchezza globale e affamatrici di oltre 1 miliardo di persone nel mondo.

Dietro il cabaret compassionevole allestito per portare a spasso i massimi decisori politici mondiali fra le tende dei terremotati, in verità il summit dei Grandi si prepara a confermare quelle scelte e quel dominio: rifinanziare la speculazione finanziaria, salvare le banche, precarizzare ed asservire ancor più il lavoro e al contempo rafforzare
le architetture securitarie, implementare la cooperazione degli Stati nelle pratiche di repressione e accompagnare lo sfruttamento senza frontiere dell’umanità e delle risorse del pianeta con l’innalzamento ulteriore delle frontiere di sangue e vergogna che affrontano le grandi migrazioni dalle terre umiliate, martoriate e desertificate da tale
sfruttamento, continuare la militarizzazione delle università, rendendole sempre più luogo della repressione e non di socialità, con il fine di disciplinare le vite degli studenti e normalizzare il conflitto.

Ma questo G8-G14-G21, oltre che sulla scena disastrata d’un terremoto come quello d’Abruzzo reso micidiale dalla speculazione e dall’ingiustizia sociale, oltre che alll’ombra degli scandali addensati intorno alla figura dell'”ospite” Berlusconi, si svolgerà sullo sfondo d’una serie recente di rivolte contro l’oppressione, esplose ad ogni latitudine e in diverse dimensioni precisamente nel pieno del dispiegamento della dinamica di crisi: dall’Argentinazo alla rivolta di
El Alto in Bolivia a quella dell’Appo a Oaxaca in Messico e oggi alla resistenza dei popoli originari dell’Amazzonia peruviana, alle rivolte contro il Cpe e di sollevazione delle banlieues in Francia del 2005; da quelle delle e dei migranti dentro e contro i lager e i sistemi di espulsione e respingimento dei contrafforti dell’Unione europea, dal Peloponneso a Ceuta e Melilla a Lampedusa, alla recente rivolta giovanile in Grecia contro lo Stato e la repressione dopo l’assassinio poliziesco di Alexandros Grigoropoulos a 16 anni; dalle tumultuose proteste contro i poteri economici e i governi responsabili della crisi in Islanda come a Dublino, alle rivoltose contestazioni del summit G20 a Londra – dov’è stato ucciso dalla polizia il cittadino Ian Thomlison – e poi di quello Nato a Strasburgo, fino alla notte di rabbia del 1° maggio  a Berlino.

Anche sul piano delle mobilitazioni d’attivismo contro il G8, l’appuntamento di luglio è stato preceduto in Italia da una sequenza di campagne, manifestazioni e iniziative di lotta rivolte ai vertici a livello ministeriale e di lobbies che l’hanno preparato: nel caso dei summit sull’Agricoltura e sull’Ambiente come in quello dei rettori universitari che a Torino ha visto il corteo dell’Onda studentesca concludersi in scontro frontale con lo schieramento repressivo, come  pure nei casi degli appuntamenti a Roma dei ministri economici il 28 Marzo, quando sono state sanzionate sedi di banche e assicurazioni durante un corteo di sindacati di base e di giovani studenti e precari che ha battuto il tentativo di vietare il centro storico e politico alle manifestazioni di dissenso, e dei ministri di Giustizia e degli Interni il 29 e il 30 maggio, quando azioni dirette creative hanno colpito l’Oim, occupato simbolicamente chiese e comunicato coi reclusi del lager-Cie di Ponte Galeria e un corteo antisecuritario e antirazzista si è svolto nelle strade della capitale italiana in continuità con quello delle e dei migranti la settimana precedente a Milano.

Mentre nelle ultime settimane parti significative delle stesse popolazioni terremotate dell’Aquilano hanno espresso ribellione, portandola fin sotto i palazzi del Parlamento e del governo nella capitale, contro le politiche di menzogna sulla “ricostruzione” e contro la scelta di trasferire lo spettacolo del G8 fra le loro tende.

