Sotto una pioggia battente migliaia i notav che hanno accompagnato Luca Abbà
sotto quel traliccio dal quale cadde, per colpa della polizia, il 27 febbraio
scorso. Il ritorno di Luca in Clarea dimostra la sua tenacia, di chi da sempre
si oppone allo scempio di una valle, contro le lobby affaristiche del tav.
Una passeggiata pacifica ma determinata per dimostrare che il movimento notav
non si fa intimidire dai tentativi di criminalizzazione della magistratura, per
denunciare la militarizzazione della valle, contro un cantiere che ha devastato
un intero territorio.
Una volta giunti in Clarea, un primo momento fatto di interventi nei quali si
ribadivano l’importanza di continuare ad esserci, un momento per ribadire la
necessità di resistere e continuare a lottare; in un secondo momento i notav si
sono avvicinati alle reti del cantiere per l’ormai consueta battitura per
esprimere il dissenso verso un cantiere installato manu militare, contro la
militarizzazione della valle. Appena il movimento ha iniziato la battitura le
forze dell’ordine, in maniera gratuita, ha scaricato l’idrante addosso alla
gente rimasta ferma continuando, per quanto fosse possibile sotto i forti getti
d’acqua, la battitura alle reti del cantiere. Un’ azione quella delle forze
dell’ordine in linea con la loro vigliaccheria. Senza farsi turbare troppo da
questo gesto, il movimento notav è andato a posare, in prossimità delle zona
delle vasche, un menhir in pietra a perenne memoria di tutti i caduti della
resistenza partigiana nelle vallate alpine piemontesi.
Una giornata che seppur all’insegna del maltempo è stata molto partecipata,
un ritorno al futuro per Luca che in quel luogo a rischiato di non avere più, un
momento di rilancio per il movimento notav che si appresta ad affrontare un
altro inverno di lotta.