Il prefetto su Ponte Galeria

Ponte Galeria, conto alla rovescia. Il prefetto: “Va chiuso”

Il prefetto a Maroni: “Il centro va ristrutturato o è meglio chiuderlo”. La disastrosa situazione del Cie: disagi e privazioni “Sembra di essere in carcere”

di Anna Maria Liguori

«Il Centro di identificazione e di espulsione di Ponte Galeria è al collasso. Deve essere chiuso». Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ha inviato una relazione al ministro dell´Interno Roberto Maroni, e per conoscenza al sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti Mario Mantovani e a Mario Morcone, capo dipartimento per le libertà civili e l´immigrazione, dopo aver a lungo analizzato la disastrosa situazione del Cie tra le cui mura gli immigrati vivono ogni tipo di disagio e di privazione. Pecoraro ha scritto a Maroni specificando che il Centro o «viene ristrutturato o chiuso e spostato altrove».

La situazione negli ultimi mesi è infatti molto peggiorata. L´inasprimento delle norme in tema d´immigrazione ha portato più gente a Ponte Galeria: la popolazione del Cie, il più grande d´Italia, è salita in estate di circa 80 unità, da 246 a 319 ospiti (175 uomini e 143 donne) al limite della capienza tollerabile che è di 330 posti. Per la maggior parte si tratta di nordafricani in attesa di essere rimpatriati. L´accoglienza è al limite, tanto che spesso gli immigrati, fermati dalle forze dell´ordine vengono trasferiti, per mancanza di posti, direttamente in carcere. E anche chi vive lì non sta certo bene. Il sovraffollamento e il caldo insopportabile di questi ultimi mesi, senza dimenticare le ferie degli operatori, hanno creato una miscela potenzialmente esplosiva. Poi ci sono i lunghi tempi di attesa per ottenere i colloqui con le ambasciate di origine e il fatto che i nuclei familiari al momento dell´arrivo vengono divisi nei settori maschile e femminile con evidenti problemi di convivenza.

Angiolo Marroni, garante dei diritti dei detenuti, ha molte volte lanciato un grido d´allarme: «Eventi drammatici all´interno del Centro di Roma ce ne sono stati tanti. Il vero equivoco di fondo è che i Cie sembrano sempre di più centri di reclusione che, con la possibilità di protrarre la permanenza degli immigrati fino a 180 giorni, sono peggiori delle carceri. A Ponte Galeria, ad esempio, non c´è un grande appoggio esterno del volontariato che è una delle cose buone che si ritrovano nei penitenziari. In queste condizioni è assai facile che possa prendere il sopravvento la disperazione». Il prolungamento dei tempi di reclusione contribuisce certamente a degradare la dignità umana dei trattenuti ma non sembra aver minimamente risolto il problema della identificazione, precondizione all´espulsione, che dipende dalla collaborazione delle rappresentanze dei paesi di provenienza. «È unanime – dicono gli addetti ai lavori – la volontà di risolvere una situazione, che, nonostante le nuove norme in materia di sicurezza, non sembra migliorare la condizione di vita degli immigrati». E ora il prefetto ha scelto di imboccare una strada definitiva.
(Repubblica.it del 10 ottobre 2009)

Ponte Galeria, conto alla rovescia. Il prefetto: “Va chiuso”
Il prefetto a Maroni: “Il centro va ristrutturato o è meglio chiuderlo”. La disastrosa situazione del Cie: disagi e privazioni “Sembra di essere in carcere”
di Anna Maria Liguori

«Il Centro di identificazione e di espulsione di Ponte Galeria è al collasso. Deve essere chiuso». Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ha inviato una relazione al ministro dell´Interno Roberto Maroni, e per conoscenza al sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti Mario Mantovani e a Mario Morcone, capo dipartimento per le libertà civili e l´immigrazione, dopo aver a lungo analizzato la disastrosa situazione del Cie tra le cui mura gli immigrati vivono ogni tipo di disagio e di privazione. Pecoraro ha scritto a Maroni specificando che il Centro o «viene ristrutturato o chiuso e spostato altrove».