L’assemblea nazionale a L’Aquila il 1° giugno ha lanciato un appello a realizzare contro il G8 «una mobilitazione diffusa» nel segno della «radicalità», la successiva assemblea del 21 ne ha stilato il calendario. In questa cornice la Rete NoG8 di Roma, convergenza di movimenti di lotta diversi della città che ha organizzato gli appuntamenti di marzo e di maggio prima ricordati, propone per le giornate del summit dei capi di Stato e di governo dei “Grandi” una  “Giornata d’Accoglienza ai Potenti della Terra” individuata nel 7 luglio, quando le delegazioni internazionali transiteranno per la capitale, anche garantendo in diverse parti della città alcuni “info-point” rivolti a chi voglia parteciparvi; e di praticare con azioni per gruppi d’affinità una “Mappa della Crisi”, sul modello di quella sperimentata a Londra durante il G20, in più città italiane, europee e dei Paesi del “Club dei Grandi” nei giorni di effettivo svolgimento del summit in Abruzzo.

Il 10, ultimo giorno del vertice, i sindacati di base e varie reti di autorganizzazione sociale danno appuntamento proprio a l’Aquila per un corteo generale al cospetto dei potenti del malgoverno globale.

Noi, attiviste e attivisti autocton* e migranti delle lotte metropolitane, precarie e studentesche, umili costruttrici e costruttori di forme di vita indipendenti, gelose e gelosi della nostra sincera e convinta indipendenza politica, anticapitalist* e antifascist* tanto quanto antiautoritar* e antimilitarist*, antirazzist* quanto antisessist*, alternativ* quanto libertar*, aderiamo alla manifestazione finale all’Aquila; e ci proponiamo di realizzare intanto nella “Giornata d’Accoglienza” del 7 luglio a Roma una dinamica di blocco della circolazione e della mobilità che, combinando pratiche creative e intelligentemente radicali, rivolga la nostra degna rabbia ad ostacolare la funzionalità della celebrazione dei potenti della Terra e della loro bancarotta. La cooperazione tra realtà diverse che condividono pratiche e interessi spaventa chi gestisce la crisi, per questo riteniamo che questa inter-azione sia un passaggio fondamentale e necessario, un punto di forza per contrastare insieme il disegno di un mondo invivibile e asservito dalle logiche di profitto.

Lo stesso proponiamo alle reti e a* singol* del movimento – italiano, europeo e globale – che vogliano convergere con noi e che accoglieremo per quanto possibile, con risorse ed iniziative di movimento a partire dalla costituzione di almeno un “info-point” in un luogo da strappare alla normalizzazione e alla pacificazione imposte, nel quadro delle caratteristiche locali e delle modalità condivise della mobilitazione unitaria a Roma.

Proponiamo ancora a tutte le reti, i movimenti, i collettivi, le singole e i singoli attivist* nelle metropoli del “Club dei Grandi” di condividere una “Mappa della Crisi”, aperta e quanto più possibile globale; e di praticarla attivamente, in comunicazione reciproca, nelle giornate successive.

Proponiamo di far convergere iniziative ed azioni su alcune direttrici della crescita e della continuità d’un movimento di ribellione da sviluppare nei mesi a venire, attraverso la denuncia pubblica e l’assedio sociale:
– dei maggiori responsabili della crisi, della sottrazione di reddito, di libertà e di diritti;
– delle strutture di architettura securitaria;
– dei maggiori responsabili della precarietà, dei licenziamenti, delle morti sul lavoro;
– dei centri di distruzione delle risorse e della vita del pianeta;
– dei centri di aggressione contro le condizioni materiali primarie di vita;
– dei centri responsabili dell’espropriazione della ricchezza sociale e della conoscenza.

Con queste proposte e con questi obiettivi, da oggi ci poniamo a disposizione d’una cooperazione politica attiva e d’una connessione tra pratiche sociali alternative, a partire dalle giornate di luglio 2009.

“Akat qhiparux waranq waranqanakax kutinixa (tornerò e saremo milioni)”
Tupac Katari, 1781

Viola: è il colore dello spettro visibile a maggior frequenza e minore lunghezza d’onda, è il colore del movimento di liberazione delle donne e dell’autodeterminazione sessuale, è il colore del sogno, della metamorfosi, della transizione, della magia, dell’urgenza d’espressione dei bambini.
Pure, viola è il colore della schiavitù, nel XVI secolo in Inghilterra designava il lutto estremo, nella capoeira è associato all’Orixa Iansa dea dei venti e delle tempeste, a Lima è il colore della dedizione al Cristo Nero, “Signore dei Miracoli”, dipinto e venerato dagli schiavi africani e su cui gli indios trasferirono la devozione a Pachacamac, “Colui che muove il mondo”, il padrone dei terremoti…
Nelle giornate contro il G8 della crisi, il viola sarà il nostro colore.

