Arrivati in Sicilia bisogna attraversare chilometri di basi militari, bunker, rotatorie e antenne per arrivare sul promontorio di Niscemi da cui si lanciano colorati parapendii su pascoli e campi coltivati.
“Da Chiomonte a Niscemi: ora basta coi veleni!” si legge sui muri.
Gli Stati Uniti vogliono installare proprio qui, sulla Riserva naturale dell’insughereta, una delle quattro antenne satellitari di ultima generazione, MUOS, che permetteranno copertura globale alle guerre ultratecnologiche condotte attraverso droni radiocomandati.
Una decisione che, come nella migliore tradizione della shock economy, si impone scavalcando ogni procedura pseudo-democratica per avvalersi da subito della corsia d’emergenza dell’“interesse strategico e militare”. Strumento che dieventa sempre più consuetudine in uno stato d’eccezione permanente al quale ci vorrebbero far abituare. Opere che condensano tutte le criticità possibili: sono devastanti per i territori e per la salute umana, sono inaccettabili per le finalità e per le modalità più che autoritarie, direttamente militari, con cui si vogliono imporre. Opere di sperpero che diventano buchi neri dove vengono riversati miliardi di fondi pubblici.
Il movimento No Muos ha voluto e ottenuto l’ordine di stop ai lavori da parte della Regione Sicilia ma questo non ha interrotto i tentativi da parte di militari e forze del (dis)ordine di forzare il presidio causando di recente anche il ferimento di alcune attiviste del comitato “mamme No Muos”.
Per il mese di marzo sono previste nuove manifestazioni a carattere nazionale contro le grandi opere inutili: la manifestazione del No Ponte (16 marzo), la marcia No Tav in Val di Susa (23 marzo) ed infine la manifestazione nazionale No M.U.O.S. (30 marzo) ed i movimenti lanciano un appello comune che riprende le fila di una lunga storia di mutuo soccorso.
Sui territori nostri non si fermano le battaglie contro discariche ed inceneritori: un nuovo presidio permanente a Roncigliano (Via Ardeatina Km 24,65) e corteo per le strade dei Castelli Romani il 6 aprile, alla vigilia della riapertura dei lavori per l’inceneritore per ora scongiurata dall’ennesima sentenza del TAR.
Così come le ripubblicizzazioni del servizio idrico di cui i comitati per l’acqua si stanno occupando in tutta Italia: lì dove con il referendum si era infatti espressa una volontà chiara, non sono mancati i soprusi delle aziende e delle amministrazioni che si rifiutano di prenderne atto. Si vuole continuare a fare profitti a qualunque costo ma ora, quel fronte, inizia ad incrinarsi.
Negli anni abbiamo imparato tanto dalle battaglie in difesa dei territori e dei beni comuni, dalla resistenza che hanno saputo opporre, pari solo alla cooperazione che hanno saputo alimentare. Abbiamo ritrovato dentro questi movimenti il desiderio d’indipendenza, dal sistema politico di ogni ordine e grado e persino dalla rappresentazione mediatica che se n’è voluta dare.
Oggi quel sistema, barcollante dopo l’urto del risultato elettorale, appare penetrato proprio da molte di quelle istanze per cui ci siamo sempre battuti in prima persona: l’acqua pubblica, il No al tav, il riciclo e il no agli inceneritori, persino il reddito di base!
Temi e battaglie che non intendiamo delegare e su cui non intendiamo perdere.
Giovedì 14 marzo a partire dalle ore 18.00
ne parleremo con:
Attivisti del presidio No Muos di Niscemi >> Comitato romano per l’acqua pubblica – Crap Roma >> OPS Castelli Romani >> NO INC Albano
A seguire videoproiezioni a tema e cena di autofinanziamento per le spese legali dei presidi e delle lotte.
Laboratorio del precariato metropolitano Acrobax – Ex Cinodromo via della vasca navale 6 (Ponte Marconi), Metro San Paolo, bus 170, 791 notturni 2 e 3.