La situazione negli ultimi mesi è infatti molto peggiorata. L´inasprimento delle norme in tema d´immigrazione ha portato più gente a Ponte Galeria: la popolazione del Cie, il più grande d´Italia, è salita in estate di circa 80 unità, da 246 a 319 ospiti (175 uomini e 143 donne) al limite della capienza tollerabile che è di 330 posti. Per la maggior parte si tratta di nordafricani in attesa di essere rimpatriati. L´accoglienza è al limite, tanto che spesso gli immigrati, fermati dalle forze dell´ordine vengono trasferiti, per mancanza di posti, direttamente in carcere. E anche chi vive lì non sta certo bene. Il sovraffollamento e il caldo insopportabile di questi ultimi mesi, senza dimenticare le ferie degli operatori, hanno creato una miscela potenzialmente esplosiva. Poi ci sono i lunghi tempi di attesa per ottenere i colloqui con le ambasciate di origine e il fatto che i nuclei familiari al momento dell´arrivo vengono divisi nei settori maschile e femminile con evidenti problemi di convivenza.

Angiolo Marroni, garante dei diritti dei detenuti, ha molte volte lanciato un grido d´allarme: «Eventi drammatici all´interno del Centro di Roma ce ne sono stati tanti. Il vero equivoco di fondo è che i Cie sembrano sempre di più centri di reclusione che, con la possibilità di protrarre la permanenza degli immigrati fino a 180 giorni, sono peggiori delle carceri. A Ponte Galeria, ad esempio, non c´è un grande appoggio esterno del volontariato che è una delle cose buone che si ritrovano nei penitenziari. In queste condizioni è assai facile che possa prendere il sopravvento la disperazione». Il prolungamento dei tempi di reclusione contribuisce certamente a degradare la dignità umana dei trattenuti ma non sembra aver minimamente risolto il problema della identificazione, precondizione all´espulsione, che dipende dalla collaborazione delle rappresentanze dei paesi di provenienza. «È unanime – dicono gli addetti ai lavori – la volontà di risolvere una situazione, che, nonostante le nuove norme in materia di sicurezza, non sembra migliorare la condizione di vita degli immigrati». E ora il prefetto ha scelto di imboccare una strada definitiva.
(10 ottobre 2009)

Ponte Galeria, conto alla rovescia. Il prefetto: “Va chiuso”
Il prefetto a Maroni: “Il centro va ristrutturato o è meglio chiuderlo”. La disastrosa situazione del Cie: disagi e privazioni “Sembra di essere in carcere”
di Anna Maria Liguori

«Il Centro di identificazione e di espulsione di Ponte Galeria è al collasso. Deve essere chiuso». Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ha inviato una relazione al ministro dell´Interno Roberto Maroni, e per conoscenza al sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti Mario Mantovani e a Mario Morcone, capo dipartimento per le libertà civili e l´immigrazione, dopo aver a lungo analizzato la disastrosa situazione del Cie tra le cui mura gli immigrati vivono ogni tipo di disagio e di privazione. Pecoraro ha scritto a Maroni specificando che il Centro o «viene ristrutturato o chiuso e spostato altrove».

La situazione negli ultimi mesi è infatti molto peggiorata. L´inasprimento delle norme in tema d´immigrazione ha portato più gente a Ponte Galeria: la popolazione del Cie, il più grande d´Italia, è salita in estate di circa 80 unità, da 246 a 319 ospiti (175 uomini e 143 donne) al limite della capienza tollerabile che è di 330 posti. Per la maggior parte si tratta di nordafricani in attesa di essere rimpatriati. L´accoglienza è al limite, tanto che spesso gli immigrati, fermati dalle forze dell´ordine vengono trasferiti, per mancanza di posti, direttamente in carcere. E anche chi vive lì non sta certo bene. Il sovraffollamento e il caldo insopportabile di questi ultimi mesi, senza dimenticare le ferie degli operatori, hanno creato una miscela potenzialmente esplosiva. Poi ci sono i lunghi tempi di attesa per ottenere i colloqui con le ambasciate di origine e il fatto che i nuclei familiari al momento dell´arrivo vengono divisi nei settori maschile e femminile con evidenti problemi di convivenza.