Vendetta: è una parola dura, che non lascia spazi.  E’ una dedica a chi si alza una mattina, prende un autobus o la macchina o una moto, arriva al lavoro e vi trova la morte. E’ dedicata alle statistiche che conteggiano queste morti, più numerose di quelle d’una guerra. E’ una dedica, ancora, a chi parte dalle proprie radici per cercare un
futuro migliore e trova confini, muri e razzismo: in Italia non è certo raro trovare una vergogna chiamata Cie, “centri d’identificazione ed espulsione”, formula anodina per aggirare qualsiasi rispetto dell’umanità e che nascondo quelli già conosciuti nella storia come lager. Sono le nostre parole e le nostre mani, le nostre emozioni e le nostre ragioni, che disegnano la vendetta. Sono un corpo collettivo che si muove veloce per la metropoli. Quella stessa velocità che ci porta da uno sfruttamento ad un altro, dall’incertezza del presente alla negazione d’un futuro, la rivoltiamo contro chi ci espropria della nostra vita.

Vittoria: immagine classica, indice e medio divaricati in segno d’una resistenza che vince. Perché è necessario volere e perseguire un cambiamento reale e radicale. La vittoria che cerchiamo non è fatta certo della stessa pasta del potere
che combattiamo. Ciò che vogliamo è il nostro tempo che ci rubano; la partecipazione che impediscono e la voce che ci soffocano; la ricchezza che ci sottraggono. Quella che ci muove è la necessità di nuove scelte politiche, economiche e sociali di contro al segno di continuità nel profondo di questa crisi che sarà riprodotta all’infinito per riprodurre
il capitale e il suo dominio. Quella che cerchiamo è la vittoria che sta nell’aver strappato un metro in più, aver ripreso un respiro a pieni polmoni, aver attestato la realizzabilità d’un progetto di liberazione. E’ vittoria anticapitalista che cerchiamo di riprodurre e sostenere. Le vittorie possono essere anche molto piccole, ma costruiscono un cammino.
Noi siamo decise e decisi a perseguirle. Questa volta, molte altre volte ancora.

Roma, Italia, giugno 2009

ENGLISH

V Strategy

V as violet
V as vengeance
V as victory

G8 2009. From Rome, looking at L’Aquila and the World.

“Seven winds in the lower calendars and geographies:

first wind, a worthy and angry youth”.

Subcomandante Marcos, Ezln, Chiapas, Mexico.

Message to the greek rebels on december 2008.

On July 8th, 9th and 10th the president-master of the italian government, Silvio Berlusconi, will host the summit of the “Big Eight” of the Planet. The summit will take place in the fortress of a State Police Corps, in Coppito, a town close to L’Aquila, a city where people and land are still devasted by the earthquake of the 6th of April 2009. The president moved there the summit from its original destination: a luxury liner off the sardinian coast of La Maddalena.

Due by the action of this arrogant governor, leader of a speculation and war system responsible for the crisis, is taking shape an attempt to validate again the failed global political governance. The situationist of reaction, Silvio Berlusconi, gives to the “Big” of the Planet the opportunity to perform a show of “sobrity”, as he called it. A show he would like to be appropriate to face the growing ostilities and rebellions rising in every corner of the World against the G8’s decisions and dominance.

Behind the pitiful cabaret – set up to take for a walk the highest political offices of the world, along  the tent-camps of the earthquake’s victims – the summit will confirm those decisions and that dominance: to fund again the financial speculation; to save the banks; to make labour more precarious and instable; to reinforce the security architecture; to implement cooperation among Nations in the matter of repression; to keep on with the no-border exploitation of human beings and natural resources and to build up, at the same time, new frontiers of blood and shame, to appease universities through control and police.

The G8/G14/G21 is not just taking place on a scene devasted by an earthquake, whose consequences are worsened by speculation and social injustice, but it will be held in the middle of a global crisis, in a period of riots against oppressions bursting at different latitudes. From the Argentinazo to the revolt in El Alto, Bolivia; from the Appo, in Oaxaca, Mexico, to the resistance of  indigenous people in Peruvian Amazonia; from the rebellions in the french banlieues to those of migrant people against the lagers they live in, and against the deportation systems that work in the buttres of European Union – as in Ceuta, Melilla, Peloponnese and Lampedusa; from the recent riots in Greece after the murder of Alexandros Grigoropoulos – 16 years old, shot dead by the police – to the protests against the G20 in London – where Ian Thomlison was murdered by the police too – until the night of the riots in Berlin, on the first of May, and the Nato meeting in Strasbourg.

