Independence Days 2009

INDEPENDENCE_DAYS
18-19-20-21 MARZO 2009

Non è l’inizio e non può essere la fine!

La crisi, ormai, è un modello strutturale con cui l’attuale sistema capitalistico si riproduce all’infinito. E’ avvenuto in Asia, in Latino-america, negli Stati uniti, in Europa. E’ una crisi globale perché è il risultato di differenti tipi di crisi economica, finanziaria, sociale, energetica, ma anche climatica ed alimentare. È dunque una crisi di civilizzazione che porta con se disoccupazione e licenziamenti, esclusione sociale, razzismo e fanatismo religioso. La questione non è come fronteggiare la crisi; la questione è come affrontare i mutamenti sociali che la crisi di questo capitalismo avanzato genera.

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18-19-20-21 MARZO 2009

Non è l’inizio e non può essere la fine!

La crisi, ormai, è un modello strutturale con cui l’attuale sistema capitalistico si riproduce all’infinito. E’ avvenuto in Asia, in Latino-america, negli Stati uniti, in Europa. E’ una crisi globale perché è il risultato di differenti tipi di crisi economica, finanziaria, sociale, energetica, ma anche climatica ed alimentare. È dunque una crisi di civilizzazione che porta con se disoccupazione e licenziamenti, esclusione sociale, razzismo e fanatismo religioso. La questione non è come fronteggiare la crisi; la questione è come affrontare i mutamenti sociali che la crisi di questo capitalismo avanzato genera.

INDEPENDENCE_DAYS
18-19-20-21 MARZO 2009

Non è l’inizio e non può essere la fine!

La crisi, ormai, è un modello strutturale con cui l’attuale sistema capitalistico si riproduce all’infinito. E’ avvenuto in Asia, in Latino-america, negli Stati uniti, in Europa. E’ una crisi globale perché è il risultato di differenti tipi di crisi economica, finanziaria, sociale, energetica, ma anche climatica ed alimentare. È dunque una crisi di civilizzazione che porta con se disoccupazione e licenziamenti, esclusione sociale, razzismo e fanatismo religioso. La questione non è come fronteggiare la crisi; la questione è come affrontare i mutamenti sociali che la crisi di questo capitalismo avanzato genera.
La questione è come superare, definitivamente, ciò che fino a poco tempo
fa sembrava indiscutibile ed insormontabile: il modello unico del
neoliberismo globale che trova ora, nella crisi finanziaria, la
manifestazione della caduta verticale del sistema finora imposto dalla
governance mondiale!   Ci sembra necessario interrogarci su cosa sono i movimenti sociali e culturali durante una crisi economica e sociale di tale portata e quali sperimentazioni potrebbero essere praticabili.
Secondo noi la questione dell’organizzazione sociale e delle forme del
conflitto va affrontata oggi più che mai in una dimensione
trans-metropolitana attraverso uno scambio di esperienze delle realtà in
movimento che da tempo cercano di innovare le pratiche del conflitto nel
contesto metropolitano ed europeo.
Continuando un percorso che insieme a molti ci ha portato ad attraversare
lo sciopero dei sindacati di base del 17 Ottobre e dopo aver animato quello
del 12 Dicembre, seguiamo a camminare su una strada che ci porta a proporre a tutta la città un festival itinerante, che sia affermazione di
indipendenza e cospirazione:  Indipendence days.
Proveremo a creare spazi liberati dove poter approfondire alcuni temi che
possano essere bussole in questi mesi: i beni comuni non solo come beni
primari ma come diritti collettivi da generalizzare; la svolta
neoautoritaria, che sorpassa i limiti dell’ottica securitaria per sfociare
in sottrazione reale di democrazia; la riforma del mercato del lavoro, la
sua precarietà e la necessaria richiesta di un nuovo Welfare.
E proprio da qui vogliamo partire per preparare l’accoglienza ai ministri
del G14 che si riuniranno a Roma il 28 Marzo, mettendoci in relazione e
comunicazione con le mobilitazioni che in quella giornata si svilupperanno
in tutta Europa.
Per questo invitiamo a partecipare tutti/e quelli/e che in questi anni
hanno condiviso, sognato e costruito con noi. Chi ha visto la sollevazione
dell’onda e si è tuffato; chi nei posti di lavoro ha incrociato le braccia
e ha smascherato i trucchi dei padroncini; chi continua non solo a volere
una scuola pubblica ma a volerla differente; chi sui territori si attiva in
prima persona per costruire un’alternativa alla devastazione ambientale;
chi tutti i giorni si riprende un pezzetto dei propri diritti occupando una
casa; chi viaggia migliaia di chilometri, emigrando e lasciando le proprie
radici con una speranza, e si ritrova schiacciato dalla stessa barbarie. Viviamo in tempi in cui è richiesta un’ obbedienza totale ai dettami del
mercato e la responsabilità è richiesta solo per produrre profitto; tempi
in cui la crisi definisce un costante stato di eccezione e giustifica
dispositivi come il Pacchetto Sicurezza che giocano sull’incertezza e sulla
paura del futuro.
Viviamo in tempi in cui il potere propone modelli di inclusione, più che
di esclusione, del dissenso, alla ricerca di una normalizzazione
uguagliatrice e disciplinante, il cui fine ovviamente è il controllo in
cui si richiede di rinunciare, giorno dopo giorno, a porzioni sempre più
consistenti di agibilità politica.
In questi tempi, la scelta di essere indipendenti da questi meccanismi è
la possibilità reale di sottrarsi e rilanciare per essere politicamente
autonomi, vivi ed indipendenti per la cospirazione e la libertà collettiva!

