Roma Tre. Occupata facoltà architettura

Oggi, 9 dicembre 2010, l’Assemblea della Facoltà di Architettura Roma Tre, ex Mattatoio, Testaccio, ha occupato i locali dell’Università, a seguito di un partecipato momento di confronto.

All’ interno delle mobilitazioni degli ultimi mesi contro il ddl Gelmini, gli studenti e le studentesse di Architettura hanno deciso di utilizzare lo strumento dell’ occupazione come atto di forza per lanciare un messaggio chiaro e visibile alla città. La ripresa degli spazi dell’ ateneo significa riconquistare tempi e modalità di gestione del proprio presente e futuro, proponendo tale atto come strumento per portare avanti percorsi di opposizione e proposizione sempre presenti all’ interno della facoltà. La crisi dell’ università si inserisce all’ interno del sistema italiano che oggi dimostra palesemente il suo collasso. In quest’ ottica proponiamo un’ università altra, una rivoluzione di contenuti, modalità e tempestiche. Contro un sistema generalizzato che fa della democrazia la sua bandiera nascondendo dietro a tale sipario pratiche di repressione, controllo, autoritarismo, urliamo il nostro dissenso contro tali pratiche e rilanciamo l’autogestione del sapere e delle nostre vite, un’ università reale incontro di persone, teste e cuori che possano utilizzare le loro pratiche per una condivisione del sapere partecipata.

Contro uno stato che ci reprime, contro l’ università dall’ lato, contro una città militarizzata in tutte le sue accezioni, gli studenti e le studentesse di Architettura portano avanti i loro progetti, ribadendo la formazione di Multiversity come multiversità, e occupano i loro spazi per organizzarsi per la data del 14 Dicembre in cui in piazza scenderanno studenti, precari, lavoratori e migranti che finalmente alzeranno la testa per reclamare i loro diritti. Gli studenti e le studentesse di Architettura parteciperanno alla mobilitazione del 14 su più fronti, sia come cittadini, sia come studenti di Roma Tre teatro di una manovra che determineranno i tempi e i modi del sapere. L’ ateneo di Roma Tre, tramite i progetti Astre e Cestia, porta avanti questo intento. Gli studenti fin da subito non sono stati a guardare e hanno contestato questo tipo di processo di privatizzazione e si opporranno in ogni modo all’ approvazione di tali progetti. All’ interno dello scenario internazionale, che vede gli studenti e i movimenti protagonisti in Grecia e a Londra, anche in tutta Italia i movimenti sociali hanno dimostrato di saper ancora esprimere una conflittualità diffusa. A Roma il 14 dicembre ribadiremo la volontà di pretendere un sapere libero e indipendente dalle logiche di profitto attraverso la partecipazione determinata al corteo che assedierà Monte Citorio con la parola d’ ordine “Que se vayan todos”.

“Crediamo che sia utile provare a dire quello che c’ è da dire su la nostra lotta, la battaglia che portiamo avanti ogni giorno, sull’ università per cui stiamo combattendo.

Che è un inizio.

Che sta arrivando.

Non se ne può parlare come di una cosa conclusa, definitiva, ma piuttosto come di un tentativo, una direzione, un sintomo.

E’ un frammento, è un’ architettura inquieta.

E’ uno schizzo materializzato, un abbozzo di architettura. Molto difficile definirlo con precisione. E’ allusivo come la parola detta: utile se se ne può intuire il significato. Prima dell’ idea è importante la posizione di partenza: l’ atteggiamento.

La lotta che portiamo avanti oggi è un esperimento di atteggiamento,è contro il buon gusto preconcetto; manca dello stile, in quanto lo stile è la sostanza del convenzionale, è rivoluzionario, forte, incisivo, diretto.

Quello che vogliamo costruire, il nostro campo di vita e sperimentazione, la nostra università è un edificio che non si può identificare a prima vista. E’ inelegante. E’ schiettamente anti-dottrinario. E’ un criterio di coerenza. Dimostra la continuità della teoria.

Ignora i confini.

Crea un campo di possibilità e esplorazione con curiosità.

E’ locale, nasce da stimoli locali. E’ scomodo: ha una sua personalità precisa.

A tratti è del tutto sperimentale: strutture e uno sviluppo di controstrutture che produce forma..

Qui oggi non stiamo proponendo nessuna generalizzazione, nessun tipo.

Quello che vogliamo costruire è un esperimento sul tema. Non ci si chiede perchè capitino i temi prima di aver visto che cosa comincia a nascere.

Noi qui oggi siamo un esempio di occupazione di spazio.

Proprio per la natura della forma di lotta non c’ è nessuna pretesa di tendere a qualche forma definitiva , non c’è un modo giusto per arrivarvi

Stiamo attuando un esperimento di annullamento dei limiti. La forma che continua a svolgersi da un tema; è una sequenza. La sequenzialità nasce quando finisce un tema e ne inizia un altro.

Le radici delle nostre pratiche affondano spontaneamente, in autonomia, in uno spirito di comunità, costruendo noi stessi.

L università che vogliamo è un centro di culto e di cultura,di politica e di socialità, di ribellione e rivoluzione, un forte contrappeso alle informazioni specializzate che caratterizzano l’ università che ci hanno propinato.

E’ un nuovo esperimento di servizio, di materiali; la forma strutturale deve essere giusta psicologicamente.

Le irregolarità si moltiplicano e riguadagnano terreno.

Esistono luoghi di consonanza matematica,luoghi in cui le cose diventano decisive; quest’ occupazione è uno di quelli”

Studenti e studentesse di Architettura

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