The July appointment has been preceded in Italy by a sequence of campaigns, protests and marches addressed to the highest ministerial offices and to the lobbies that organized the G8. As in the cases of the summits on Agriculture and Environment; of the meeting organized by the chancellors in Torino – ended with a clash between the march of the students and the repressive police; of the encounter among the Ministers of Economy in Rome, on March 28th, welcomed by a demonstration of students, unions and flex workers that succeded in breaking the prohibition to access to the center of the city; of the actions on May 29th and 30th in Rome: the one against Oim, the symbolic occupation of churches, the contacts with the migrant people inside the Cie (centers of identification and deportation for immigrants) at Ponte Galeria, and the antiracist and antisecuritarian march that went all over the streets of the city, in line with the march in Milan a week before.

On the first of June a national meeting in L’Aquila launched a call-out for realizing an “extended mobilization” in the name of “radicality”against the G8. On june 21st, a following meeting  drew up a calendar. Into this frame, the No-G8 network of Rome – a convergence of different movements of social struggle that organized the March and May actions reported above – proposes a “Welcoming Day for the Mighty of the Planet” on July the 7th, when the international deputations will pass through the italian capital. Moreover, the No-G8 network proposes to practice a “Map of the crisis”, through actions carried out by affinity groups. A “Map of the crisis” based on the one sperimented in London during the G20: decentralized actions in different cities during the days of the summit – in Italy, in Europe and in the countries belonging to the “Club of the Mighty”.

We, social activists, natives and migrants, flex workers, builders of indipendent ways of life, jealous of our sincere and convinced political indipendence, anticapitalists and antifascists as much as antiauthoritarians and antimilitaristics, antiracists and antisexists, support the final demonstration in L’Aquila. In the meantime, we intend to realize during the “Welcoming Day” on July the 7th, a block of the traffic and of the mobility that, by combining creative and smartly radical practices, addresses our worthy rage to obstruct the functionality of the celebrations of the Mighty of the Planet and of their bankruptcy. Cooperation between different subjects scares the Crisis rulers, and so we believe in this interaction as fundamental.

We propose the same to all the no-border networks, movements and individuals that want to join us. We are going to receive you at the best of our possibilities, through the resources and the initiatives of the movement, in the frame of the local features and of the methods shared by the unitary mobilization in Rome.

We propose again, to all the networks, groups, movements, activists living in the big cities of the “Club of Mighty” to share a “Map of the crisis”, as much as possible open and global, and to practice it actively, in a reciprocal communication, during the following days.

We propose to make converge actions in the guiding lines of growth and continuity, of a protest  movement to develop during the months to come, through the public denunciation and the social siege:

–        of the principal responsibles for the crisis and for the subtraction of income, freedom and rights.

–        of the structures belonging to the security architecture.

–        of the principal responsibles for precarious labour, for firing, for death on the job.

–        of the centers responsible for the distruction of resources and life on the planet.

–        of the centers responsibles for the aggression against the material conditions of life.

–        of the centers responsibles for the expropriation of social wealth and knowledge.

With these suggestions and purposes, we are open to an active political cooperation and to a connection with alternative social practices. From the July days of the meeting and on.

“Akat qhiparux waranq waranqanakax kutinixa (I’ll be back and we’ll be millions) Tupac Katari, 1781

Purple: is, among the colors of the visible spectrum, the one that has the shortest wave length and the highest frequency, it’s the color of the women’s liberation movement, of the sexual self determination, it’s the color of dreams, of metamorphosis, of transition, of magic, of children’s urgency to express themselves.

Purple is the color of slavery too. In England, during the XVI century, it representesed deep mourning; for the candomblé, a brasilian religion, it is linked to the Orixà Iansà, Goddes of Storms; in Lima it is the color of the cult to the Black Christ, “God of Miracles”, venerated by the african slaves, the same on which the indigenous transfered their devotion for Pachacamac, “He, who moves the World”, God of Earthquakes.

During the days of the protests against the G8, Purple will be our color.

Revenge: It’s a strong word that doesn’t leave any space.

