GIOVENTU’ LIDENSE TIFA ARDITA SAN PAOLO

25 NOVEMBRE 1884 / 2012
128°Anniversario della bonifica del litorale di Roma

Ore 14.00 Stazione Stella Polare (Roma-Lido)

STAGNI DI OSTIA VS. ARDITA SAN PAOLO
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Tifando la squadra baluardo dello sport popolare, festeggiamo i 500 braccianti socialisti e anarchici che rifondarono l’antica porta di Roma. ARDITA SAN PAOLO VINCI PER NOI!

25 NOVEMBRE 1884 – 500 BRACCIANTI RIFONDANO OSTIA

“…al grido di pane e lavoro!” Andrea Costa

Il ricordo della bonifica è ancora vivo nei nomi delle strade (viale dei Romagnoli, piazza dei Ravennati) e nei monumenti dedicati ai padri fondatori della bonifica: Armando Armuzzi, presidente dell’Associazione, e Federico Bazzini – ma soprattutto Andrea Costa e Nullo Baldini, gli ‘apostoli del socialismo’. E rimane vivo negli abitanti di Ostia Antica, figli e nipoti di quei Romagnoli, che spesso ancora ne parlano il dialetto.

Il 24 novembre del 1884 partirono alla volta dell’Agro romano 500 braccianti e 50 donne ravennati che, da lì a poco, diverranno i protagonisti della bonifica di Ostia e Maccarese.

Le direttive contenute nell’accordo di bonifica prevedevano la conclusione dei lavori entro 48 mesi dal loro inizio ma, le numerose difficoltà incontrate nell’esecuzione, fecero slittare la “consegna” di molto: ci sarebbero voluti sette lunghi anni per terminare le opere preventivate.

Come giustamente ricordato da Angelo Celli, quello dei lavoratori ravennati era il primo esempio di emigrazione interna proveniente da un luogo dove non mancavano di certo braccia per il lavoro verso un altro che presentava solo aree paludose e malsane.

L’arrivo dei braccianti romagnoli era il frutto della grave crisi economica degli anni’80 del XIX secolo. La crisi che aveva colpito l’intera penisola, in Romagna era stata particolarmente grave: infatti la grande maggioranza degli introiti dell’economia romagnola provenivano dall’agricoltura.

Venute a conoscenza del loro passaggio, gli abitanti di diverse città accorsero lungo la ferrovia per portare il loro saluto ai lavoratori di Ravenna. Il treno, dopo la sosta a Falconara, arrivò a Fiumicino nella tarda sera del 25 novembre 1884; da lì tutti i lavoratori scesero e, presero alloggio presso il palazzo del conte Benicelli. Il Presidente Armuzzi, l’indomani, comunicò a Ravenna il felice esito del viaggio.

I quasi 500 braccianti romagnoli giunti nelle Campagne romane, si divisero in due squadre di lavoro destinate in due aree di bonifica distinte: ad Ostia andarono 220 lavoratori, mentre a Fiumicino 242.

L’atmosfera quasi festosa che aveva contraddistinto il viaggio da Ravenna a Roma si spense appena i lavoratori videro la desolante plaga che li aspettava. Lo sconforto fu subito enorme e le belle canzoni cantate durante il viaggio sembrarono subito un ricordo lontanissimo quasi remoto.

Poco dopo la tristezza e lo sconforto mutarono in rabbia e, appena giunsero i dirigenti della Cooperativa, i braccianti iniziarono a protestare con tutte le loro forze denunciando la terribile condizione di quelle terre che, a loro giudizio, avrebbero causato solo morte e miseria rendendo vano ogni tentativo di bonifica. Ad alzare ulteriormente la tensione ci si mise anche un guardiano del posto che, con fare quasi ironico, disse ai braccianti che in quelle terre non avrebbe vissuto neanche il demonio.

Di fronte ad una situazione del genere molti sarebbero tornati nella loro terra d’origine preferendo sgomitare per un lavoro anziché averlo tranquillamente ma in condizioni quasi disumane. I braccianti romagnoli, invece, restarono nel litorale romano e dimostrarono tutta la loro tempra e la loro attitudine al sacrificio.

*Tratto da uno scritto di Paolo Paliccia

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