indipendenti_laboratorio delle cospirazioni
La questione è come superare, definitivamente, ciò che fino a poco tempo
fa sembrava indiscutibile ed insormontabile: il modello unico del
neoliberismo globale che trova ora, nella crisi finanziaria, la
manifestazione della caduta verticale del sistema finora imposto dalla
governance mondiale!   Ci sembra necessario interrogarci su cosa sono i movimenti sociali e culturali durante una crisi economica e sociale di tale portata e quali sperimentazioni potrebbero essere praticabili.
Secondo noi la questione dell’organizzazione sociale e delle forme del
conflitto va affrontata oggi più che mai in una dimensione
trans-metropolitana attraverso uno scambio di esperienze delle realtà in
movimento che da tempo cercano di innovare le pratiche del conflitto nel
contesto metropolitano ed europeo.
Continuando un percorso che insieme a molti ci ha portato ad attraversare
lo sciopero dei sindacati di base del 17 Ottobre e dopo aver animato quello
del 12 Dicembre, seguiamo a camminare su una strada che ci porta a proporre a tutta la città un festival itinerante, che sia affermazione di
indipendenza e cospirazione:  Indipendence days.
Proveremo a creare spazi liberati dove poter approfondire alcuni temi che
possano essere bussole in questi mesi: i beni comuni non solo come beni
primari ma come diritti collettivi da generalizzare; la svolta
neoautoritaria, che sorpassa i limiti dell’ottica securitaria per sfociare
in sottrazione reale di democrazia; la riforma del mercato del lavoro, la
sua precarietà e la necessaria richiesta di un nuovo Welfare.
E proprio da qui vogliamo partire per preparare l’accoglienza ai ministri
del G14 che si riuniranno a Roma il 28 Marzo, mettendoci in relazione e
comunicazione con le mobilitazioni che in quella giornata si svilupperanno
in tutta Europa.
Per questo invitiamo a partecipare tutti/e quelli/e che in questi anni
hanno condiviso, sognato e costruito con noi. Chi ha visto la sollevazione
dell’onda e si è tuffato; chi nei posti di lavoro ha incrociato le braccia
e ha smascherato i trucchi dei padroncini; chi continua non solo a volere
una scuola pubblica ma a volerla differente; chi sui territori si attiva in
prima persona per costruire un’alternativa alla devastazione ambientale;
chi tutti i giorni si riprende un pezzetto dei propri diritti occupando una
casa; chi viaggia migliaia di chilometri, emigrando e lasciando le proprie
radici con una speranza, e si ritrova schiacciato dalla stessa barbarie. Viviamo in tempi in cui è richiesta un’ obbedienza totale ai dettami del
mercato e la responsabilità è richiesta solo per produrre profitto; tempi
in cui la crisi definisce un costante stato di eccezione e giustifica
dispositivi come il Pacchetto Sicurezza che giocano sull’incertezza e sulla
paura del futuro.
Viviamo in tempi in cui il potere propone modelli di inclusione, più che
di esclusione, del dissenso, alla ricerca di una normalizzazione
uguagliatrice e disciplinante, il cui fine ovviamente è il controllo in
cui si richiede di rinunciare, giorno dopo giorno, a porzioni sempre più
consistenti di agibilità politica.
In questi tempi, la scelta di essere indipendenti da questi meccanismi è
la possibilità reale di sottrarsi e rilanciare per essere politicamente
autonomi, vivi ed indipendenti per la cospirazione e la libertà collettiva!