Angiolo Marroni, garante dei diritti dei detenuti, ha molte volte lanciato un grido d´allarme: «Eventi drammatici all´interno del Centro di Roma ce ne sono stati tanti. Il vero equivoco di fondo è che i Cie sembrano sempre di più centri di reclusione che, con la possibilità di protrarre la permanenza degli immigrati fino a 180 giorni, sono peggiori delle carceri. A Ponte Galeria, ad esempio, non c´è un grande appoggio esterno del volontariato che è una delle cose buone che si ritrovano nei penitenziari. In queste condizioni è assai facile che possa prendere il sopravvento la disperazione». Il prolungamento dei tempi di reclusione contribuisce certamente a degradare la dignità umana dei trattenuti ma non sembra aver minimamente risolto il problema della identificazione, precondizione all´espulsione, che dipende dalla collaborazione delle rappresentanze dei paesi di provenienza. «È unanime – dicono gli addetti ai lavori – la volontà di risolvere una situazione, che, nonostante le nuove norme in materia di sicurezza, non sembra migliorare la condizione di vita degli immigrati». E ora il prefetto ha scelto di imboccare una strada definitiva.
(10 ottobre 2009)

Ponte Galeria, conto alla rovescia. Il prefetto: “Va chiuso”
Il prefetto a Maroni: “Il centro va ristrutturato o è meglio chiuderlo”. La disastrosa situazione del Cie: disagi e privazioni “Sembra di essere in carcere”
di Anna Maria Liguori

«Il Centro di identificazione e di espulsione di Ponte Galeria è al collasso. Deve essere chiuso». Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ha inviato una relazione al ministro dell´Interno Roberto Maroni, e per conoscenza al sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti Mario Mantovani e a Mario Morcone, capo dipartimento per le libertà civili e l´immigrazione, dopo aver a lungo analizzato la disastrosa situazione del Cie tra le cui mura gli immigrati vivono ogni tipo di disagio e di privazione. Pecoraro ha scritto a Maroni specificando che il Centro o «viene ristrutturato o chiuso e spostato altrove».

La situazione negli ultimi mesi è infatti molto peggiorata. L´inasprimento delle norme in tema d´immigrazione ha portato più gente a Ponte Galeria: la popolazione del Cie, il più grande d´Italia, è salita in estate di circa 80 unità, da 246 a 319 ospiti (175 uomini e 143 donne) al limite della capienza tollerabile che è di 330 posti. Per la maggior parte si tratta di nordafricani in attesa di essere rimpatriati. L´accoglienza è al limite, tanto che spesso gli immigrati, fermati dalle forze dell´ordine vengono trasferiti, per mancanza di posti, direttamente in carcere. E anche chi vive lì non sta certo bene. Il sovraffollamento e il caldo insopportabile di questi ultimi mesi, senza dimenticare le ferie degli operatori, hanno creato una miscela potenzialmente esplosiva. Poi ci sono i lunghi tempi di attesa per ottenere i colloqui con le ambasciate di origine e il fatto che i nuclei familiari al momento dell´arrivo vengono divisi nei settori maschile e femminile con evidenti problemi di convivenza.

Angiolo Marroni, garante dei diritti dei detenuti, ha molte volte lanciato un grido d´allarme: «Eventi drammatici all´interno del Centro di Roma ce ne sono stati tanti. Il vero equivoco di fondo è che i Cie sembrano sempre di più centri di reclusione che, con la possibilità di protrarre la permanenza degli immigrati fino a 180 giorni, sono peggiori delle carceri. A Ponte Galeria, ad esempio, non c´è un grande appoggio esterno del volontariato che è una delle cose buone che si ritrovano nei penitenziari. In queste condizioni è assai facile che possa prendere il sopravvento la disperazione». Il prolungamento dei tempi di reclusione contribuisce certamente a degradare la dignità umana dei trattenuti ma non sembra aver minimamente risolto il problema della identificazione, precondizione all´espulsione, che dipende dalla collaborazione delle rappresentanze dei paesi di provenienza. «È unanime – dicono gli addetti ai lavori – la volontà di risolvere una situazione, che, nonostante le nuove norme in materia di sicurezza, non sembra migliorare la condizione di vita degli immigrati». E ora il prefetto ha scelto di imboccare una strada definitiva.
(10 ottobre 2009)

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