Nella notte tra il 17 e il 18 settembre 2013, vicino Atene, un gruppo di neonazisti di Alba Dorata ha ucciso Pavlos Fyssas, altrimenti noto come Killah P, un rapper e militante antagonista. Le modalità della vigliacca aggressione, condotta in 15 – e con i coltelli – contro un uomo solo e disarmato, ci ricordano fin troppo bene il tipico stile ed il “coraggio” dei fascisti in ogni angolo del globo. Alcuni media hanno provato a minimizzare l’accaduto con vergognose bugie, classificandolo come “lite tra tifosi di calcio”, mentre le autorità inquirenti – preoccupate per la tenuta dell’ordine pubblico – sembrano voler perseguire solo colui che, tra gli assassini, ha vibrato materialmente la coltellata che ha fermato il cuore di Pavlos. Per quanto ci riguarda, ci sentiamo di denunciare a voce alta la verità e la responsabilità politica dell’accaduto. Si tratta di un omicidio fascista, che ha colpito un nostro fratello e che colpisce tutti noi due volte: in quanto artisti e in quanto militanti. A chi condivide il nostro messaggio e la nostra lotta, chiediamo di farsene portavoce sui palchi, nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro. Questo messaggio non porta volutamente nessuna firma, in modo che chiunque lo condivide possa farlo suo, leggendolo e condividendolo. Ai nostri quartieri e a chi li ama, chiediamo di stringersi intorno a chi combatte e di intensificare la vigilanza antifascista più rigorosa ed inflessibile. Agli autori di questo gesto infame, e a chi li spalleggia anche all’interno delle istituzioni di ogni Paese, vogliamo infine comunicare che, mentre scriviamo, le canzoni di Pavlos vengono diffuse e tradotte in tutte le lingue, si organizzano concerti, cortei e momenti di lotta condivisi. All’alba del 18 settembre 2013, il microfono di Killah P è stato idealmente raccolto da tutti noi. “E’ morto un partigiano, ne nascono altri cento.”