Lo sciopero precario e il welfare desiderabile

(Ovvero il conflitto sulla condizione precaria come costituente della libertà di scelta)
Condivisione aperitiva delle pratiche e delle traiettorie comuni di co-spirazione

Generazione P
Sabato 16 aprile
ore 18-20:30

Senz’acqua ‘a papera non galleggia
(proverbio napoletano)

La produzione dinamica del conflitto è sempre autonoma e biopolitica. Ma essa è sempre, più o meno consapevolmente, la base della produzione e riproduzione statica e formale del diritto. La dinamica continua della lotta di classe che oggi chiamiamo precarizzatori vs precarizzati è la prosecuzione di quel sotteraneo movimento costituente che determina da sempre la norma costituita. Questa ne rappresenta la sintesi parziale, una fotografia sinottica di un determinato picco di conflitto e accumulazione di forza, rispetto alla quale il conflitto si (ri)presenta continuamente come eccedente.

Ad esempio il welfare state fu prima di tutto, prima della sua stessa auto-definizione, dispositivo di regolazione autoritaria della forma moderna dello Stato e, insieme, archetipo d’una sintesi normativa del ciclo di rivolte, moti insurrezionali e pratiche del comune nell’età dell’industrializzazione. E così poi è stato per la genesi delle forme contemporanee di regolazione del conflitto capitale/lavoro, tutt’intorno ai tentativi di rivoluzione operaia e alla produzione di nuove soggettività, dal new deal rooseveltiano sintesi ultima del sangue sacrificale degli IWW e dal keynesismo europeo sorto accanto alla macina sociale nazifascista fino agli statuti scanditi dai nuovi cicli di lotte nei “Trenta Gloriosi” e alla loro stessa crisi dentro la sottrazione crescente alla disciplina produttiva.

Oggi, nel tempo della crisi della misura del valore, l’idea di un nuovo welfare è in verità forma del desiderio di un’altra società e si presenta come potenza dell’impossibile. Significa, dentro l’esplosione della condizione precaria, volere tutto e darsene la forza. Così presentiamo questo workshop sui nuovi diritti delle precarie e dei precari, sulle proposte e piattaforme politiche di rivendicazione degli Stati Generali della Precarietà, come articolazione d’un discorso sperimentale, provvisorio, a partire dalla discussione sulle pratiche de llo sciopero precario. E cioè a partire dalle forme del conflitto, nella sua più complessa accezione bio-politica, di co-spirazione dei corpi e delle loro differenze, di complicità dei desideri e della loro eccedenza, di costellazione dei punti e delle traiettorie di attacco ai dispositivi del profitto e dunque al potere sulle vite.

E’ solo in questa cospirazione, in questa complicità e nella composizione di questa costellazione che può avere significato materiale quel disegno che abbiamo già chiamato welfare metropolitano e del comune. Non un obiettivo, bensì il terreno fattivo dello sciopero precario.

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