It’s dedicated to the ones who get up in the morning, take a bus, their car or a motorcycle, get to their workplace and find their death. It’s dedicated to the statistics that count the deaths on job, statistics longer than the war’s ones. It’s dedicated to the people that leave their countries, their roots, to go and look for a better future, but find borders, walls and racism: in Italy it is not strange to ear about a shame called Cie – centers for the identification and deportation of immigrants – a dull definition to hide what history already knows as lagers. Our words, our hands, our emotions, our reasons trace the revenge. It’s a collective body that moves along the metropolis. We turn upon who dispossess us of our life, the same speed that bring us from a place of exploitation to another, from the uncertainty of the present to the negation of a future.

Victory: the classical image, the two fingers signing a resistance that will win. Because it’s necessary to desire and pursue a real and radical change. Victory we are looking for and power we are struggle against are not birds of a feather.

We want the time they steal from us, the participation they prevent us from, the voice they stifle, the richness they take away. What move us is our necessity of new political, economic and social choices, opposed to a crisis that will reproduce itself endlessly, to recreate the capital and its dominion. The kind of victory we are looking for is that of wresting a meter more, of taking a full breath, of stating that a project of liberation is feasible. It’s the anticapitalist victory we are trying to reproduce and support. Victories can be little but they build a way. We are resolute in pursuing it. This time, and many others again.

It will be difficult to stop us.

Rome, Italy, June 2009

ESPANOL

Estrategia V

V de Violeta
V de Venganza
V de Victoria

G8 2009, desde Roma mirando hacia Aquila y el mundo

“Siete vientos en los calendarios y las geografías de abajo: Primer viento, una digna juventud rabiosa”
(Subcomandante Marcos, Ezln, Chiapas, México, mensaje para la Grecia rebelde, Diciembre 2009)

El 8, 9 y 10 de Julio el presidente-patrón del gobierno italiano Silvio Berlusconi será el portavoz oficial de la cumbre de los “Potentes” de la tierra dedicada a la crisis global que se reunirá en la  fortaleza de la policía de estado (guardia di finanza) de Coppito (Aquila).

En esta temporada de especulación y guerra, la decisión de ampliar la cumbre a otras naciones (trasformando un formal G-8 en un real G14-G21), refleja la necesidad de aumentar el nivel de consentimiento global para seguir legitimando la quiebra de la política capitalista. De esta manera, esta cumbre ofrece la posibilidad de hacer frente a los crecientes signos de hostilidad que se están extendiendo en todos los rincones de la tierra, dictando medidas estratégicas para seguir protegiendo un sistema que explota las riquezas mundiales en beneficio de unos pocos.

Detrás de la comedia creada a punto para llevar a los jefes de la política mundial en el acampamento de quien ha sufrido el terremoto, está la voluntad de confirmar el dominio capitalista sobre las nuestras vidas: re-financiar la especulación financiera, salvar a los bancos, aumentar la precariedad laboral y fortalecer la política secretaria, impulsar cooperación internacional en prácticas de represión social, acompañar la explotación sin fronteras de la humanidad y de los recursos del planeta.

Este G8-G14-G21 además de ubicarse en un contexto que quiere transformar una “tragedia” en un plan de especulación, se desarrolla en una escenografía social-histórica pintada por fuertes contestaciones globales en contra de la crisis: desde “el corralito” de Argentina 2001, a la revuelta de El Alto en Bolivia, a la Appo a Oaxaca hasta la reciente y activa resistencia de los pueblos de la Amazonia peruana. Siguiendo por la revuelta en contra del Cpe y la explosión de las “banlieues” en Francia 2006 y a las numerosas revueltas de los migrantes encarcelados en los lager de toda Europa, (desde el Peloponneso hasta Ceuta, Melilla y Lampedusa). Por ultimo, la revuelta griega de diciembre 2008 y su consecuente represión, las contestaciones en contra de las medidas económicas anticrisis en Islandia como en Dublín, los violentos disturbios en el cumbre del G20 de Londres donde Ian Thomlison fue matado por un policía, en el de la Nato a Estrasburgo y en el del 1 de Mayo en Berlín.

La contestación del G8 de Julio es la cita última de unas series de manifestaciones y acciones directas que se han practicados en estos últimos meses en Italia. A partir de las cumbres sobre Agricultura y Ambiente, sobre la privatización de las universidades, el G20 de los ministros de economía del 28 Marzo y la cumbre de los ministros de justicias y de interiores del 28/29 Mayo. Hasta llegar a la movilización del 16 de Junio, día en el cual las comunidades afectadas por el terremoto de Abruzzo han protestado en Roma contra las políticas de engaño sobre la reconstrucción y en contra de la especulación en materia de emergencias.