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La questione è come superare, definitivamente, ciò che fino a poco tempo
fa sembrava indiscutibile ed insormontabile: il modello unico del
neoliberismo globale che trova ora, nella crisi finanziaria, la
manifestazione della caduta verticale del sistema finora imposto dalla
governance mondiale!   Ci sembra necessario interrogarci su cosa sono i movimenti sociali e culturali durante una crisi economica e sociale di tale portata e quali sperimentazioni potrebbero essere praticabili.
Secondo noi la questione dell’organizzazione sociale e delle forme del
conflitto va affrontata oggi più che mai in una dimensione
trans-metropolitana attraverso uno scambio di esperienze delle realtà in
movimento che da tempo cercano di innovare le pratiche del conflitto nel
contesto metropolitano ed europeo.
Continuando un percorso che insieme a molti ci ha portato ad attraversare
lo sciopero dei sindacati di base del 17 Ottobre e dopo aver animato quello
del 12 Dicembre, seguiamo a camminare su una strada che ci porta a proporre a tutta la città un festival itinerante, che sia affermazione di
indipendenza e cospirazione:  Indipendence days.
Proveremo a creare spazi liberati dove poter approfondire alcuni temi che
possano essere bussole in questi mesi: i beni comuni non solo come beni
primari ma come diritti collettivi da generalizzare; la svolta
neoautoritaria, che sorpassa i limiti dell’ottica securitaria per sfociare
in sottrazione reale di democrazia; la riforma del mercato del lavoro, la
sua precarietà e la necessaria richiesta di un nuovo Welfare.
E proprio da qui vogliamo partire per preparare l’accoglienza ai ministri
del G14 che si riuniranno a Roma il 28 Marzo, mettendoci in relazione e
comunicazione con le mobilitazioni che in quella giornata si svilupperanno
in tutta Europa.
Per questo invitiamo a partecipare tutti/e quelli/e che in questi anni
hanno condiviso, sognato e costruito con noi. Chi ha visto la sollevazione
dell’onda e si è tuffato; chi nei posti di lavoro ha incrociato le braccia
e ha smascherato i trucchi dei padroncini; chi continua non solo a volere
una scuola pubblica ma a volerla differente; chi sui territori si attiva in
prima persona per costruire un’alternativa alla devastazione ambientale;
chi tutti i giorni si riprende un pezzetto dei propri diritti occupando una
casa; chi viaggia migliaia di chilometri, emigrando e lasciando le proprie
radici con una speranza, e si ritrova schiacciato dalla stessa barbarie. Viviamo in tempi in cui è richiesta un’ obbedienza totale ai dettami del
mercato e la responsabilità è richiesta solo per produrre profitto; tempi
in cui la crisi definisce un costante stato di eccezione e giustifica
dispositivi come il Pacchetto Sicurezza che giocano sull’incertezza e sulla
paura del futuro.
Viviamo in tempi in cui il potere propone modelli di inclusione, più che
di esclusione, del dissenso, alla ricerca di una normalizzazione
uguagliatrice e disciplinante, il cui fine ovviamente è il controllo in
cui si richiede di rinunciare, giorno dopo giorno, a porzioni sempre più
consistenti di agibilità politica.
In questi tempi, la scelta di essere indipendenti da questi meccanismi è
la possibilità reale di sottrarsi e rilanciare per essere politicamente
autonomi, vivi ed indipendenti per la cospirazione e la libertà collettiva!

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