La Asamblea Nacional del 1 de Junio que tuvo lugar en la capital de la región de Abruzzo ha impulsado la propuesta de “una radical y amplia movilización” desde la primera semana de Julio hasta los días en los que los jefes de estado y de gobierno se reunirán en Coppito para una cumbre dedicada a la crisis global.
En este marco, la Red NoG8 de Roma recoge la demanda y convoca para el día de la llegada de las delegaciones internacionales  (7 de Julio) en su camino hacia el G8 en Aquila, un día de “Bienvenida a los responsables de esta crisis” bloqueando la ciudad y proporcionando “Info Point” para quien quiera participar. Además se propone construir un “Mapa de Crisis” con acciones directas que se realizaran cada uno con sus grupos de afinidad como ya se experimentó en Londres en el G20 y como ya, en varias partes de Europa, se está haciendo desde hace algunos meses. Por ultimo, el día 10 de julio, se convoca en Aquila una manifestación internacional en solidaridad con las poblaciones afectadas por el terremoto, en contra del G8 y para reclamar una reconstrucción social de los territorios.

Nosotros, activistas y militantes autóctonos, migrantes, precarios, creadores de formas de vida independiente, antifascistas, antirracistas y antimilitaristas adherimos a la maní del 10 de Julio en Aquila impulsando el principio de “propagación” de las movilizaciones y haciendo un llamamiento a todos los movimientos de lucha, colectivos y redes disponibles para que se construyan y se practiquen “Mapas de Crisis” con acciones descentralizadas en el mayor número de ciudades de Italia, de Europa.

Proponemos, además, un método de convergencia eficaz entre los movimientos, caracterizado por la horizontalidad y el intercambio, dando de esta manera continuidad a las iniciativas y acciones directas contra quien son los verdaderos responsables de la crisis. De esta manera denunciaremos públicamente:

Los responsables de quien sigue alimentando un sistema capitalista que explota los recursos del planeta
Los responsables de quien quita la libertad individual.
Los responsables de la precariedad laboral y de las muertes en el trabajo.

Con estas propuestas, y con estos objetivos, hoy proponemos una política de cooperación activa y una conexión entre las prácticas sociales,  a partir de los días de julio de 2009.

Akat qhiparux waranq waranqanakax kutinixa (volveré y seremos millones)
Tupac Katari, 1781

V de Violeta:
es el color del espectro visible con mayor frecuencia y menor longitud de onda.
Es el color del movimiento de liberación de las mujeres y de la autodeterminación sexual, es el color del sueño, de la metamorfosis, de la magia. Además, es el color de la esclavitud, en el siglo XVI en Inglaterra era el color del luto, en la capoeira se asocia a Orixa Iansa, diosa de los vientos y de las tormentas, en la ciudad de Lima es el color del homenaje a Cristo Negro, “Señor de los Milagros”, y el hombre que mueve el mundo, el capitán de los terremotos.
En los días del G8 el violeta será el nuestro color.

V de Venganza: es una palabra dura, que no deja espacios.
Es un homenaje para quien se levanta por la mañana, agarra un autobús o un coche o una moto, llega al trabajo y encuentra la muerte. Es un homenaje para quien abandona su país en búsqueda de un futuro mejor y choca con verdaderos lager que hoy en día se llaman CIE (Centros de Identificación y de Expulsión).
Serán nuestras palabras, nuestras manos, nuestras emociones y nuestra rabia que dibujará la venganza. Es un cuerpo colectivo que se mueve rápidamente dentro la metrópoli.
Esa misma velocidad que nos lleva de una explotación a otra y que determina una constante negación de un futuro, la re-enviamos a quien expropia y explota nuestras vidas.

V de Victoria: la imagen clásica, dedos índice y medio levantado, signo de una fuerza que gana.
La victoria que buscamos es querer el tiempo que nos roban y la voz que nos ahogan. Es la necesidad de nuevas opciones políticas, económicas y sociales y en contra de quien constantemente reproducirá las crisis, el capital y su dominio.
Lo que buscamos es la victoria por haber ganado un metro más, por tomar aire a plenos pulmones después de haber abierto un posible proyecto de liberación y de lucha.
Es la victoria anticapitalista que queremos reproducir y sostener. Son las pequeñas victorias que construyen un camino. Son las decisiones de seguir y comprometerse, esta vez, así como muchas veces más.

Roma, Italia, Junio 2009

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